15 GIORNI - La Corsa (Capitolo Terzo) [ITA/ENG] 15 DAYS - The Race (Chapter Three)

in Olio di Balena5 years ago (edited)

Segue da LA FINE - Capitolo primo e LA VITA - Capitolo secondo

LA CORSA - Capitolo terzo

1. Silenzio

Il silenzio fu la vera scoperta di quei primi giorni. Camminavate senza una vera meta, salvo quella di trovare un'isola non contaminata e la cosa che più era cambiata erano i rumori, il silenzio. Un silenzio nuovo, che non avevate mai sentito prima si era impossessato del mondo che conoscevate. La natura aveva ripreso la sua presenza, gli uccellini, il rumore dei ruscelli, il vento tra gli alberi, i vostri passi. Nonostante l'elmetto collegato direttamente con la tuta, riuscivate a sentire ben distinti tutti i rumori intorno a voi. Fu proprio durante un violento e rumoroso temporale primaverile, con una grandine senza precedenti che avevate deciso di entrare in quella casa abbandonata e che dopo qualche minuto il tetto vi era cascato sulla testa, imprigionando Sara sotto le macerie. Anche in quell'occasione, subito dopo il crollo un silenzio spettrale si era impadronito dei tuoi orecchi. Solo il tuo respiro, i rumori dei tuoi movimenti e i lamenti di Sara erano presenti. Il silenzio divenne estremo, assoluto e infinito quando Sara esalò il suo ultimo respiro. Il tempo che trascorse divenne infinito, senza senso. Rivedesti tutti i momenti passati con lei, quelli belli, quelli brutti. E anche quelli brutti divennero belli, ancora più belli di quelli belli.
Quel tempo iniziò ad apparirti come la fine, i tuoi pensieri si azzerarono e non ti accorgesti di quello che succedeva all'interno di Sara. La tuta di Sara senza rendertene conto aveva eseguito una diagnosi vitale e costatando l'arresto cardiaco aveva iniziato la procedura di salvataggio. La tuta "ultima speranza" era dotata anche di un defibrillatore integrato e di un respiratore forzato. Inoltre durante quell'interminabile lasso di tempo la tuta aveva somministrato alcuni medicinali per la sua sopravvivenza. Percepisti ll primo respiro di Sara come un jet di un aereo. Sara era viva. Forse eravate entrambi morti. Ma no no, Sara era viva, respirava e muoveva lentamente le sue dita.
Appena i neuroni ricominciarono a collegarsi nella tua testa, decidesti di uscire al più presto da quella casa. La notte passò senza troppe complicazioni, salvo qualche lamento di Sara. La tuta aveva creato una specie di tutore alla gamba e al braccio di Sara che molto probabilmente erano rotti.
In quella attesa oltre a starle vicino avevi deciso di leggere ancora meglio il libretto di istruzioni

2. Libretto d'istruzioni

"L'utilizzatore della tuta è colui che crea il libretto di istruzioni. La sua azione e i problemi che incontrerà creeranno il libretto d'istruzioni." Leggendo quelle prime linee capisti molte cose. Quello che leggevi era completamente diverso da quello che avevate letto prima di entrare nella tuta. Le informazioni che avevate raccolto prima erano soltanto una introduzione, ma il programma lo avrebbero deciso colore che avrebbero indossato la tuta. E perché non forniva la la posizione GPS degli altri sopravvissuti? Forse perché non era necessario. Sapevi che i dati venivano trasmessi P2P tra tuta e tuta, attraverso le onde lunghe, permettendo di collegare e scambiare in tempo reale i movimenti e i tutti i dati degli altri milioni di "indossatori" cosi venivano chiamati coloro che avevano deciso di entrare nella tuta. I dati erano però crittografati, soltanto il programma interno alla tuta poteva leggerli e c'era soltanto un modo per decriptare quei dati, raggiungere l'obiettivo. Una volta raggiunto l'obiettivo, automaticamente la tuta avrebbe fornito un esatto posizionamento degli altri indossatori della tuta con tutti i relativi dati riguardanti il tasso di contaminazione nel quale si trovavano. L'obiettivo era trovare un luogo sicuro, nel quale ripopolare il genere umano. Per questo motivo i dati rimanevano crittografati, al fine di impedire che i vari indossatori non si ritrovassero vicini riducendo di conseguenza le probabilità di trovare un posto non contaminato.
Sara fece un sobbalzo improvviso e cominciò a parlare mentre dormiva. "Aiuto, aiuto, il tetto, il tetto". Istintivamente le tue mani corsero a carezzarle il viso e la testa. Il materiale della tuta permetteva un contatto quasi esatto della realtà tattile. E proprio quei contatti fecero risvegliare Sara dal profondo sonno nel quale era immersa. Piano piano aprì gli occhi, ti guardò, passarono diversi minuti nei quali i vostri sguardi comunicarono un senso di appartenenza, un senso di fiducia e di amore. Dopo di che ti chiese : "Dove siamo? Cosa ci faccio qui?" Un attimo di pausa e infine : "Chi sei?", che ti lasciò di ghiaccio. Non avesti però il tempo di capire cosa stava effettivamente succedendo che già eravate in cammino, l'abbaiare di un branco di cani randagi affamati aveva interrotto il silenzio nella notte. In pochi istanti vi eravate ritrovati a correre nella notte, con Sara claudicante appoggiata alle tue spalle. Correste per ore, con il dolore ad ogni passo, correste, correste fino a ritrovarvi alle prime luci dell'alba in una fattoria abbandonata. Si vedeva che era stata abitata da poco tempo prima. Gli abitanti erano probabilmente dovuti essere ricoverati in uno dei migliaia centri di rianimazione spuntati un po' da per tutto nella pianure padana, rinominati poi campi di concentramento. La vostra corsa avrebbe comunque avuto fine, almeno per un po'. Vi lasciaste sprofondare in uno dei letti ancore disfatti e vi addormentaste ognuno in una stanza diversa.

Follow from THE END - Chapter One e LIFE - Chapter Two

THE RACE - Third chapter

1. Silence

Silence was the real discovery of those early days. You walked without a real goal, except to find an uncontaminated island and the thing that had changed most was the noises, the silence. A new silence, which you had never heard before, had taken over the world you knew. Nature had regained its presence, the birds, the sound of streams, the wind in the trees, your steps. Despite the helmet connected directly to the suit, you could hear all the noises around you distinctly. It was during a violent and noisy spring storm, with an unprecedented hail that you had decided to enter that abandoned house and that after a few minutes the roof had fallen on your head, imprisoning Sara under the rubble. Even on that occasion, immediately after the collapse a ghostly silence had taken hold of your ears. Only your breathing, the sounds of your movements and Sara's moans were present. The silence became extreme, absolute and infinite when Sara took her last breath. The time that passed became infinite, meaningless. You reviewed all the moments spent with her, the beautiful ones, the bad ones. And even the ugly ones became beautiful, even more beautiful than the beautiful ones.
That time began to appear to you as the end, your thoughts waned and you didn't notice what was going on inside Sara. Sara's overalls, without realizing it, had made a vital diagnosis and, having ascertained cardiac arrest, had started the rescue procedure. The "last hope" suit was also equipped with an integrated defibrillator and a forced respirator. Furthermore, during that endless period of time the suit had administered some medicines for its survival. Perceived Sara's first breath like an airplane jet. Sara was alive. Maybe you were both dead. But no no, Sara was alive, breathing and slowly moving her fingers.
As soon as the neurons started to connect in your head again, you decided to get out of that house as soon as possible. The night passed without too many complications, except for some lament from Sara. The suit had created a kind of leg brace and Sara's arm that most likely were broken.
In that wait, besides staying close to her, you had decided to read the instruction book even better

2. Instruction booklet

"The user of the suit is the one who creates the instruction booklet. His action and the problems he will encounter will create the instruction booklet." Reading those first lines you understood many things. What you read was completely different from what you had read before entering the suit. The information you had collected earlier was only an introduction, but the program would have decided it the color that the suit would wear. And why didn't it provide the GPS position of the other survivors? Maybe because it wasn't necessary. Did you know that the data was transmitted P2P between suit and suit, through long waves, allowing to connect and exchange in real time the movements and all the data of the other millions of "wearers" so those who had decided to enter the suit were called. The data, however, was encrypted, only the program inside the suit could read them and there was only one way to decrypt that data, to achieve the goal. Once the objective was achieved, the suit would automatically provide an exact positioning of the other wearers of the suit with all the related data regarding the contamination rate in which they were. The goal was to find a safe place to repopulate humankind. For this reason the data remained encrypted, in order to prevent the various wearers from finding themselves close together, consequently reducing the chances of finding an uncontaminated place.
Sara jerked suddenly and started talking while she slept. "Help, help, the roof, the roof". Instinctively your hands ran to caress her face and head. The material of the suit allowed an almost exact contact of the tactile reality. And those very contacts made Sara awaken from the deep sleep in which she was immersed. Slowly he opened his eyes, looked at you, several minutes passed in which your eyes communicated a sense of belonging, a sense of trust and love. After which he asked you: "Where are we, what am I doing here" A moment's pause and finally: "Who are you?", Which left you with ice. But you didn't have time to understand what was actually going on that you were already on the way, the barking of a pack of hungry stray dogs had interrupted the silence in the night. In a few moments you had found yourself running in the night, with Sara leaning against your shoulders. You ran for hours, with pain at every step, you ran, you ran until you found yourself at dawn at an abandoned farm. It was evident that it had been inhabited only recently. The inhabitants probably had to be hospitalized in one of the thousands of resuscitation centers that had sprung up all over the Po Valley, then renamed concentration camps. Your ride would have ended, however, at least for a while. You let yourself sink into one of the unmade beds and each fell asleep in a different room.

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