Insieme verso uno sviluppo globale (VIII parte)

in #ita7 years ago (edited)
Ciao Steemers, buona giornata e buona domenica a tutti!! Come avrete sicuramente notato ho deciso di scrivere il mio post sia in lingua italiana sia in lingua inglese, data la richiesta da parte di alcuni iscritti alla Community di poter leggere i vari contenuti! Per quanto, quindi, mi potrà essere possibile, proverò a tradurre i miei scritti!


WHY ITALY? WHY THE SOUTH?


PERCHE' L'ITALIA? PERCHE' IL SUD?


Before starting I would like to clarify a concept: unfortunately I will tell you all these historical facts to try to understand the factors in economic terms, the prerequisites and the laws of industrial development, that is the factors that determine its growth (which indicates the quantities produced per inhabitant) and development (which always indicates the quantities produced per inhabitant, but also implies structural changes) and the factors, vice versa, that determine the crisis. This is a remarkably important thought because otherwise we could not understand the development of other countries and, above all, the goal that I set myself to achieve initially.

It is true that in some areas of the Italian country there had been a change in production techniques and consequently an increase in yields, ie quantities produced per area. It is important, of course, that these increase, so that we can create that surplus production with respect to consumption, which will then be exported. However, even more important is that it increases productivity. Why? What is it?

Prima di iniziare vorrei chiarire adesso un concetto: purtroppo vi racconto tutti questi fatti storici per cercare di capire quali sono i fattori in termini economici, i prerequisiti e le leggi, dello sviluppo industriale, ossia i fattori che ne determinano la crescita (che indica le quantità prodotte per abitante) e lo sviluppo (che indica sempre le quantità prodotte per abitante, ma sottintende anche delle modificazioni di carattere strutturale) e i fattori, viceversa, che ne determinano la crisi. È questo un pensiero notevolmente importante perché altrimenti non si potrebbe comprendere lo sviluppo di altri paesi e, soprattutto, l'obbiettivo che mi prefissi di raggiungere inizialmente.

È vero che in alcune aree del paese italiano vi era stato un mutamento delle tecniche produttive e conseguentemente un aumento dei rendimenti, ossia delle quantità prodotta per superficie. È importante, ovviamente, che questi aumentino, in modo da poter creare quel surplus di produzione rispetto al consumo, che verrà successivamente esportato. Tuttavia, ancora più importante è che incrementi la produttività. Perché? Cosa è?

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This is the quantity of product per unit of time and it is important that it increases because it allows a considerable cost saving (for example hoeing the soil by hand involved 20 hours and 10 workers, today it takes 5 minutes and a considerable reduction of personnel).

To better explain the concept we consider a situation like that of the industrial age, where on average 80 people out of 100 were dealing with agriculture: the possibility that an economy evolves depends on the possibility that one has, following an increase in productivity, to move people from the agricultural sector to other sectors; Thus the complex society, the society of the thousand trades, is born, but only if the number of people in agriculture is reduced (today we are 2 out of 100 in agriculture in the United States); this is the increase in productivity.

The question now is: are there increases in yields and productivity within the agriculture of high-Italian cities? Faced with a continuous development of the cities, these, also thanks to the influx from the countryside (in this regard there were numerous attacks by dukes, princes and counts, who saw their campaigns depopulated to flow into the cities, attacks from which the city defended with the walls), take a certain power in terms of strength, wealth and number of inhabitants who go to attack and conquer the surrounding world, but not only the countryside nearby: Venice for example conquers, in fact, Brescia, Padua, Bergamo and Verona, which creates a city that includes almost the entire region.

But what are the strengths of these cities that allow it to develop, to expand, to know a period of splendor and to give the whole world then known of the elements of progress (remember, in fact, that capitalism and the first institutions capitalists are born in Italy)? And what are the crisis points?

Through the answer to these questions it will be possible to understand the history of other countries and above all to answer the question we would all like to know: "Why these differences between North and South Italy? Because we are in this moment of crisis and governments can not take resolutive decisions?"

As already highlighted, the market demand is less; the demand is therefore an essential and determining factor of the crisis. This, in fact, was not replaced by an additional demand that could come from the agricultural sector, which we remember was the one that still occupied the vast majority of the population; therefore an increase in demand in the agricultural sector could have partly compensated for this. But is this only the crisis factor?

Remember that these cities were formed and developed according to the trade and therefore, from the beginning, their prosperity was given by the international demand, by the constant increase of this demand both in the sector of the trades, manufacturing, in the production and in the chartering of ships, etc.

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Si tratta della quantità di prodotto per unità di tempo ed è importante che incrementi perché così permette un notevole risparmio nei costi (ad esempio zappare il terreno a mano comportava 20 ore e 10 operai; ararlo oggi comporta 5 minuti e una notevole riduzione del personale).

Per spiegare al meglio il concetto consideriamo una situazione come quella dell’epoca industriale, in cui in media 80 persone su 100 si occupavano di agricoltura: la possibilità che un’economia si evolva dipende dalla possibilità che si ha, a seguito di un aumento della produttività, di spostare persone dal settore agricolo ad altri settori; nasce così la società complessa, la società dei mille mestieri, ma soltanto qualora si riduce il numero di persone in agricoltura (oggi siamo a 2 su 100 in agricoltura negli Stati Uniti); questo è l’incremento di produttività.

La domanda adesso è: vi sono incrementi di rendimenti e di produttività all'interno dell’agricoltura delle città alto-italiane? A fronte di uno sviluppo continuo delle città, queste, anche grazie all'afflusso dalle campagne (a tal proposito numerosi erano gli attacchi di duchi, principi e conti, che vedevano spopolarsi le proprie campagne per confluire nelle città; attacchi da cui la città si difendeva con le mura), assumono un certo potere in termini di forza, ricchezza e numero di abitanti che passano all'attacco e alla conquista del mondo circostante, ma non solo delle campagne vicino: Venezia per esempio conquista, infatti, Brescia, Padova, Bergamo e Verona, ossia crea una città stato che comprende quasi l’intera regione.

Ma quali sono i punti di forza di queste città che gli permettono lo sviluppo, di allargarsi, di conoscere un periodo di splendore e di dare al mondo intero allora conosciuto degli elementi di progresso (si ricordi, infatti, che il capitalismo e le prime istituzioni capitalistiche nascono proprio in Italia)? E quali i punti di crisi?

Attraverso la risposta a queste domande sarà possibile comprendere la storia degli altri paesi e soprattutto rispondere al quesito che tutti vorremmo sapere: "Perché queste differenze tra Nord e Sud Italia? Perché ci troviamo in questo momento di crisi e i governi non riescono ad assumere delle decisioni risolutive?"

Come già evidenziato la domanda di mercato viene meno; la domanda è, pertanto, fattore essenziale e determinante della crisi. Questa, infatti, non era sopperita all'interno da una domanda aggiuntiva che poteva venire dal settore agricolo, che ricordiamo era quello che ancora occupava la stragrande maggioranza della popolazione; quindi un incremento della domanda nel settore agricolo avrebbe potuto in parte sopperire a tutto ciò. Ma è soltanto questo il fattore di crisi?

Si ricordi che tali città si sono formate e sviluppate in funzione del commercio e quindi, sin dall'inizio, la loro prosperità è stata data dalla domanda internazionale, dall'incremento costante di tale domanda sia nel settore dei commerci, manifatturiero, nella produzione e nel noleggio delle navi ecc.

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As long as international trade is pulling, and the only important production pole is our country, everything goes on in the best way. When new producers come into play (remember that after the fall of Constantinople, anyone who wants to trade in the Black Sea and the Caspian Sea, can do so on payment of money), a problem of competitiveness starts; who exploits the labor force (paying much less the workers), in fact manages to lower the costs and therefore the prices of construction and freight of the ships. This competitiveness is also recorded in the production sector.

In Italy, as previously mentioned, there had been an evolution, in which cities had conquered a much larger territory. In other countries, however, where cities are not so important (remember that in Italy you can only produce within the city walls, not outside, wherever you tried to build production facilities outside the walls, to look for to reduce costs, the city's troops have destroyed everything and arrested those who brought these actions) and have less force, all activities are directed towards the countryside to reduce production costs.

Since in Italy it was not possible as mentioned, the production costs remained high, but also the quality. On the other hand, the quality of products, especially English and Dutch, is very poor, but most importantly, these countries have changed production techniques. Why Italy at this point, even in the face of a demand deficit, which in any case concerns marginal countries, does not adapt to this situation?

Before proceeding we clarify what is meant by marginal producer: we imagine that the demand for machines decreases by 20%; the remaining 80% must be divided among the various machine manufacturers on the market; but which of these is able to intercept the largest slice of demand?

Italy has become a marginal producer, that is to say that it is one of those producers that if the demand is large enough, can enter the market; if the demand is contracted, once the mass demand is satisfied by the offer of the other companies, there is no room for Italian supply (production). There is therefore a contraction, also due to the change in production techniques, which allows lower costs even for lower quality products. Why, then, Italy does not adapt?

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Fin quando il commercio internazionale tira, e l’unico polo produttivo importante è il nostro paese, tutto prosegue nel migliore dei modi. Nel momento in cui entrano in gioco nuovi produttori (si ricordi che dopo la caduta di Costantinopoli, chiunque voglia commerciare nel Mar Nero e nel Mar Caspio, può farlo dietro pagamento di somme in denaro) si avvia un problema di competitività; chi sfrutta la manodopera (pagando molto meno gli operai), riesce infatti ad abbassare i costi e quindi i prezzi di costruzione e nolo delle navi. Tale competitività si registra anche nel settore produttivo.

In Italia, come detto precedentemente, vi era stata un’evoluzione, in cui le città avevano conquistato un territorio molto più vasto. Negli altri paesi, invece, dove le città non sono così importanti (si ricordi che in Italia si può produrre solo all'interno delle mura della città, non fuori; ovunque si è tentato di costruire impianti produttivi al di fuori delle mura, per cercare di diminuire i costi, le truppe della città hanno distrutto il tutto e arrestato coloro che intentavano queste azioni) e hanno meno forza, si dirigono tutte le attività verso le campagne per diminuire i costi di produzione.

Poiché in Italia non è stato possibile come detto, i costi di produzione sono rimasti elevati, così come anche però la qualità. Viceversa, la qualità dei prodotti soprattutto inglesi e olandesi è molto scarsa, ma cosa più importante questi paesi hanno modificato le tecniche produttive. Perché l’Italia a questo punto, anche di fronte ad un deficit di domanda, che comunque riguarda i paesi marginali, non si adegua a tale situazione?

Prima di procedere chiariamo cosa si intende per produttore marginale: immaginiamo che diminuisce la domanda di macchine del 20%; il restante 80% deve essere suddiviso tra i diversi produttori di macchine presenti sul mercato; ma quale di questi è in grado di intercettare la maggior fetta di domanda?

L'Italia è diventata un produttore marginale, cioè a dire che è uno di quei produttori che se la domanda è abbastanza vasta, può entrare nel mercato; se la domanda si contrae, una volta soddisfatta quella di massa dall'offerta delle altre imprese, non c’è spazio per l’offerta (produzione) italiana. Vi è quindi una contrazione, dovuta anche al mutamento delle tecniche produttive, che consente costi più bassi anche se per prodotti di qualità inferiore. Perché, quindi, l'Italia non si adegua?


Reference sources:

  • "Storia economica d'Italia: dall'Ottocento ai giorni nostri", V. Castronovo - 1995 - Einaudi

  • "Il prodotto delle regioni e il divario Nord-Sud in Italia (1861-2004)", P. Malanima e V. Daniele - Rivista di politica economica, 2007

  • "Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi", P. Ginsborg - 2014 - Giulio Einaudi Editore

  • "Economia e società in Sicilia dopo l'Unità: 1860-1894, l'industria", G. Barbera Cardillo - 1982 - Genève

  • "Economia e società in Sicilia dopo l'Unita: 1860-1894, l'agricoltura", G. Barbera Cardillo - 1982 - Droz

  • "La Calabria industriale preunitaria, 1815-1860", G. Barbera Cardillo - 1999 - Edizioni scientifiche italiane

  • "Mezzogiorno senza meridionalismo: la Sicilia, lo sviluppo, il potere", G. Giarrizzo - 1992 - Marsilio

  • "Signoria e feudalesimo", R. Boutruche e M. Sanfilippo - 1973 - Il mulino

  • "Moneta e mercato nel'500: la rivoluzione dei prezzi", A. De Maddalena - 1973 - Sanson

  • "Macroeconomia: una prospettiva europea", O. Blanchard, A. Amighini e F. Giavazzi - 2014


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