Sostituzione fallita

in Italylast month

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Gabriele Gravina, Quirinale.it, Attribution, via Wikimedia Commons

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Se fino a qualche anno fa avessimo domandato ad un qualsiasi appassionato di pallone qual è stato il punto più basso della storia della nazionale italiana, probabilmente quest'ultimo ci avrebbe risposto citando l'eliminazione patita per mano della Corea del Nord ai mondiali del 1966.

Tuttavia, da una decina d'anni a questa parte, quel limite è stato ampiamente scavalcato, più e più volte. Le sconfitte patite ai playoff prima con Svezia nel 2018 e poi con Macedonia del Nord nel 2022 hanno fissato l'asticella sempre più in basso.

E a conferma che al peggio non c'è mai fine, da ieri sera, con l'umiliante 1-4 subito in casa per mano della Norvegia, non solo si è ritoccato ancora una volta il fondo, ma si è anche iniziato a scavare a due mani.

L'Italia, una delle nazionali più gloriose, capace di laurearsi quattro volte Campione del Mondo e due d'Europa, è riuscita a subire sette goal, tra andata e ritorno, da una squadra come la Norvegia, sicuramente in ascesa e dotata di talenti che ad oggi ci sogniamo, ma dal blasone calcistico nemmeno comparabile con quello azzurro.

La vera domanda è: come abbiamo potuto ridurci così? Come si è passati dal battagliare ad ogni avvenimento calcistico internazionale con le rivali più quotate, come Brasile, Francia e Germania, all'aver bisogno di 88 minuti per segnare un goal persino alla Moldova?

Com'è successo che siamo partiti dallo sfornare i più forti giocatori del Mondo, quali Roberto Baggio, Maldini, Baresi, Totti, Vialli e Del Piero, e oggi consideriamo "fenomeni" catorci dai piedi quadrati come Pio Esposito, Bastoni e Barella?

Com'è potuto succedere che un tempo la panchina della nazionale accoglieva tecnici formati a Coverciano o grandi allenatori, come Sacchi, Trapattoni e Lippi e adesso a guidare gli azzurri troviamo uno scarto come Gattuso?

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Marcello Lippi, immagine di pubblico dominio

Nulla di personale contro Ringhio, la cui carriera da calciatore parla da sola, ma uno che nel palmares da allenatore può vantare al massimo una Coppa Italia vinta da subentrato, e che prima della nazionale era finito sulla panchina dell'Hajduk Spalato, come può essere diventato il Commissario Tecnico della Nazionale?

Tutte queste considerazioni ed interrogativi hanno un unico denominatore comune, il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, probabilmente la più grande sciagura che il calcio italiano potesse pensare di subire.

Un fantoccio messo in quella posizione ed impossibilitato a lasciare per un unico motivo: continuare a garantire la sopravvivenza dell'Inter, proteggerla dai guai finanziari, sportivi, sociali che senza lo scudo avrebbero ridotto il club a livello dilettantistico, o fatto sparire per sempre.

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L'ex presidente della FIGC, Carlo Tavecchio. Emanuele.corr, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Qualsiasi presidente, dopo due mondiali saltati e un europeo umiliante si sarebbe dimesso con la coda tra le gambe, quanto meno per preservare la sua dignità. Ma Gravina è lì per fare in modo che il sistema si preservi all'infinito, forse anche perché ricattato dalla malavita che fa affari con l'Inter, e quel passo non potrà mai farlo.

Certo l'Italia ha ancora la possibilità di guadagnarsi uno slot per i prossimi mondiali, ma ad oggi qualsivoglia avversario uscirà dall'urna il prossimo giovedì, contro questo gruppo scarso tecnicamente, depresso da anni di insuccessi e con le gambe tremanti, deve essere considerato favorito.

Le grandi vittorie dell'Italia sono storicamente basate sui grandi gruppi della Juventus, ma da ormai un ventennio, dalla farsa di calciopoli in poi, l'obiettivo della Federazione è stato quello di abbattere il club sabaudo, per sostituirlo con l'Inter. Risultato? L'Italia del calcio è sparita, a livello di club e di nazionale.

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Ciao @frafiomatale!

Che dire, un'analisi lucida e senza peli sulla lingua della situazione in cui versa il calcio italiano. Hai toccato nervi scoperti con nomi e cognomi, e la tua passione (e frustrazione!) traspare in ogni riga. Concordo pienamente sulla necessità di un cambiamento radicale, partendo dalla FIGC. La tua "fanta-cast" di Gravina come "sciagura" è un'immagine forte, ma purtroppo veritiera.

Mi ha colpito il tuo parallelismo tra i campioni del passato e i giocatori attuali, un confronto impietoso ma necessario per capire la profondità della crisi. E il riferimento alla Juventus e alla sua "distruzione" è un punto di vista che farà sicuramente discutere.

Grazie per aver condiviso questa riflessione appassionata. Spero che il tuo post possa generare un dibattito costruttivo e spingere verso un futuro migliore per il nostro calcio. Forza azzurri (forse)!