Il mondo ha preso una strada diversa da qualche anno, diventando più equo e giusto. O almeno questo credeva Elena Fairchild, specialmente agli albori di una nuova avventura. Dopo alcuni anni, messa di fronte alle conseguenze di quel progetto ormai attuato, mille dubbi la attanagliano. E ben presto divengono molto più di incertezze, assumendo le sembianze di una realtà cruda che rammenta ciò che i libri di scuola le avevano rappresentato come il male incarnato.

Il libro inizia con una contestualizzazione portata avanti nei primi capitoli, per poi entrare nel vivo e condurre in una spirale claustrofobica fatta di scene da thriller. Non è mai troppo crudo in termini di violenza fisica, ma lo è decisamente sotto il profilo di quella psicologica. La protagonista affronta un percorso che la porta a svelare una realtà che già aveva di fronte agli occhi. Eppure non l'aveva mai considerata oscena tanto quanto farà una volta resasi conto del drammatico destino che anche lei ha contribuito a costruire.

La scrittura di Christina Dalcher è abbastanza semplice, lo stile non delude. Il ritmo non è così veloce come i romanzi d'azione o i thriller all'americana, ma è comunque più alto di una classico libro di narrativa generale. In certi frangenti è forse un po' troppo "spalmato", ma non è un libro che mi è dispiaciuto. Lo consiglio a chi vuole un libro dove la narrazione incontri un mondo alternativo immaginario affrontando dilemmi etici e morali del passato che continuano a rimanere attuali nonostante a causa dell'ingenua cecità che accomuna gli esseri umani.