Il calcio è al capolinea? Analisi di un mondo sempre più intriso d'odio (parte I) - Is football at the end? Analysis of a world increasingly steeped in hatred (part I) [Multilanguage]

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Immagine creata con l'IA Microsoft Designer.

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E' ORA DI UN RESET GENERALE

Prima di cominciare ad addentrarci negli argomenti centrali del post, permettetemi di ricordare Joe Barone, direttore generale della Fiorentina, scomparso purtroppo ieri in seguito ad un malore. Braccio destro di Rocco Commisso, prima in Mediacom poi alla Fiorentina, Barone si era fatto particolarmente apprezzare per la sua risolutezza nel trattare gli affari e per la passione con la quale si identificava nei colori viola.

Tra i tifosi della Fiorentina, celebri sono rimaste alcune scene avvenute durante il ritiro estivo, quando Joe partecipava con grande entusiasmo, nonostante i cinquant'anni passati da un pezzo, ad alcuni spezzoni di allenamento, intavolando sezioni di cross e altre esercitazioni per dare una mano allo staff tecnico. Un vero appassionato di calcio, la parte pensante del management viola, di cui tutti gli appassionati sentiranno la mancanza.

Il mondo del calcio del resto sta toccando in questo periodo forse il punto più basso dal momento in cui lo sport con la palla più famoso del mondo è entrato nella vita e nelle abitudini di miliardi di persone in giro per il mondo. Fatti incresciosi si susseguono ormai ad un ritmo sempre più incalzante, tanto che molto spesso le cronache extra campo tendono ad avere la meglio sulle imprese dei protagonisti.

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La Medical Park Arena di Trebisonda, teatro delle partite casalinghe del Trabzonspor. Tqac, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

In Turchia, abbiamo assistito poche ore fa all'incredibile rissa tra tifosi e calciatori, avvenuta direttamente sul terreno di gioco al termine della partita tra Trabzonspor e Fenerbahce; in Argentina, quattro giocatori del Velez sono stati accusati di violenza sessuale di gruppo, mentre da noi, la testata rifilata da Roberto D'Aversa, ex allenatore del Lecce, al calciatore veronese Thomas Henry, sembra solo la punta dell'iceberg di un mondo sempre più alla deriva.

Il calcio è ancora un divertimento o si sta trasformando in qualcosa sempre più vicino a generare scontri e odio sociale? Ad una prima disamina il fenomeno negativo di punta sembrerebbe essere ancora oggi rappresentato dagli scontri fisici, naturalmente gravi e condannabili senza "se" e senza "ma", che ogni settimana e un po' a tutti i livelli coinvolgono centinaia di tifosi violenti, ma parallelamente si sta facendo strada un modo altrettanto pericoloso e intriso d'odio di intendere il calcio, che nasce e si sviluppa nei "salotti buoni" e nelle istituzioni.

Personaggi dello spettacolo, dotati (ahinoi) di un grande potere di influenzare le masse, giornalisti, ma addirittura magistrati, rappresentanti della politica e delle istituzioni, sembrano non aver più intenzione di limitarsi a far parte del mondo del calcio in maniera marginale, da semplici appassionati o tifosi (come accade ad ogni comune cittadino), ma vogliono sempre di più entrare nel gioco, in prima persona e a gamba tesa, cercando nei casi più gravi persino di cambiare il corso degli eventi.

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L'ex attaccante del Milan, Patrick Kluivert, legge una copia della Gazzetta dello Sport. Public domain image

Alla base di questo nuovo modo di intendere il calcio, si trova con buona probabilità il decadimento dell'informazione sportiva, sempre meno interessata a svolgere il suo ruolo primario e sempre più orientata a trasformarsi in organo politico di questo o quel club.

L'esempio più lampante è quello fornito in questi giorni dal quotidiano rosa di Urbano Cairo: sul caso di razzismo che ha recentemente coinvolto il difensore dell'Inter, Francesco Acerbi, e il collega del Napoli, Juan Jesus, nel quale pare piuttosto evidente come il primo abbia apostrofato con epiteti fortemente discriminatori l'altro, la rosea se ne è uscita il giorno dopo con un editoriale dal titolo: "Perché Juan Jesus ha sbagliato tre volte".

Nel caso ve lo stiate chiedendo, non ho sbagliato a scrivere il nome del "condannato", ma semplicemente riportato un virgolettato. Per il fogliaccio scolorito di Cairo, la vittima è diventata carnefice, ed è lui che "ha sbagliato" (vi lascio il LINK all'articolo originale). E le battaglie, le magliette, le indignazioni contro il razzismo, le urla al cielo viste, ad esempio, (giustamente) nell'episodio Lukaku-Allianz Stadium?

Tutto superato, perché l'estrema difesa della propria parte di riferimento è più forte di qualsiasi ideologia. Non è il razzismo, l'atto becero, il fallo o il crimine che conta per certi giornali, ma esclusivamente chi di quei fatti si rende protagonista. Se a commetterli è il "nemico", deve essere annientato con settimane o mesi di titoloni; viceversa, pronti in prima linea a far scattare la contraerea. Che in queste ore ha già iniziato a mettersi in moto, beatificando la figura di Acerbi (vedi qui a lato).

Figura che, sia ben inteso, non è mia intenzione né interesse in alcun modo demonizzare oltre il singolo episodio. Quello che preoccupa, più dello stupido e becero insulto razzista, del quale sono certo Acerbi si sia già pentito, è il modo in cui il giornale sportivo più diffuso in Italia tratta le notizie, alimentando un clima d'odio contro determinati soggetti alla minima lontana ipotesi di illecito, per poi difendere l'indifendibile quando tocca ad altri.

La mancanza assoluta di un'informazione neutrale è la prima responsabile dell'avvelenamento del clima intorno al mondo del calcio. Il cosiddetto "sentimento popolare" è stato alla base in passato persino di sentenze storiche, che hanno causato rivoluzioni sportive (leggasi calciopoli) e il normale corso degli eventi ed oggi, in maniera molto più grave, sembra essere penetrato persino all'interno di istituzioni come magistratura e Parlamento.

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A sinistra, il presidente del Senato, nonché tifoso e azionista di minoranza dell'Inter, Ignazio La Russa. English: R. D. Ward, Public domain, via Wikimedia Commons

Semplici politici, ma anche detentori di cariche istituzionali importanti, come sindaci e addirittura ministri, si sono lasciati andare ultimamente a dichiarazioni totalmente fuori luogo, a volte ai limiti del sovversivo, nei confronti di determinate società poco amate (per usare un eufemismo), mentre dalle aule della magistratura sta emergendo una specie di rete volta a danneggiare determinati soggetti per semplici motivi di "odio" calcistico.

Quanto è tollerabile un clima in cui il Presidente del Senato, seconda carica dello stato, dichiari come se nulla fosse le proprie ambizioni a diventare ministro dello sport, con il solo scopo di affossare una società odiata? E quanto può essere preoccupante una situazione in cui, per meri motivi di tifo calcistico, magistrati o dipendenti di tribunali, si rendano responsabili di dossieraggio illegale nei confronti di alcune società, con lo scopo di trovare un pretesto per fare ad esse patire conseguenze sportive?

Continua...

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We are deeply saddened by the passing of General Director Joe Barone. We pray for his soul to rest in peace.
And looking at the second part you wrote about football. Which I love a lot, but I read that there was a fight over the game in Turkey.
Best wishes to you. Be well and be healthy. Looking forward to your next interesting article.

Thank you friend, Joe was a very good man of sport, it's increasingly difficult to find them. Unfortunately, football in Turkey has experienced numerous scenes of violence this year. The government stopped the league for a few weeks, but it did not help. Fenerbahce, the team attacked by rival fans, is considering retiring from the league.

 last month (edited)

Non avevo letto il post, lo sai.
Oggi ho avuto il primo incontro, non è andato molto lontano, era un incontro di routine, ma domani devo passare al successivo uno, spero che ci sia qualcosa di diverso, almeno il caffè hahaha, ha un sapore orribile,porterò la mia sachet e preparerò il caffè di nascosto, NON voglio che la signora che ci serve si senta male,Se la signora mi chiede FELIPE¿ non le piace il mio caffè ?, cosa le dico, SI mi piace, ma ho portato queste sachet a fare una passeggiata hahahaha

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Un buon caffé è necessario per la buona riuscita del lavoro. Nel mio precedente posto di lavoro, ci ho lavorato per 15 anni, il momento del caffé era fondamentale per proseguire bene la giornata! Buon lavoro!

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