Sicuri che la rassegnazione aiuti? - Are you sure resignation helps? [MULTILANGUAGE]

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A destra, Gennaro Gattuso, attuale C.T. dell'Italia, in un momento della finale mondiale del 2006. David Ruddell, CC BY 2.0, da Wikimedia Commons


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Italia, scatta l'operazione playoff: Moldova e Norvegia ultimi test per Gattuso

Questo qui sopra è il titolo con il quale la Pravda rosata di proprietà del "bovino", teoricamente il primo giornale sportivo italiano, ha presentato questa mattina gli impegni che gli azzurri sosterranno nei prossimi giorni, contro Moldova e Norvegia.

Tradotto in parole povere, il tutto suona come una mesta rassegnazione al proprio destino, ovvero l'inevitabile passaggio per il calvario dei playoff, dagli esiti tutt'altro che prevedibili o scontati e che potrebbe lasciar fuori l'Italia dei Marotta, De Laurentiis e Gravina dal terzo mondiale consecutivo.

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Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina. Quirinale.it, Attribution, via Wikimedia Commons

Una resa anticipata che suona come un brutto segnale, anche di fronte alle ultime flebili possibilità che la truppa tricolore si ritrovi domenica sera a guardare i rivali del girone dall'alto in basso. Certo, affinché ciò accada occorrono congiunzioni astrali più rare di un eclissi totale di sole, ma davvero mandare messaggi anticipati di deposizione delle armi può aiutare questo gruppo depresso da ormai tre cicli?

Teoricamente infatti, l'Italia avrebbe ancora la possibilità di amministrare il proprio destino nelle ultime due partite e sommergendo di goal la Moldova accorcerebbe il gap di differenza reti (primo criterio di spareggio previsto in caso di arrivo a pari punti) che ad oggi la separa da chi guida il girone.

Se Haaland e compagni infatti possono vantare su un +26 nella differenza reti, i nostri sono per ora fermi ad un bilancio attivo di dieci reti: la Norvegia ha costruito la sua fortuna proprio nel match con i Moldavi, battuti 11 a 1 e l'obiettivo degli azzurri dovrebbe quanto meno essere quello di andare il più vicino possibile a ripetere quella prestazione.

Tornare da Chisinau con una vittoria larga di sette o otto goal di scarto, meglio se dieci, come fatto dai norvegesi, potrebbe ridurre sensibilmente il gap con questi ultimi, magari riportandolo sotto quota dieci nel caso in cui la truppa di Solbakken si accontenti di una vittoria di misura contro l'Estonia.

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Erling Haaland, MichaelEmilio, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

A quel punto l'impresa rimarrebbe ugualmente titanica, ma non più del tutto impossibile, perché sulle ali dell'entusiasmo e del furore agonistico ai nostri potrebbe "bastare" superare i rivali nella sfida decisiva di San Siro battendoli con un risultato di quattro o cinque a zero.

Intendiamoci, che tutto ciò si realizzi sembra quasi impossibile, ma è proprio su quel "quasi" che il calcio ha vissuto momenti incredibili e rimonte epiche, come il 6-1 rifilato dal Barcellona al Paris Saint Germain nella gara di ritorno degli ottavi di finale di Champions League nel 2017, dopo aver perso l'andata per 4-0.

Una possibilità su mille, ma dopo due mondiali saltati e le altre brutte figure internazionali rimediate negli ultimi anni, il movimento azzurro invece di mostrarsi rassegnato e depresso dovrebbe per rispetto dei suoi tifosi scendere in campo con la bava alla bocca, all'insegna del motto "fino alla fine".

Un motto non per tutti, snobbato se non impossibile probabilmente da comprendere da chi non lo vive quotidianamente o non ci è mai incappato in carriera, nemmeno per sbaglio.

Uno su tutti, il presidente federale, Gabriele Gravina, garante di un sistema che per salvare gli "amici" sta affondando sempre di più il calcio italiano e che, c'è da scommetterci, non si dimetterà nemmeno nel caso in cui gli azzurri falliscano (come altamente probabile) la qualificazione al mondiale anche ai playoff.

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