Le mie osservazioni su Living Water di Clarice Lispector
Le mie osservazioni su Living Water di Clarice Lispector
Ciao amici di questa grande comunità; Vi porto la mia opinione o riflessioni su alcuni libri, romanzi, racconti, poesie in questo caso parlerò di un romanzo di Clarice Lispector, nell'occasione mi aveva commissionato Novelas III che comprende tre romanzi tra cui Agua Viva, La Hora de la Estrella e un soffio di vita, di cui ho già avuto modo di leggere alcune parti che mi sono piaciute ed è per questo che ho deciso di ordinare questo libro.
“Voglio poter tenere in mano la parola, la parola è un oggetto, si interroga”Rivela il bisogno che gli altri si identifichino con esso.
Ed è qui che mi è venuta l'idea che lei abbia bisogno di identificarsi negli altri o che gli altri si identifichino con lei e con le sue idee, ha scritto,
“E se dico io è perché non oso dire né tu né noi né una persona, sono obbligato all'umiltà di personalizzarmi, di minimizzarmi, ma sono colui che sei tu”Sono idee, pensieri che ricorrono in tutti gli esseri umani e che lei vorrebbe che gli altri si identificassero con la sua arte.
“Non raggiungerò la nudità finale che è quello che mi sembra di cercare sempre e a quanto pare ancora non la voglio, questa è la vita vista dalla vita, forse non ha senso ma è la stessa mancanza di senso che ha la vena che pulsa, voglio scriverti come chi impara, ritraggo ogni momento approfondisco le parole come se dipingessi più la sua ombra che un oggetto, non voglio chiederti il perché, puoi sempre chiedere il perché e rimango sempre senza risposta, forse riesco ad arrendermi al silenzio di attesa che segue una domanda senza risposta"Cerchiamo sempre di dare un senso a tutto.
Utilizza la parola o descrive la necessità di usare le parole come mezzo per spiegare l'intangibile, lasciando tra le righe uno spazio vuoto dove avviene e scrive la rivelazione dell'esistenza
“Non voglio avere la terribile limitazione di qualcuno che vive semplicemente di ciò che ha probabilmente senso, non io, quello che voglio è una verità inventata”
“Ascolta, io ti lascio essere, lasciami essere allora, ma eternamente è una parola durissima, ha una T di granito nel mezzo, eternità perché tutto ciò che non è mai cominciato, la mia piccola testa limitatissima esplode quando io pensare a qualcosa che non inizia e non finisce perché questo è ciò che è eterno. Per fortuna questa sensazione dura poco perché non sopporto che continui e se persistesse mi farebbe impazzire. Ma la mia testa esplode anche quando immagino il contrario, qualcosa che era iniziato, dove inizierà e cosa finirà? Cosa accadrebbe dopo aver finito? Come vedi mi è impossibile andare più in profondità e appropriarmi della vita, è aerea, è il mio respiro leggero e so bene cosa voglio qui, voglio l'incompiuto, voglio il profondo disordine organico che nonostante "Tutto ci permette di percepire un ordine sottostante."Mi ricorda quando ho letto la nausea, pensavo cercasse di descrivere o cosa intendesse Sartre con il termine nausea, per me era quella sensazione momentanea che arriva nei piccoli istanti, arriva a tutti, in quello che sei, in il che sei soltanto, in cui sei dentro l'esistenza, dove non ci sono concetti, spiegazioni, parole ma non possiamo restare troppo a lungo in quella sensazione o pensiero o nel sentire che il pensiero dell'ignoto, dell'infinito, provoca in noi. dell’intangibile, arriva a sopraffarci e non vi rimaniamo troppo a lungo.
“ma la parola più importante della lingua ha solo due lettere, e, s, es, io sono al suo centro, sono ancora al suo centro vivo e ancora morbido, al centro dove sono, al centro di es non faccio domande, perché quando è, è, sono limitato solo dalla mia identità, sono un'entità elastica e separata dagli altri corpi, vi scrivo perché non mi capisco, ma continuo a sii elastico, è grandissimo il mistero di quella giungla in cui sopravvivo per stare, e ora penso che lo farò davvero, cioè entrerò, voglio dire, nel mistero, io stesso misterioso dentro dove mi muovo nuotando come protozoo, un giorno dissi infantilmente che posso fare tutto, era l'annuncio del giorno in cui avrei potuto e cadrò nell'abbandono di ogni legge”Al di là del pensiero cerca di spiegare che non c'è niente, solo l'essenza e dice “è”, “io sono”, tu sei”; Mi chiede anche dove sto andando e la risposta è: "Sto andando".
Qui descrive l'essenza delle cose, nella traduzione di questo libro lo mettono come “it”, it in inglese che sarebbe “quello”, che sarebbe la descrizione delle cose, le cose che non hanno vita e che si occupa di. per cercare la loro anima e dice
"Anche se c'è anche il mistero di quanto sia impersonale, ho l'impersonale dentro di me e non è infetto e corruttibile dal personale che a volte mi inzuppa, ma mi asciugo al sole e sono un impersonale del secco e seme germinativo ”
Mi è piaciuta molto la seguente metafora
“Mettevo gocce di limone sull'ostrica viva e osservavo con orrore e fascino come tutto si contorceva, stavo mangiando il “esso” vivente, il “esso” vivente è il Dio, sto per fermare un poco perché so che il Dio è il mondo, è ciò che esiste, prego ciò che esiste, non è pericoloso avvicinarsi a ciò che esiste, quello che non mi piace è quando mi mettono dentro gocce di limone e mi fanno dimenare dappertutto, i fatti di "La vita è il limone nell'ostrica, l'ostrica sta dormendo."Per lei un’ostrica sarebbe un “esso”, una cosa che non ha coscienza di sé, cioè “essa” sarebbe piuttosto qualcosa che non è consapevole di esistere, come lo siamo noi esseri umani e alcuni animali, quindi per lei Un'ostrica non si rende conto della propria esistenza e quando mangiava ci metteva sopra il limone e vedeva come si dimenavano, ma poi si paragonava all'ostrica ed era come se scrivesse che i problemi o le avversità che sono fuori il suo controllo E quello che succede è come se le versassero anche del limone addosso e lei si contorcesse.
“Sto respirando su e giù, su e giù, come respira l’ostrica nuda, se respira non vede ciò che io non vedo non esiste”
Mi è piaciuta anche una frase e dice
“Chi è capace di smettere di ragionare accompagnare”
“Io non penso, come pensa il diamante, risplendo tutto per la fatica, non ho fame, né sete, lo sono, ho due occhi aperti verso il nulla, verso il soffitto”Viene paragonato ad un cristallo che è un “esso”, un oggetto senza consapevolezza della propria esistenza.