LA BANDA DELLA MAGLIANA E ROMANZO CRIMINALE (Parte terza)

in #ita5 years ago (edited)

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Immagine CC0 Fonte Pixabay


Con la morte di un ingombrante pezzo da novanta quale era Franchino er Criminale, la strada verso il potere della nuova banda romana era adesso tutta in discesa.
Grazie al nuovo sodalizio, i tentacoli del crimine si allargarono a macchia d'olio su tutto il territorio cittadino, stringendosi in particolar modo sullo spaccio di sostanze stupefacenti su larga scala, forti dell'appoggio della criminalità organizzata come fornitore ufficiale, mafia siciliana e camorra napoletana in primis.
L'intera città venne divisa per zone e quartieri, il controllo dei quali venne assegnato ai vari componenti della banda, incaricati di supervisionare lo spaccio operato dai cosiddetti "cavalli" che a loro volta erano addetti al controllo dei pusher subalterni detti "formiche".

Una rete perfetta, organizzata, che già nel 1979 portò la banda ad essere la sola ed unica entità gestrice della droga su Roma, almeno fino al momento in cui un altro clan già presente in città e molto vicino al defunto boss Franchino er Criminale, decise di ribellarsi all'inarrestabile avanzata del nuovo potere "pigliatutto": stiamo parlando del Clan Proietti del quartiere Monteverde, i cui appartenenti erano quasi tutti consanguinei e conosciuti anche come i pesciaroli, per via delle pescherie ambulanti che gestivano su vari mercati rionali.



La rivalsa dei Pesciaroli si consumò il 13 settembre del 1980 di fronte ad un bar di Trastevere, dove qualcuno aveva seguito Franco Giuseppucci che, come abbiamo visto, era uno dei principali fondatori della Banda della Magliana, se non addirittura la mente ideatrice nonché una delle indiscusse colonne portanti. Il Giuseppucci mentre si accingeva a salire alla guida della sua automobile, venne raggiunto da un colpo di pistola sul fianco sinistro. Egli stoicamente riuscì a mantenere un buono stato di lucidità ed a lanciarsi nel viaggio della speranza verso il primo ospedale di zona, dove arrivò vivo ma in condizioni disperate, gravemente compromesso; spirò mentre lo staff medico tentava i primi soccorsi. Il primo fondatore del sodalizio criminale, fu così anche il primo a morire. La banda non venne mai a sapere chi esattamente del Clan Proietti era stato a premere il grilletto, ma poco importava, la morte del "Negro" andava lavata con il sangue di tutti i Pesciaroli, su questo tutti i membri non avevano alcun dubbio. Immagine CC0 Fonte Wikimedia


Romanzo Criminale: Anche nel romanzo di De Cataldo il Libanese è stato il primo componente della banda ad essere ucciso, anche se per motivi e circostanze completamente avulsi dalla fine di Franco Giuseppucci. Curiosa la scelta dell'autore di attribuire al Libanese il cognome Proietti, che in realtà fu invece proprio quello appartenuto ai nemici e sicari del suo alter ego realmente esistito.


La morte del Giuseppucci fu come un fulmine a ciel sereno per la banda, proprio nel momento in cui "gli affari" giravano a meraviglia e tutto sembrava andare per il verso giusto. Il nuovo progetto criminale funzionava come una macchina perfetta e cresceva a dismisura, tanto che da qualche tempo aveva preso corpo l'idea di custodire tutte le armi appartenenti alla banda in un unico deposito, uno scantinato situato nientemeno che nell'edificio occupato dal Ministero della Sanità nel quartiere Eur. Incredibile.
Ciò fu possibile grazie ad un altro membro del sodalizio criminale destinato in qualche modo a fare la storia della banda, un tale che, fra le altre cose, era morbosamente legato a Franco Giuseppucci, per il quale stravedeva considerandolo alla stregua di un fratello e perfino di un dio: costui è Marcello Colafigli detto Marcellone, un tipo irascibile, nervoso e violento per comportamento e reazioni. Come anticipato fu grazie ad una sua conoscenza, un impiegato del ministero, che la banda arrivò ad un accordo con il custode dell'ente statale, convincendolo dietro lauta ricompensa vita natural durante ad occuparsi della gestione del deposito delle armi in assenza dei membri autorizzati della banda, i quali inizialmente erano Maurizio Abbatino e lo stesso Colafigli. Nell'Immagine CC0 a lato, Fonte Wikimedia, Marcello Colafigli detto Marcellone


Romanzo Criminale: anche questa volta Il "Romanzo Criminale" si attiene abbastanza fedelmente ai fatti realmente accaduti, anche per quel che riguarda la figura di Marcellone che ha ispirato il personaggio di Bufalo, un criminale semi-analfabeta dai modi irruenti e con poca istruzione, ma con uno spiccato senso d'appartenenza e lealtà, fedele fino alla fine al da lui stimatissimo Libanese e alla banda nata dalle sue altrettanto stimate idee criminali ma visionarie.


TUTTI I PESCIAROLI DOVRANNO MORIRE

La vendetta della Banda della Magliana fu spietata e non senza conseguenze poco auspicabili. Si protrasse per più di due anni, durante tutta una serie di agguati ai danni dei Proietti legati a doppio filo con il clan malavitoso.
Direttamente per mano della banda ne furono uccisi soltanto due, Maurizio detto il Pescetto il 16 marzo 1981 e suo fratello Fernando detto il Pugile l'anno seguente, il 30 giugno 1982. Un terzo fratello, Mario Proietti detto Palle D'oro, venne ferito ben due volte in altrettanti scontri a fuoco con la banda, la prima il 12 dicembre del 1980 e la seconda tre mesi dopo nel marzo 1981 in zona Monteverde ("quartier generale" dei Pesciaroli), quella in cui invece la banda riuscì ad eliminare Maurizio proprio per mano di Marcello Colafigli, coadiuvato da un altro importante membro, Antonio Mancini detto l'Accattone, oggi celebre collaboratore di giustizia nonché scrittore e voce dei fatti accaduti all'epoca della sua appartenenza al giro criminale romano.

Immagine a lato del paragrafo - CC0 Fonte Wikimedia

Proprio il 16 marzo 1981, a seguito del conflitto a fuoco con i Proietti e con le forze di Polizia intervenute sul luogo, entrambi i criminali della banda della Magliana rimasero feriti. Vani furono i tentativi di fuga e perciò vennero arrestati entrambi.


Romanzo Criminale sostituisce il clan Proietti con una coppia di fratelli, Remo e Maurizio Gemito, due figure poco raccomandabili sprovvisti di quell'acume intellettivo che avrebbe potuto in qualche modo insidiare le brillanti menti criminali del Libanese, del Dandi e del Freddo. Inizialmente scagnozzi del Terribile, dopo l'omicidio del loro capo verranno assoldati a sorpresa dal Libanese come guardie del corpo personali, nonostante la bassissima stima provata dal boss nei confronti dei due fratelli.

Antonio Mancini l'accattone invece, nel romanzo è sostituito dalla figura del "Ricotta", un personaggio che, a detta dello stesso Mancini, non lo rappresenterebbe più di tanto, considerandolo perciò una delle poche cose "mal riuscite" di Romanzo Criminale.


Continua...


FONTI:


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Ho subito recuperato gli altri due post! Wow...quando la realtà sembra superare la finzione!

In effetti sia la realtà che la finzione sono due storie parallele una più incredibile dell'altra. Con la Banda della Magliana l'Italia ha toccato uno dei record criminali più tristi e ASSURDI, non meno della mafia in Sicilia, della Camorra a Napoli e della 'ndrangheta in Calabria. Forse ancora più assurdo, infatti vedremo nelle prossime puntate fino a che livelli inimmaginabili sono riusciti ad arrivare quei piccoli delinquenti venuti dalle borgate più popolari della capitale... Grazie per essere passata e per aver letto anche le puntate precedenti!

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