Confessione di un economista sull'orlo di una crisi di nervi

in #ita7 years ago (edited)

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E' vero, sono sempre stato un economista sui generis che ha sempre amato l'Arte e la Letteratura. Ma ormai la mia è una vera e propria fuga da ciò che ho sempre fatto. Non che io sia il primo a tentare la fuga, altri lo hanno fatto prima di me. Penso a Chekov che diceva: "La medicina è la mia moglie legittima, la letteratura la mia amante. Quando mi annoio con una, vado dall'altra". Ma se per Chekov la Medicina è la moglie legittima ormai per me l'Economia è una vecchia meretrice sifilitica da cui tento di scappare per non farmi infettare.

Più le cose nell'economia di un paese vanno male e più dalle televisioni e dai giornali è un debordare di esperti o presunti tali che ci spiegano le cose: in realtà non spiegano quasi mai un bel nulla. Assistiamo solo all'esposizione della loro vanità e della loro vanagloria se non direttamente all'esposizione di forme di pensiero magico
<<Bisogna abbassare le tasse, così le imprese saranno incentivate ad aumentare gli investimenti ed infine ad assumere>> dice il primo a favor di telecamera. <<No, bisogna aumentare gli stipendi così aumenteranno i consumi e le imprese faranno investimenti e assumeranno>> gli ribatte il secondo esponendo la tesi opposta.
Ma quanti sanno che questi due pensieri antitetici e apparentemente corretti entrambi sono in realtà figli di un dilemma - simile a quello che domanda se è nato prima l'uovo o la gallina - che attanaglia la Teoria Economica dalla fine del Settecento?
Si, è proprio così, un vecchio economista francese del Settecento - Jean Baptiste Say - teorizzò l'esistenza di una cosiddetta Legge degli Sbocchi: ogni offerta genera la sua domanda e dunque ogni bene o servizio prodotto troverà qualcuno che se lo compra. Poi centocinquanta anni dopo è arrivato un altro economista Lord John Maynard Keynes che ha impostato la propria dottrina economica sul completo ribaltamento della Legge degli sbocchi: no Signori, non è ogni offerta a creare la propria domanda ma è la domanda a creare la sua offerta. Qualcuno ha avvisato le persone che gli vengono chiesti sacrifici sulla base di questa vecchia disputa che è l'equivalente di quella tra teologi sul sesso degli Angeli o se preferite tra chi crede che sia nato prima l'uovo e poi la gallina e chi crede l'opposto?

Oppure, quanti sanno che a partire dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso le Scienze Economiche hanno subito una enorme rivoluzione metodologica che per me è un regresso che riporta la scienza triste indietro di duemila anni rispetto alle altre scienze? Mi riferisco a quella rivoluzione arrivata dagli USA che ha visto trasformare l'Economia Politica in quella che oggi si chiama Economics. Provo a spiegarmi meglio, tanto non è difficile. Quando l'Economia era Economia Politica il processo di analisi si rifaceva al cosiddetto Metodo Deduttivo di Aristotele, ovvero un metodo che partiva da postulati generali per arrivare a spiegare ai singoli casi specifici tramite una concatenazione logica rigorosa. Superbi interpreti di questo metodo sono stati, tanto per fare qualche nome: Smith, Ricardo, Marx, Schumpeter, Keynes, e scusate se è poco.
Mentre a partire dalla fine degli anni Settanta ha sempre più preso piede un analisi impostata sul Metodo Induttivo e quindi un'analisi che vorrebbe partire dall'analisi dei singoli casi particolari per arrivare alla regola generale. Manco l'Economia fosse la Fisica e non avesse a che fare invece con il sociale e con l'umano con tutte le conseguenze che questo comporta.
E il dramma è che la gente non sa che interi popoli sono mandati alla fame perchè qualcuno utilizza un metodo assolutamente non idoneo per le scienze economiche e che porta a conclusioni totalmente sbagliate. Io non so se esista l'Invidia del pene teorizzata da Freud ma so per certo che esiste l'Invidia dei Fisici da parte degli economisti che vivono con la fisima di essere considerati scienziati come i fisici, i biologi e i chimici anzichè accettare quello che realmente sono o dovrebbero essere: degli Umanisti e dei Filosofi perchè l'Economia non è null'altro che un aspetto dell'agire umano. E da qui ponderosi e inutili studi fatti di aria fritta statistica che portano completamente fuori strada. Fenomeno peraltro ben conosciuto dallo stesso Aristotele che diceva: <<Dal particolare non si dà scienza>>. Peccato che interi popoli sono sottoposti a programmi totalmente sbagliati che peggiorano la loro condizione sulla base di un vero e proprio complesso di inferiorità degli economisti che lavorano, più che per fare del bene ai popoli, per dimostrare che i loro studi sono scienza "dura" come la Fisica.

E che dire ora che sto lavorando sulla Moneta per un progetto di studio sugli effetti della Rivoluzione Blockchain? Ti accorgi che gli economisti, tranne alcune eccezioni, non sanno manco cos'è la Moneta. E sì, se chiedete ad un economista cos'è la moneta vi risponderà che è <<misura di valore, intermediaria degli scambi e riserva di valore>>. Ma questa non è una definizione di moneta, è un'elencazione delle funzioni della moneta. E tra la comprensione dell'essenza di un oggetto e le funzioni per le quali è utilizzato c'è una bella differenza. Se voi chiedete a qualcuno cos'è il legno e questo vi risponde:<<Una finestra, una porta o un armadio>> voi trovereste la definizione soddisfacente? Penso di no, perchè se certamente il legno viene usato anche per fare degli infissi o del mobilio, il legno non è né un infisso né un mobilio. Infatti, se volete avere una definizione seria della moneta dovete rivolgervi a dei filosofi o a dei semiologi.

Insomma, l'Economia è una scienza giovane e piena di contraddizioni. E alle volte per conservare la passione bisogna fuggire verso altro ed osservarla a distanza. Questo è quello che faccio io.