Dai campi di calcio la conferma di un'umanità in regressione? - From football pitches the proof of a regressing humanity? [Multilanguage]

Mentre vi scrivo, oltre a piovere in maniera tempestosa da circa una settimana (cosa che, è giusto notare, potrebbe aver favorito il tono cupo di questo post), mancano ancora all'appello alcuni match fortemente a rischio polemica della ventisettesima giornata di Serie A, quali lo spareggio per il quarto posto, Atalanta-Bologna, il match della vita per gli appassionati sotto il Vesuvio, Napoli-Juventus, e il posticipo casalingo della capolista Inter contro il Genoa.

Eppure, già con il materiale a nostra disposizione, quella che stiamo vivendo rischia di passare alla storia come una delle giornate più piccanti da un punto di vista arbitrale. Anzi, a dirla tutta, l'intera stagione 2023/24 si sta rivelando come la peggiore di sempre, quella più martoriata da errori, scelte incomprensibili e polemiche roventi.

Pensare che tutto ciò sia riconducibile alla malafede di chi dirige le partite del nostro sport preferito rimane, secondo il mio punto di vista e fino a prova contraria, un nonsenso a cui evitare di rivolgersi. Molto più probabilmente, l'attuale classe di "giacchette nere", in Italia come in buona parte del resto del Mondo, è semplicemente la più mediocre di sempre.

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Da un certo punto di vista, scoprire che in quanto sostenuto nell'inchiesta (?) portata avanti dal programma TV "Le Iene", possa nascondersi una buona parte di risposte, farebbe paradossalmente tirare un sospiro di sollievo. Se davvero il nostro campionato stesse vivendo la lotta tra fazioni arbitrali diverse, al fine di garantire punteggi migliori da parte degli osservatori ai "compagni" e danneggiare "i rivali" (da qui le strane chiamate o non chiamate VAR), il problema sarebbe risolvibile con un bell'azzeramento generale.

Di contro, se la questione fosse osservabile unicamente da un punto di vista di ridotte capacità degli arbitri, la cosa si presenterebbe sotto un profilo molto più preoccupante. Da quando è stato introdotto il VAR, la qualità media degli arbitraggi è drasticamente scesa, fino a toccare le punte imbarazzanti viste in questo campionato.

E' come se l'uomo arbitro, consciamente o inconsciamente, avesse derogato buona parte del proprio potere decisionale allo strumento elettronico, adagiandosi sempre di più nella consapevolezza di questo paracadute virtuale. L'arbitro moderno, così come il guardalinee, il più delle volte non decide, ma attende istruzioni via auricolare.

Così facendo tuttavia, i direttori di gara hanno smesso di allenare il proprio senso critico, ritenendolo forse molto meno importante di una volta. A che serve saper valutare un contatto, accorgersi di un fallo di mano, di una condotta violenta o di un fuorigioco, se tanto poi esiste un collega molto meglio posizionato e con alcune decine di telecamere a disposizione che farà il lavoro meglio di te?

Il VAR tuttavia non controlla ancora (anche se, ne sono sicuro che prima o poi arriveremo ad arbitraggi totalmente gestiti da IA) il 100% di quanto accade all'interno di un match e alcune valutazioni spettano esclusivamente al sentimento del campo. Portato però avanti proprio da questi arbitri, che essendo nel frattempo peggiorati in maniera evidente, spesso combinano disastri.

Di prove ne esisterebbero decine solo in questa stagione, con ultime le assurde gestioni dei cartellini Di Bello in Lazio-Milan, o di Marchetti in Torino-Fiorentina. Entrambi verranno sospesi per diverse giornate, ma i sostituti davvero potranno fare molto meglio?

In Spagna, nella partita tra Valencia e Real Madrid giocata ieri, l'arbitro ha inspiegabilmente fischiato la fine su un cross della squadra della capitale, un attimo prima che il colpo di testa di Bellingham facesse entrare il pallone in porta. Ancelotti e i suoi avrebbero vinto la partita per 3-2, che invece passerà agli annali come un pareggio.

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Sui campi di calcio si sta anticipando quello che accadrà a tutti noi, quando l'uso delle IA diventerà pane quotidiano in ogni settore? Smetteremo di chiederci come fare le cose demandando tutto ad un'intelligenza che promette di pensarci al posto nostro?

Del resto, stando ad un importante studio norvegese portato avanti dal Ragnar Frisch Centre for Economic Research alcuni anni fa, a differenza di quanto accaduto nel dopoguerra, quando si è potuto registrare una crescita costante, il quoziente intellettivo delle generazioni nate dopo il 1975 sarebbe in costante diminuzione.

Meno letture in favore delle nuove tecnologie, un peggioramento del sistema scolastico, scarsa importanza assegnata all'alimentazione e alla qualità del sonno sarebbero tra le responsabili di questa preoccupante inversione di tendenza.

Infine, da amante della fantascienza, permettetemi un'ultima provocatoria domanda: quanto siamo distanti dal futuro distopico profetizzato da Asimov, nel quale le IA si rendono conto dell'incapacità degli uomini di provvedere a sé stessi, ritenendo così necessario doverli sottomettere, in nome della preservazione della specie?

Statemi bene, alla prossima!