Sale da gioco prima...Gaming house dopo
Buongiorno popolo di Steemit!
Oggi, dopo mesi dall'ultima pubblicazione, voglio parlarvi di qualcosa che unisce passato e presente (e credo proprio anche il futuro) nell'ambito del mondo videoludico.
Al giorno d'oggi il magico potere di internet permette alla stra grande maggioranza dei videogiocatori di poter passare le ore di svago "insieme", giocando la stessa avventura allo stesso momento interagendo l'uno con l'altro.
Quello che oggi per noi è una cosa ovvia, qualche anno fa, non lo era affato e quindi, come facevano i giovani ,e i meno giovani, a intrattenersi e allo stesso tempo a non abbandonare completamente la propria vita sociale?
Per la goia di tutti arrivarono i cabinati, che col passare del tempo e del successo presero talmente piede da arrivare ad ottenere intere sale nei bar o addirittura in alcune città dei locali appositi in cui i ragazzi potevano ritrovarsi e sfidare gli altri a superare il proprio punteggio record.
(http://www.eravintage.it/news/videogiochi-arcade-cabinati-anni-90-quanto-valgono/)
Considerando che il prezzo di una partita si aggirava intorno alle 100 lire, che sono circa 5 centesimi di oggi, direi che non c'è paragone tra le spese che l'industria videoludica ci impone attualmente rispetto a quelle dei tempi andati.
Ma più che l'aspetto economico quello che c'era di bello era che per i più appassionati dell'epoca questi locali divennero un luogo di incontro abituale: il ragazzo di turno quando aveva del tempo libero a disposizione, prendeva le monetine che riusciva a raccimolare, e subito al bar dove magari tra una partita e l'altra potevano nascere anche delle belle amicizie.
Furono gli anni delle battaglie a suon di record e punteggi da primati con i primi Mortal Kombat, Street Fighter, Metal Slug, Pacman, Tetris, Mario Bros e tanti altri che rimarranno come miti nel cuore di tanti.
Facendo un salto temportale di 20-30 anni, come cambia la situazione?
Oggi è molto più facile reperire una console con il parco titoli che mette a disposizione, quindi anche se uno non volesse giocare in compagnia, lo può benissimo fare dal proprio divano o scrivania, chiudere la porta di casa e con essa lasciare tutto il mondo all'esterno.
Mentre se uno volesse passare del tempo videogiocando e allo stesso tempo condividere la situazione con degli amici, la propria stanza o il proprio salotto rimangono comunque la scelta più comune avendo a disposizione delle connessioni internet con una velocità (e su questo dettaglio stendiamo un velo di pietoso silenzio per la situazione italiana) che permette senza problemi di accedere a server in cui ci si può ritrovare con il proprio gruppo di utenti.
L'unica cosa che probabilmente non è cambiata, e difficilmente mai cambierà, è la voglia di vedere scritto il proprio nome nelle classifiche di gioco un gradino più in alto rispetto a quelli della propria cerchia di conoscenti (permettendo così i vari sbeffeggiamenti tra tutti quanti).
Ma quindi giocare fisicamente in compagnia è un concetto che si sta perdendo?
Si e no: dall'arrivo delle console in quasi tutte le case, la gente ha indubbiamente iniziato ad essere più indipendente e solitaria ludicamente parlando.
Fortunatamente però negli ultimi anni in Italia (all'estero in paesi come Korea, Giappone, Stati Uniti, ecc. già da più anni) stanno nascendo delle sale da gioco moderne, principalmente di 2 tipi.
Il primo tipo è quella che viene chiamata Gaming House.
Consiste in un ufficio dove dei ragazzi professionisti (anche se in Italia non sono ancora riconosciuti come tali) in videogiochi possono allenarsi insieme, essendo nella maggior parte dei casi parte di squadre competitive. Queste case da gioco sono nate grazie alla diffusione che stanno avendo gli E-Sports (sport elettronici) negli ultimi tempi che ha portato ad avere un riscontro economico alle persone che finanziano questi tipi di progetti.
In questo caso più che ragazzi che si incontrano per giocare insieme, si dovrebbe parlare di professionisti che lavorano insieme, ma in Italia forse è ancora presto per far passare un concetto del genere.
In ogni caso a livello di sinergia e comunicazione tra i componenti della squadra, essere fisicamente insieme durante le partite, invece che sentirsi solo tramite delle cuffie e un microfono vi assicuro che cambia completamente, migliorando indubbiamente la qualità della cooperazione.
(foto presa dal sito http://www.gamesoul.it/2016/03/01/moba-intervista-gaming-bar-italia/)
Il secondo tipo, che trovo essere molto più interessante, non ha un nome inglese super figo da poter usare come classificazione: prendete quello che era un bar con dei cabinati 30 anni fa e evolvetelo ai giorni nostri.
Quelle che ne verrà fuori sarà un locale che mette a disposizione computer di ultima generazione, le varie console Sony, Microsoft, Nintendo.
La formula solitamente prevede una sorta di noleggio (più la tessera annuale da socio del circolo), ad esempio pagando 5 euro si può giocare un ora con una delle varie postazioni presenti ed avere allo stesso tempo accesso a un numero di giochi molto piu grande rispetto a quello che può possedere un videogiocatore medio.
Molto interessante quindi poter testare un determinato titolo, una determinata console o periferica prima di decidere di acquistarla; invece di leggere le classiche recensioni su internet date dai test di altre persone, può essere direttamente l'interessato a eseguire la prova.
Molto spesso infatti questi locali hanno al loro interno anche una parte di vendita al pubblico dove si possono comprare gadget informatici e inerenti al mondo gaming.
Una serie di locali in particolare, i MOBA Esport Bar, presenti uno a Torino e uno a Milano, oltre alle due sezioni sopra citate, offrono un terzo servizio che è appunto una sala bar dove i ragazzi che entrano per usufruire del negozio o della sala giochi possono anche avere un rinfresco, un cocktail, aperitivi e altro.
Un tipo di locale del genere, con queste 3 aree, a mio avviso è qualcosa che in Italia potrebbe diventare davvero un ritrovo per i ragazzi in qualsiasi città, dalla metrolpoli alla classica cittadina.
E non dico che sia obbligatorio andare, chiudersi 2 ore davanti ad uno schermo e andarsene, tutt'altro: molti ragazzi che magari avendo difficoltà a relazionarsi, possono trovare in un locale del genere un punto di incontro tra la propria passione e la possibilità di fare nuove conoscenze aprendosi con persone di cui sanno con certezza di avere almeno un interesse in comune.
Molto spesso infatti so di giovani che entrano nella sala e nemmeno giocano: semplicemente passano il tempo chiaccherando con quelli che lavorano li o con qualcuno che sta giocando.
Probabilmente da come ne parlo si noterà la mia passione per questa cosa: sarebbe un sogno aprire un giorno un locale del genere o anche solo lavorarci.
Io credo che ci sia un futuro per questa cosa anche in Italia o almeno lo spero: quella chiusura mentale che si aveva verso i videogame fino a qualche anno fa sta cambiando, ci si sta aprendo e di conseguenza tante attività, tante idee che prima erano impensabili ora sono concrete e possono diventare opportunità per qualcuno che saprà coglierle e valorizzarle.
Grazie della lettura.
Alla prossima!
E la storia continua. Ti seguo.