Tra Leva e Panico: cos’è successo al mercato Crypto. / Leverage and Panic: what happened in the Crypto market [MULTILANGUAGE]


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Ciao a tutti amici e amiche di Italy e di Steemit.
Ripensando al crash del mercato crypto di venerdì scorso, 10 ottobre, mi è venuto in mente come di tanto in tanto la storia si ripeta e come non si impara mai dagli errori.
È bastato solo un messaggio di Trump per far saltare tutto.
Un tweet, due parole fuori posto… e boom, Bitcoin giù, Ethereum dietro a ruota e panico ovunque.
È anche uscito fuori che qualcuno sapeva già tutto: infatti poco prima dell'annuncio di Trump dei dazi al 100% alla Cina, una balena aveva piazzato enormi posizioni short su BTC e ETH.
Coincidenza? Mah. Diciamo che la tempistica è stata da manuale di manipolazione.
Il meccanismo si era attivato ormai, e nel giro di 48 ore è successo il finimondo: $19,16 miliardi di liquidazioni, 1,5 milioni di trader spazzati via e Bitcoin da $121k è sceso a $105k ( un bel -15%), peggiori ETH -16%, Solana
-30%, altcoin -40/50
Stiamo ancora raccogliendo i cocci, che scherzetto proprio ad ottobre quando c'è euforia ed entusiasmo per il mese migliore per il mondo crypto.
Ma lo sappiamo benissimo che questo mercato ha delle fragilità, non solo la balena da manuale di insider trading che in un mercato tradizionale sarebbe già sotto inchiesta, ma anche il fatto che il mercato crypto è strapieno di trader a leva..
E la “leva”, è una bomba a orologeria: bastano pochi punti di discesa e arrivano liquidazioni a catena, posizioni bruciate e prezzo che crolla in pochi minuti.
E il bello è che più la gente gioca con leve da 50x o 100x, più il mercato diventa fragile.
E poi basta un tweet, un bot, un movimento di balena… a quel punto, anche chi non era a leva finisce travolto dal panico.
Ma vogliamo dire due paroline anche sugli exchange?
In teoria dovrebbero “mantenere l’ordine” poi in queste situazioni rimangono semplici spettatori o si accorgono tardi di cosa sta accadendo al mercato.
Troppo facile dire che non se ne sono accorti. Poi fai uno più uno e capisci che ogni liquidazione genera commissioni, e più volatilità significa più volume e quindi più guadagni per loro, visto che incamerano il margine residuo delle posizioni bruciate e guadagnando sulle commissioni.
Avrebbero potuto rallentare, sospendere i futures, alzare i margini?
Sì, potevano teoricamente rallentare il trading, mettere “circuit breaker” le interruzioni temporanee come avvengono nelle borse tradizionali. (Rif.)
Ma non essendo previsto nei protocolli degli exchange crypto sapete già come è andata a finire.
Qualche exchange ha spiegato di avere avuto “problemi tecnici” proprio mentre tutto crollava.
Che sfortuna, eh?
Ma insomma di cosa stiamo parlando? Di fragilità del mercato o di convenienza?
Ogni volta che il mercato si schianta, ci ripetiamo che il sistema è “fragile”.
Ma forse non è solo fragilità… forse è anche convenienza per qualche player.
Un mercato che reagisce così violentemente a un singolo tweet, è un mercato costruito per generare volatilità e profitti per chi sta nel posto giusto al momento giusto.
Ecco perché, dopo ogni crash crypto come quello di questi giorni, si torna a parlare di un mercato ancora troppo immaturo.
Mi chiedo però quando (e se) questo mercato diventerà davvero maturo.
Penso che finché non capiremo come funziona davvero il gioco nel mare delle crypto, o impariamo a nuotare… o ci mangiano le balene.
Grazie per aver letto il mio post.
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Ciao Miky. Un post lucido e critico, che mette in evidenza le debolezze sistemiche del mondo crypto senza cedere al sensazionalismo.La riflessione finale è amara ma realistica, la libertà del mercato crypto ha un prezzo, peró lo paghiamo tutti indistintamente.