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Dicono che ieri sera l'allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri, abbia ugualmente festeggiato durante il rientro a casa con la squadra, nonostante la sconfitta per 2-1 patita sul campo dei campioni d'Italia in carica (ormai molto prossimi ad una precoce abdicazione) del Napoli.

Il motivo di tanto giubilo risiede nel fatto che Sun Never Sets, la sua cavalla, montata dal fantino Mario Sanna, si è aggiudicata di corto muso, come piace a lui, il Premio Ceprano, corsa tenuta presso l'ippodromo Le Capannelle di Roma. E non è tutto, perché con questa affermazione la cavalla si è guadagnata la possibilità di competere niente meno che al prestigioso Premio Regina Elena, che si correrà sempre nella medesima location alla fine di aprile.

Nel calcio, Acciughina chiuderà verosimilmente la terza stagione consecutiva con un bello zero alla casella delle vittorie (al fatto che la Juventus conquisti la Coppa Italia credo meno che all'esistenza dei supereroi Marvel), la squadra è in caduta libera da un mese e più in generale il suo passaggio lascerà in eredità più danni di quello degli Unni, ma lui avrà il suo "Regina Elena". Insomma, che altro chiedere alla vita?

_{La rappresentazione di una battaglia tra Unni e Alani. Peter Johann Nepomuk Geiger, Public domain, via Wikimedia Commons}

L'ottima conoscenza del mondo ippico, vantata più volte anche durante le conferenze stampa, gli assicurerà di certo una carriera ricca di soddisfazioni in questo settore, durante l'età della pensione. Perché se uno possiede un'abilità così marcata, una passione che non conosce confini e che gli permette di raccogliere risultati soddisfacenti, non seguirla sarebbe un delitto.

Anzi, in un quadretto ancora più ideale, potrebbe anche portarsi dietro il suo amico di lunga data, José Mourinho, un altro "bollito" che si spera di non vedere mai più sedere su una panchina in Italia (anche se solo da noi, per meri motivi di ideologia campanilistica, ne sopravvivono gli ultimi estimatori), con il quale condividere, nelle pause tra una corsa e l'altra, il racconto dei fallimenti recenti. Andrebbe bene tutto, tranne che vederlo ancora, per un'ulteriore stagione sulla panchina della Juventus.

Perché ad ogni tortura deve essere messa prima o poi una fine. Qualcuno si era illuso che l'attuale stagione potesse rappresentare una svolta, invece, alla luce di quanto successo nelle ultime cinque partite di campionato è emersa l'amara verità: la squadra non gioca né meglio né peggio delle passate due stagioni, ma ha semplicemente spostato il lungo periodo di crisi dall'inizio alla fine della stagione e anticipato di un paio di mesi il top della condizione fisica (peraltro destinato a durare poche settimane)

_{L'allenatore della Roma, José Mourinho. joshjdss, CC BY 2.0, da Wikimedia Commons}

Leggenda vuole che le squadre di Allegri giochino male ma ottengano comunque dei risultati e che fin quando ciò si verifica il tifoso abbia poco da lamentarsi. Già, peccato che a parte l'assenza di risultati concreti, questo assioma non sia accompagnato anche da alcune importanti precisazioni: le sue "creature" non giocano solo male, giocano talmente male che persino quando giocano "maluccio" sembra che giochino bene.

Di più, giocano talmente male che persino quando vincono, di solito grazie ad estemporanei colpi di fortuna o alla giocata di qualche singolo, vengono solitamente dominate dall'avversario, che esce dal campo pieno di recriminazioni. Se in un campionato ci sono 20 squadre, la sua è di gran lunga la ventesima, ma starebbe sul fondo pure se ne contassimo cinquanta o cento, includendo quelle di Serie B e Serie C. Tutti lo affrontano, in casa o fuori, convinti di aver di fronte una squadra talmente disastrata da poter fare risultato. E spesso ci riescono.

Poi esistono alcune eccezioni. Può capitare che in determinate partite giocate al cospetto di Lecce, Sassuolo, Frosinone o altre realtà di quel calibro, le sue creature indovinino la partita fin da subito, portando a casa una vittoria abbastanza agevole, ma quella che dovrebbe essere la regola per una grande squadra si rivela nel suo caso piuttosto un'eccezione.

_{Lo stadio Diego Armando Maradona di Napoli, Gaetano Capaldo, CC BY 4.0, da Wikimedia Commons}

Per due anni abbondanti, dal giorno cioè del suo sciagurato ritorno a Torino, Allegri non ha imbroccato uno scontro diretto con un'altra delle prime sei o sette squadre del campionato nemmeno per sbaglio. Ne ha vinti un paio in questa stagione, per di più favoriti dalle circostanze (l'espulsione di Thiaw contro il Milan e i goal divorati dal Napoli nella partita d'andata allo Stadium), ma in linea di massima, in stadi caldi e in situazioni dal livello di difficoltà più alto, la squadra sparisce dal campo.

Gli "Allegriani" convinti, che per fortuna sono sempre di meno, a questo punto obietterebbero che ieri sera, nella partita dello Stadio Maradona contro il Napoli, la Juventus per numero di occasioni create avrebbe quanto meno meritato il pareggio e che la squadra abbia giocato alla pari con i padroni di casa.

Vero solo in parte, dato che per organizzazione di gioco persino il Napoli peggiore degli ultimi dieci anni è sembrato un paio di spanne superiore alla banda sconclusionata di Allegri.

_{John Elkann, Marco Alfa, CC BY-SA 2.0, da Wikimedia Commons}

E comunque a chi se non alla sciagura che siede in panchina si può imputare la sconfitta, scaturita dagli assurdi cambi? Buttare dentro una sfida del genere un ventenne debuttante come Nonge, guarda caso autore del fallo che ha regalato al vittoria al Napoli, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Non basta? Mettiamo allora dentro il calderone la caterva di infortuni che ogni anno, nel momento caldo della stagione, costringe la squadra a giocare in maniera fortemente rimaneggiata. Ma dico io: se tutti gli juventini (o quasi) non vorrebbero vederlo più nemmeno in cartolina e i tifosi delle altre squadre invece si augurano fortemente che rinnovi a vita, ad Elkann, Giuntoli, Zuzzurro Ferrero e Gaspare Scanavino, la mosca al naso proprio non salta?

Statemi bene, alla prossima!