SELENYA: L'OMBRA DI ALFHILD - Capitolo 7: Connessioni mancate
“La situazione è insopportabile; non riesco più a vedere questa donna in quello stato! Dannazione!” sbuffava nervosamente il Barone.
“Lo so. Non è affatto semplice, Alfred. C’eravamo così vicini… Aveva riaperto gli occhi, vedevo che era mentalmente presente tra noi, anche se incapace di muoversi. Poi quel colore, quella luna ha cambiato tutto. Di sicuro si sta rimettendo in forze.”
“Quella povera donna non meritava tutto questo, Kuhgla.” riprese Alfred.
“Non posso far altro che pensare che tutte queste cose strane siano connesse tra loro. Hai per caso contattato gli alti vertici degli altri Regni? Cosa sta succedendo da loro?”
“Personalmente ho inviato una lettera al Palazzo Reale di Porpuraria, ma ancora non ho ricevuto risposta. Quello che sappiamo, però, è che nella zona dei Forestieri, dove avviene la compravendita degli schiavi con il Regno di Tlicalhua, i venditori hanno riferito che anche loro hanno il nostro stesso problema. Prima il buio poi questa terrifi...”
“Non voglio nemmeno più sentirla nominare, mi basta vedere la sua luce la notte, rabbrividisco ogni volta!”
“Non sei l’unico. In questo momento i Neveluna stanno reagendo bene alla situazione, sono riuscito a mantenerli calmi. Ma presto si stancheranno e vorranno risposte. Credi di poter far qualcosa? Ricordo che Alexander diceva che il Maestro di magia arcana dei Forestieri aveva diversi manoscritti. Magari possiamo trovare qualcosa. Ti va di andarci?”
“Io? Sai quanto odio spostarmi da casa mia… Però, ora che ci penso, mi sono dimenticato di dire una cosa importante a Freyja. Andrò io.” rispose fermamente Kuhgla.
“Hai mandato in giro la ragazza da sola? Solo qui a corte sanno chi sia, non credi sia stato troppo avventato?”
“Non so quali possano essere i nostri nemici. Non so cosa succederà. Ma quella ragazza ha la forza della Dea Kaja dentro di sé, sa come cavarsela. E poi… l’ho cresciuta io.” Finì la frase cercando di non far notare gli occhi lucidi, visibilmente emozionati.
“Parti, fra poco sarà ora di pranzo. Il viaggio è lungo. Va!”
Un odore di pane abbrustolito invase le narici di Freyja svegliandola. Solitamente era lei che si alzava presto a preparare la colazione e, per un attimo, credette di essere a casa del Sacerdote; si guardò velocemente la mano destra e l’anello era lì, proprio come la sera precedente: non era un sogno, era tutto reale. Si alzò lentamente e si diresse verso quel buonissimo profumo.
“Guarda un po’ chi si è svegliata, Bertha!” esclamò suo padre, sorridendole.
“Salve madre. Buongiorno padre.”
“Serviti pure. Tra poco tuo padre andrà a lavorare ma io solitamente mi occupo della casa quindi… se ti va…”
“Sì, non ho impegni fino all’ora di pranzo. Grazie!”
Se qualcuno li avesse osservati dalla finestra, avrebbe visto una famiglia felice: Freyja beveva un sorso di infuso di erbe ed ascoltava i racconti del padre, dava un morso al pane tostato mentre rideva con la madre; gli occhi di Bertha e di Bernard erano finalmente tornati a sorridere.
Due colpi alla porta interruppero la colazione dei Bhilka.
“C’è qualcuno in casa?” chiese l’uomo fuori dalla porta.
“Ma… io...” Freyja non finì nemmeno la frase; si alzò velocemente dalla sedia e aprì la porta.
“Freyja cosa stai facendo? Non si apre così agli sconosciuti!” le urlò il padre.
“Kuhgla! Oh caro Kuhgla! Lo sapevo che eri tu! Ho riconosciuto subito la tua voce. Quanto mi sei mancato!” esclamò la ragazza abbracciandolo forte.
“Cara, anche tu mi sei mancata. Ma, ehm, ora...” rispose il Sacerdote cercando di nascondere l’emozione e l’imbarazzo.
“Oh, scusami. Non volevo metterti a disagio. Perdonami.”
Dopo un breve colpo di tosse, l’uomo riprese “Salve. Scusatemi se interrompo la vostra colazione ma ho viaggiato tutta la...”
“Che ci fai qui?” lo interruppe l’allieva.
“Quante volte ti ho detto di non interrompere le persone quando parlano? E’ maleducazione. Devo ammettere che vostra figlia è proprio cocciuta a volte.”
“Siete voi che l’avete cresciuta! Siete voi che ce l’avete portata via. Non guardateci con quegli occhi come se le avessimo trasmesso questo difetto.” rispose acidamente Bernard.
Era evidente che l’uomo non avesse mai digerito il fatto che il Sacerdote avesse cresciuto Freyja e che, in qualche modo, avesse potuto creare un legame con lei che lui non avrebbe mai potuto avere.
“Lasciando perdere vecchi rancori, ho bisogno che tu ti metta in contatto con Kaja. Sono stato a corte e Alfred ha detto che anche gli altri Regni si trovano nella nostra stessa situazione. Non si tratta più solo di Alfhild, è qualcosa di molto più intricato e complesso. Dobbiamo scoprire se lei sa qualcosa.”
“Certo. Ma non credi che se avesse saputo qualcosa al riguardo mi avrebbe contatta? Però… ora che ci penso, quel giorno in cui ho visto Joel al Monolite, nella nostra ultima conversazione, Kaja mi disse che presto mi avrebbe ricontattata, ma non l’ha fatto. Qualcosa non va.”
La ragazza, pensierosa, si sedette a terra e chiuse gli occhi nel tentativo di connettersi con la Dea.
Nulla da fare. Freyja non recepiva nessuna connessione e nessuna energia.
“Non funziona, dannazione! Non funziona Kuhgla! Che succede?”
“Calmati!”
“No, non mi calmo affatto. Cosa è successo a Kaja?” la ragazza era visibilmente scossa e turbata. Il color ghiaccio dei suoi occhi iniziò a farsi sempre più intenso e la terra iniziò a tremare.
“Ho detto di calmarti, Freyja! Qui non siamo sul cucuzzolo della nostra montagna! Questo attirerà sicuramente l’attenzione della gente e, soprattutto, se non ti controllerai combinerai qualche danno. Respira!”
“Piccola mia, ascolta il Sacerdote! Oddio, che le succede? Cosa le avete fatto?” urlò Bertha con fare minaccioso a Kuhgla.
La ragazza emanò una luce bianca intorno a sé, quasi accecante; la terra smise di tremare e lei cadde a terra, priva di sensi. Il suo Maestro si sedette accanto a lei e iniziò ad accarezzarle il viso.
“Oh, piccola dolce Freyja. Hai subito un forte stress emotivo ieri… non sei riuscita a mantenere il controllo. Sono comunque fiero di te.”
“Voi siete fiero di cosa? Che mia figlia sia priva di sensi?” sbottò il padre.
“Sì. Perché se non avesse deciso di inglobare tutta quella energia, perdendo i sensi, l’avrebbe sprigionata radendo al suolo almeno metà Baronia. In questi anni non ho giocato a bere il tè con vostra figlia; abbiamo lavorato giorno dopo giorno a tenere sotto controllo questi fenomeni.” rispose il Sacerdote seccato.
“Kuh...gla. Ho distrutto qualcosa?” chiese con una flebile voce la ragazza.
“No piccola, no. Sei stata bravissima. Portatele dell’acqua per favore. Nei prossimi cinque minuti si riprenderà totalmente, ve lo assicuro.”
Dopo aver bevuto dell’acqua ed essersi seduta, Freyja divenne improvvisamente triste.
“Non posso permettermi di rimanere qui con le mani in mano, devo fare qualcosa. Kaja non si è mai comportata così, tutto questo non è assolutamente normale. Cosa pensiamo di fare?”
“Dobbiamo andare da Hothco, il Maestro di magia arcana dei Forestieri. Lui saprà come aiutarci.”
“D’accordo. Ora devo assolutamente fare una cosa. Torno subito, scusatemi!” disse lei uscendo velocemente di casa.
Joel era davanti all’osteria già da qualche minuto. Camminavo avanti e indietro, nervosamente. Che si fosse dimenticata? Che non volesse vederlo?
“Scusatemi il ritardo, Joel.” La voce di Freyja interruppe improvvisamente i suoi pensieri.
“Buongiorno” rispose lui, porgendole un piccolo fiore bianco.
L’odore del fiore era fortissimo e questo la fece tossire.
“Grazie, non dovevate. E’ veramente molto gentile da parte vostra. E’ il secondo fiore che mi regalate. Di solito, tutti i fiori che raccolgo nel giro due o tre giorni appassiscono, il vostro è ancora bello fresco. E’ magico?”
“Beh, chi non lo è? Un pizzico di magia non guasta mai, no?”
Lei gli sorrise. Lui la osservò: era visibilmente stanca, ma era comunque bellissima; quei capelli le incorniciavano il volto in un modo così perfetto che non poteva fare a meno di fissarla. E poi quegli occhi, quel color ghiaccio che ogni volta gli faceva sobbalzare il cuore.
“Ho qualcosa sulla faccia? Mi guardate in modo...strano”
“Vi ammiravo. Non avete niente che non va. Possiamo entrare per pranzo? Vorrei offrirvi qualcosa, se me lo permettete.”
“Con piacere, Joel. Ma facciamo una cosa: credo che non ci sia bisogno di darci del Voi, siamo ormai arrivati al passo successivo. Direi che posso rispondere così: mi farebbe tanto piacere se tu mi portassi a pranzo, Joel!” gli rispose avvicinandosi a lui e guardandolo dritto negli occhi.
“Allora, permetti?”
Joel la prese a braccetto e, per la prima volta, i due si sfiorarono.
Freyja provò una sensazione strana. Il suo cuore sobbalzò. Le avevano detto che l’amore, l’innamoramento, faceva battere forte il cuore, provare sensazioni strane alle stomaco… lei provava tutto questo ma, non sapeva spiegarsi come, provava una sensazione già sentita prima. Non ricordava dove, non ricordava con chi. Poco le interessava. Ora voleva solo godersi il pranzo.
di @mirkon86
di @coccodema
di @gianluccio
di @acquarius30
@kork75
@imcesca
Cap. 2: Gelido come il cuore del Marchese
Cap. 3: Apparizioni
Cap. 4: L'ira di Freyja
Cap. 5: Caos
Cap. 6: Le origini