Finalmente lo abbiamo capito - We finally realised it [Multilanguage]

In Champions League si gioca "un altro sport". Questa frase l'abbiamo sentita ripetere da numerosi opinionisti e uomini di calcio in TV negli scorsi giorni, così come abbiamo potuto abbondantemente leggerla sulle colonne dei giornali sportivi o sui siti web a tema calcistico. Del resto, dopo aver guardato lo spettacolo e la qualità del gioco proposta nei quattro quarti di finale, andati in scena tra martedì e mercoledì, sembra difficile poter asserire il contrario.

Qualcuno sostiene che le difese italiane si sarebbero comportare meglio, che ad esempio con una squadra della Serie A, al posto del Paris Saint Germain, il Barcellona non avrebbe mai segnato tre goal e altre fanta-teorie simili dal sapore vagamente consolatorio, ma se a giocare per il traguardo più prestigioso ci sono gli altri e non le nostre, forse qualcosa vorrà pur dire.

La scorsa stagione ha probabilmente rappresentato un unicum non ripetibile a breve. E' bene prendere atto che se la migliore del nostro campionato fatica contro la quarta/quinta forza del torneo spagnolo, non è perché in patria viene aiutata e all'estero no, come ci hanno voluto far credere per circa un decennio in riferimento ad altre realtà, ma semplicemente perché il nostro rappresenta oggi, a livello europeo, un torneo di "Serie B."

_{Liondartois, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons}

E la Serie B, in Europa, si chiama Europa League, che per fortuna nostra e di molti altri campionati in cui non girano i miliardi visti altrove, assegna alle federazioni nazionali, grazie a criteri alquanto discutibili, gli stessi punti (o quasi) nel ranking stagionale rispetto alla Champions League.

In Spagna hanno provato a sollevare la polemica, facendo notare il controsenso relativo alla Federazione italiana, che ormai in maniera pressoché certa iscriverà cinque squadre alla prossima Champions League pur non avendone qualificata alcuna ai quarti di finale. Difficile dar loro torto, ma queste sono le regole UEFA, chiare fino da inizio stagione, e chiunque ha potuto visionarle ed accettarle, prima di iscrivere le proprie squadre alle varie competizioni.

Il nostro calcio in realtà ha snobbato la seconda competizione europea per importanza per almeno vent'anni, da quando cioè la stessa cambio il proprio nome da Coppa UEFA in Europa League e alla Champions League cominciarono ad essere iscritte regolarmente le prime tre o quattro del campionato.

_{Il Parma, vincitore della Coppa UEFA 1999, ultimo successo italiano nella competizione. Immagine di pubblico dominio}

La competizione veniva vista sovente da chi vi partecipava più come un fastidio che come un'importante vetrina internazionale e gli allenatori andavano a giocarla schierando formazioni imbottite di riserve, se non addirittura con giocatori provenienti dalle under 19. Il pensiero comune, incapace di adeguarsi alla realtà che mutava inesorabilmente, assomigliava più o meno a questo: "Siamo l'Italia, abbiamo dominato in Europa per venti anni, di conseguenza di un trofeo di riserva non sappiamo che farcene".

E così nel nuovo millennio l'Europa League è stata vinta non solo da inglesi, tedeschi e spagnoli, ma anche da federazioni che nel ranking seguono l'Italia da sempre, come Portogallo e Olanda, e persino da Ucraina, Russia e Turchia, che evidentemente ne avevano compreso meglio di noi l'importanza.

Da qualche stagione il vento è un po' cambiato e, forse anche consapevoli della difficoltà di ottenere un risultato di prestigio nel trofeo principale, le nostre formazioni hanno iniziato a considerare seriamente l'Europa League (e la neonata Conference League), raggiungendo sempre più spesso le fasi decisive del torneo. Nel 2020 l'Inter è arrivata a giocarsi la finale con il Siviglia, così come capitato alla Roma nella passata edizione, quando la Juventus è giunta fino alle semifinali, obiettivo centrato ancora dai giallorossi sia nel 2021 che nel 2022.

_{La Puskas Arena di Budapest, sede della finale di Europa League dell'anno scorso. OD Pictures, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons}

Quest'anno, una tra Milan e Roma (ai capitolini, vittoriosi 0-1 a San Siro, il primo round) si qualificherà di certo per le semifinali, nelle quali troverà di fronte verosimilmente il temibile Bayer Leverkusen, dominatore del campionato tedesco, ma dopo la gara d'andata, stravinta 0-3 sul campo del Liverpool, ottime chances di passaggio del turno le ha anche l'Atalanta, che nel caso dovrà vedersela con una tra Benfica e Marsiglia.

Difficile, ma non impossibile, il sogno di una finale tutta italiana, che oltre a regalare alla Serie A il primo agognato successo del millennio nella competizione, potrebbe far verificare un altro clamoroso scenario: nel caso in cui, una tra Roma e Atalanta dovesse vincere il trofeo e contemporaneamente giungere sesta in campionato, l'Italia potrebbe schierare nella prossima Champions League addirittura sei squadre, stabilendo un record assoluto.

Per una volta è il caso di dirlo, sia gloria all'UEFA e alle sue astruse regole.

Statemi bene, alla prossima!