E’ ora di cambiare - tutto perfetto… no grazie
Sono le 2.00 di notte quando mi sveglio di soprassalto, mi manca il fiato, fin dalla nascita sono sempre stato asmatico, ma quella volta era differente, l’aria non entrava e non erano i miei bronchi ad essere in crisi.
Era una notte d’estate dell’agosto 2014, eravamo da poco rientrati da un lungo viaggio in Marocco.
Ci conoscevamo da anni, ci piacevamo e stimavamo a vicenda, ma ognuno era preso dalla propria vita e dalla propria relazione sentimentale.
Lei era più grande di me di 6 anni ed era la sorella di una mia buona amica.
A quel tempo avevamo una compagnia numerosa, con la quale ci ritrovavamo tutte le sere in un parcheggio del piccolo quartiere di Monza in cui vivevo. Nel weekend era lì che decidevamo la meta, organizzavamo le macchinate e partivamo per i locali del divertimento notturno di Milano.
Fu durante una di quelle notti di movida che incrociammo lo sguardo, come avevamo fatto numerose altre volte, ma quella volta era stato diverso diverso.
L’alba era passata ormai da un pezzo, e noi eravamo ancora in macchina abbracciati in un parcheggio nei pressi di Linate.
Era tutto meraviglioso, così meraviglioso che dopo soli 9 mesi eravamo su una spiaggia di Koh Samui, a piedi scalzi sulla sabbia bianca sotto un arco di fiori a scambiarci le promesse.
CC0 Creative Commons - Pixabay
Quell’idillio durò poco, giusto il tempo di goderci il viaggio per partorire poi la vera realtà al rientro.
Io avevo solo 23 anni e nella testa avevo solo lo sport che praticavo con passione da anni, i corsi che tenevo e la voglia di viaggiare ed esplorare il mondo.
Lei 29 anni, ed una donna incomincia invece ad avere idee differenti e progettare una vita opposta a quello che era il fumetto che avevo in mente.
Quella notte lei dormiva serena al mio fianco, probabilmente sognava il Marocco, i paesaggi che da poco avevamo visitato e che lei adorava, incosciente di cosa accadeva dentro di me e senza sapere che quello era stato l’ultimo viaggio fatto insieme.
7.00 di mattina, come ogni giorno inizia la routine, colazione di fretta, le varie raccomandazioni… : “Ci vediamo stasera, ti ricordi che siamo a cena dai miei? Non fare tardi!” e via al lavoro.
Non ce la facevo più, non potevo sopportare un giorno ancora!
Tutto era perfetto, ci volevamo bene, avevamo entrambi un buon lavoro, un’ottima prospettiva di carriera, una famiglia perfetta (la sua) che ci coccolava e viziava, vestiti firmati, due auto, uno scooter e le vacanze nei villaggi all inclusive (che io odiavo).
Era tutto perfetto, troppo, ed era ora di dire cambiare.
Cosa quella mattina scattò nella mia testa, a distanza di anni ancora non lo so, fu come se in strada stessero suonando le sirene che avvertono di un imminente attacco in tempo di guerra, dovevo andare. Pensai solo a mettere insieme le quattro cose che mi sarebbero potute servire ed abbandonai quella casa, quella relazione e quella vita che mi lasciava senza aria.
Mi persi in serate sciocche di fatuo divertimento ed esagerazioni, quelle serate con amici che in quei quattro anni di matrimonio pensavo mi mancassero. Mi svegliavo la mattina frastornato, con un cerchio alla testa ed un forte senso di nausea per quel mondo che non mi apparteneva e che non mi divertiva affatto.
Dovevo partire, andare lontano, riflettere e ricominciare da capo.
Da qualche mese un mio amico si era trasferito a Miami. Il Natale si avvicinava e io non avevo ancora in mente cosa fare, ma sapevo che ciò che sicuramente non avrei voluto era passare il Natale in famiglia, a pochi mesi dalla separazione, a sentire sempre le stesse storie e placare qualche litigio (la mia famiglia meno perfetta) ed il Capodanno con gli amici in qualche stupido locale con la massa che si accalca al banco del buffet e si fa i selfie con il calice di spumante a mezzanotte tra sorrisi di ostentato divertimento.
Gli Stati Uniti, non erano mai stati tra le mie mete prescelte, ma l’immagine del Natale a New York colorata dalle luminarie, quei nomi di città che avevo sentito e visto da sempre e solo nei film, oltre alla possibilità di rivedere un amico con cui bere una Corona fresca servita con un piccolo spicchio di lime su una calda spiaggia di Miami…
Stavo programmando tutto, tappa dopo tappa, i voli di andata e ritorno li avevo trovati a buon prezzo e dovevo solo inserire i dati della mia carta di credito quando il telefonino comincia a squillare.
Me ne sarei fregato altamente, ed avrei premuto il tasto per eliminare la suoneria, ma era Mike. Non mi aspettavo una sua chiamata.
Mike è un mio carissimo amico fin dai tempi dell’infanzia. Vive a Igea Marina vicino Rimini, dove mia nonna ha una casa e dove fino alla maturità ho trascorso le mie vacanze estive.
Mike insieme alla sua famiglia gestisce un lido e per cui durante l’intero periodo invernale ha un sacco di tempo libero, che solitamente trascorre in viaggio e principalmente nei posti caldi del mondo.
Ehi, come va? Che piacere sentirti! (solitamente ci sentiamo al massimo un paio di volte all’anno, ma ogni volta è come se non ci fossimo mai lasciati e la nostra amicizia è sempre più che buona).
Sai sto programmando di partire e sto per prenotare il volo per New York.
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Ci eravamo promessi da anni che prima o poi avremmo fatto un viaggio insieme, ma tra i pochi soldi prima il matrimonio poi…
Era l’occasione giusta per onorare quella promessa e quando mi disse che se avessi cambiato itinerario e fossi partito per il Sud Est Asiatico si sarebbe aggregato, beh… non tentennai ad accettare.
Fu proprio da quel sì che tutto cominciò…
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Passammo tre settimane stupende a girovagare zaino in spalla per la Thailandia, tra città, mare e montagna.
Mancano solo due giorni al rientro e decidiamo quindi avvicinarci all’aeroporto per le ultime spese prima di partire ed un po’ di movida Bangkokiana.
E’ nella celebre Kao San Road, zona prediletta da giovani turisti e backpacker provenienti da tutto il mondo che seduti ad un tavolino a sorseggiare birra incontriamo Marco, Raffaele e Ivan, amici, ex colleghi e compagni di avventure.
Incredibile ed inaspettato, erano quasi due anni che non ci vedevamo, da quando Marco era stato spostato su un progetto in Turchia e Raffaele aveva fatto carriera ed era stato spostato nella sede di Roma, avevamo perso i contatti.
Quella sera senza darci appuntamento eravamo tutti lì insieme a 12000 Km da casa! Che la festa abbia inizio!
Dopo vari aperitivi, cena e qualche drink a bordo piscina in hotel decidiamo di andare a ballare.
Diamo al tassista carta bianca, il quale ci scarica in un locale non troppo distante.
Siamo tutti su di giri, eccitati da quel sorprendente incontro e con la voglia di passare insieme una serata indimenticabile.
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Ci avviamo per il corridoio d’ingresso scortati da un un cameriere del locale che ci accompagna al nostro tavolo.
Il locale era buio, la musica assordante, l’alcol ingerito rallentava i pensieri e lo sguardo che incrociò due occhi neri, brillanti, stupendi.
L’alba era passata ormai da un pezzo, e noi eravamo ancora lì, distesi su letto, uno accanto all’altro al 20esimo piano di un condominio di Bangkok, era tutto meraviglioso, davvero meraviglioso.
Qualcosa stava cominciando.
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