Una Luna rosso Sangue - Pt.6 Il Deserto nella Mente
Tepeyotll, per gli amici Tepe, era un giovane uomo alto quasi due metri dal fisico scultoreo. La sua carnagione olivastra, ulteriormente abbronzata dal sole di Tlicalhua, era segnata da una miriade di graffi e cicatrici; erano i segni del pesantissimo addestramento che lo avrebbe portato, a tempo debito, a far parte della guardia reale. Indossava una semplice tunica corta ed un paio di pantaloni marroni; portava i capelli tagliati molto corti e con gli occhi scuri scrutava il panorama dalle alte mura che circondavano La Fossa.
Da dov'era si scorgeva l’ampio e assolato deserto, oltre le cime degli alberi che costituivano l’ultima area di vegetazione prima del nulla più assoluto.
La loro prossima meta.
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Tepe salutò con un cenno la guardia che pattugliava le mura e scese i gradini che l’avrebbero riportato al livello stradale. Svoltò l’angolo e proseguì per un centinaio di passi, verso un basso palazzo che prendeva posto vicino alla porta sud della Fossa, l’unico ingresso alla città.
Da un vicolo, un uomo uscì fuori di scatto e gli artigliò il braccio: d’istinto, Tepe si voltò cercando di tirargli un manrovescio, ma la strana figura schivò il colpo di lato e mollò la presa.
“Oh, oh, calmo ragazzotto, sono io. Aspetta ad entrare, voglio fare un discorsetto con te.”
L’uomo che parlava si chiamava Ametl: aveva una quarantina d’anni ed i capelli striati di grigio, un naso adunco e gli occhi irrequieti di chi ha vissuto sempre sul filo del rasoio. Indossava un consunto giustacuore in cuoio, pantaloni vaporosi e stivali alti. Una volta, per scherzo, Tepe gli chiese come mai un uomo esperto del clan dell’altopiano come lui non andasse in giro armato. Sogghignando e senza dire una parola, Ametl tirò fuori un infinito arsenale di coltelli, lame, veleni e sacchi di polvere di Henem nascosti chissà dove tra le pieghe dei suoi vestiti. Puzzava spesso di alcool e aveva una voce stridula e irritante, ma Tepe ormai si era abituato alla sua presenza.
“Ti offro da bere. Che ne dici?” disse Ametl tirando fuori un paio di dragoni d’oro dall'ennesima tasca segreta.
“Non bevo quando sono in servizio.” Rispose Tepe.
“Servizio? Esattamente, che servizio stai portando avanti? Una passeggiata ufficiale per le strade della Fossa? Un pattugliamento in divisa dei bordelli? Una valutazione marziale su quanto veloci possano girare i nostri pollici?” Ametl sputò a terra.
“La Guardia Reale è sempre in servizio. Potremmo essere chiamati a difendere l’Avatar in qualsiasi momento…”
“Amico, l’Avatar non è neanche qui in città! È partito per le montagne di Ytzicotla, a consultare i libri dei maghi alla ricerca di risposte su cosa sia questa MALEDETTA luna viola. E, te lo dico in anteprima, non troverà niente di utile.”
Ametl si fermò ad un chioschetto dove un uomo basso e dal volto poco raccomandabile serviva altrettanto poco raccomandabili bevande.
“Due bicchieri del tuo liquore più forte, Tekso” ordinò l’uomo dell’altopiano.
“Ti ho detto che io non bevo, Ametl” disse Tepe.
Una schiava dai capelli color oro, dalle forme sinuose e decisamente poco vestita si avvicinò al banco con due bicchieri pieni di un liquido denso e nerastro.
“…e chi ha detto che sono per te?” Disse l’attempato guerriero che, in contemporanea, bevve uno dei bicchieri alla goccia e diede uno schiaffo sul fondoschiena della schiava. La giovane donna emise un urletto imbarazzato e si allontanò in fretta.
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“Ehi, Tekso, carina la nuova schiava. A quanto la vendi?”
L’uomo al bancone, senza neanche voltarsi gli rispose: “Cento pezzi d’oro”
Ametl scoppiò in una fragorosa risata. “Amico, con cento dragoni comprerei un intero harem!”
Tekso fece spallucce: “Un harem con gonorrea in omaggio”.
Il vecchio guerriero rise ancora più forte e, quasi con le lacrime agli occhi, prese il secondo bicchiere e cominciò a sorseggiarne il contenuto.
Tepe spostò lo sguardo dal compagno al barista e infine alla schiava; poi sospirò, ordinò un bicchiere di acqua e si sedette al tavolo.
“Davvero, non ho capito cosa stiamo ancora aspettando. Abbiamo un ordine da eseguire, un ordine dall’Avatar in persona! Una missione che probabilmente ci coprirà di fama, oro e donne… Ed il panzone continua a perdere tempo dietro quella feccia!” Ametl era ormai al sesto bicchiere di liquore e cominciava ad avere gli occhi lucidi.
“Xoku sta facendo solo il suo dovere, come facciamo tutti” rispose Tepe.
“Non mi parlare di DOVERE ragazzo. L’Avatar ci ha chiesto di attraversare il maledetto deserto delle Ossa alla ricerca di uno stramaledetto vecchio strambo che vive in una grotta: questo è il nostro dovere, per quanto sia folle. Xoku sta prendendo troppo seriamente un compito marginale; potrebbe lasciarlo a suo padre, a qualche schiavo o a un dannato becchino per quanto mi riguarda!” Ametl bevve di nuovo ed ordinò un nuovo bicchiere.
Vi fu un attimo di silenzio tra i due; poi Ametl si avvicinò alla giovane guardia e gli sussurrò all'orecchio: “Ti faccio una proposta Tepeyotll del clan Tletepetl: ci andiamo solo io e te. Al diavolo il panzone! Con le mie conoscenze del territorio e la tua forza possiamo fare qualunque cosa. Dividiamo il compenso in due e poi ognuno per la sua strada: ti piace l’idea?”
Tepe squadrò il compagno con sguardo arcigno. “L’Avatar ha affidato il compito a noi tre, insieme. Così come ha affidato il compito di controllare la salute della sua schiava personale a Xoku. Noi faremo quello che l’Avatar ci ha ordinato, niente di più niente di meno.”
Ametl sputò a terra. “Bah, come ti pare. Tanto quella sgualdrina non si sveglierà più, ormai è una settimana che dorme. Stiamo solo aspettando che tiri le cuoia.”
Tepe si alzò dal tavolo. “Se anche ci fosse una minima speranza, dobbiamo crederci. La ragazza è stata testimone della morte del Primo Scrivano ed è necessario capire cosa sia successo esattamente quel giorno. Così ci ha detto l’Avatar.”
Anche Ametl si alzò barcollando. “Scommetto che se l’Avatar ti chiedesse di lanciarti in un vulcano tu non avresti alcun dubbio vero?”
Tepe non parlò ma il suo sguardo risoluto fu una risposta sufficiente.
I due si avvicinarono alla porta del basso palazzo dal quale provenivano alcune grida concitate.
“Presto! Portate dell’acqua, dell’erba dei sogni e degli stracci.”
La aprirono e videro un gran stato di agitazione tra gli schiavi e tra gli accoliti di Dragath Xhul. Uno di loro sembrava più coinvolto degli altri, e dava ordini a destra e a manca.
Tepe si fece strada nella calca. “Xoku, che succede?”
L’accolito non si voltò neanche. “Si sta svegliando! La ragazza… ha chiesto dell’acqua!”
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Xoku era un giovane uomo, vestito con una larga tunica rossa con un dragone d’oro cucito sulla schiena, simbolo di Dragath-Xhul. Era alto circa un metro e ottanta e largo quasi altrettanto: dalla quantità di gioielli che indossava e dalla rotondità del suo ventre era evidente come facesse parte della nobilità, e dall’amuleto a forma di fiamma color verde apparteneva al clan delle colline. Era completamente rasato in testa ed il volto era paonazzo per l’emozione e per lo sforzo.
Uno schiavo arrivò con un secchio d’acqua fredda, alcune erbe e delle pezze di stoffa. Xoku corse verso una delle stanze del palazzo seguito da Tepe e Ametl; aprì dolcemente la porta e la richiuse dietro di loro. L’accolito si avvicinò al letto dove una giovane donna era seduta con le mani in grembo e si guardava attorno spaesata.
“…Acqua.” disse con un filo di voce.
Xoku immerse la pezza nel secchio nel quale aveva gettato le erbe e l’avvicinò alla bocca della ragazza. Quando lei gli prese le mani tra le sue, strizzando avidamente la stoffa imbevuta, ebbe un tremito.
Poi la fanciulla lo guardò negli occhi e gli sorrise.
“Grazie” gli disse, e l’accolito divenne paonazzo in volto. “Potrei… avere uno specchio?”
Xoku cominciò ad armeggiare in giro per la stanza, sotto lo sguardo inespressivo di Tepe e quello divertito di Amatl. Il corpulento ragazzo cominciò a parlare ininterrottamente, come per cercare di uscire dall’imbarazzo ascoltando il suono della propria voce.
“Ecco, vedi, in realtà l’esplosione non ha lasciato alcuna ferita sul tuo corpo. Sei passata sotto le cure del miglior guaritore di tutta Tlicalhua, ovvero mio padre il Gran Sacerdote di Tzacualli. Ecco, lui non è solo mio padre, ma è anche il fratello della persona che è, purtroppo, morta una settimana fa nell’esplosione che ti ha coinvolta. Il Primo Scrivano Ricoh era mio zio e, ecco, ora che ti sei svegliata ci farebbe piacere avere maggiori informazioni su cosa sia successo. Oh, ma solo quando ti sarai perfettamente ripresa! In fondo stai dormendo da almeno… sette giorni e cinque ore. Ho dovuto farti mangiare del brodo, ma ti stavi deperendo. Oh per il Dragone, starai morendo di fame! Comunque ecco lo specchio.”
Prese da un cassetto un piccolo specchio tondo e lo porse alla ragazza.
Nahua lo prese tra le mani e scrutò il suo interno con occhi vacui, mentre Xoku tratteneva il respiro e gli altri due la osservavano in attesa.
Poi alzò lo sguardo verso il panciuto chierico e con gli occhi lucidi domandò con un filo di voce:
“Io… chi sono?”
Selenya: Le sei Ombre della Luna
I Sei Monoliti di Selenya - immagine di @armandosodano
La Luna Rossa di Tlicalhua by @gianluccio
Cap. 1: Il Colpo
Cap. 2: La prigionia
Cap. 3: L'accordo
Cap. 4: Sussurri nel vento
Cap. 5: Il silenzio
Cap. 6: Il Deserto nella Mente
La Luna Blu di Kasiha by @kork75
Cap. 1: Un anno prima…
Cap. 2: L'osteria il corallo blu
Cap. 3: Il confine
Cap. 4: Il maestro
Cap. 5: L’ultimo giorno di luna…
La Luna arancio di Svadhisthana by @imcesca
Cap. 1: Prologo pt. I
Cap. 2: Prologo pt II
Cap. 3: Risveglio
Cap. 4: Adulta
Cap. 5: Kama
La Luna Bianca di Alfhild by @acquarius30
Cap. 1: Concentrazione e addestramento
Cap. 2: Gelido come il cuore del Marchese
Cap. 3: Apparizioni
Cap. 4: L'ira di Freyja
Cap. 5: Caos
La Luna Dorata di Porpuraria by @coccodema
Cap. 1: L'inizio di una nuova vita
Cap. 2: la trasformazione
Cap. 3: il viaggio
Cap. 4: La scoperta
Cap. 5: I prescelti
Cap. 6: La ricerca
La Luna Grigia di Rak-Thul by @mirkon86
Cap. 1: Leggenda e curiosità
Cap. 2: Il verso dei tamburi
Cap. 3: La fuga
Cap. 4: Domande e (sempre meno) risposte
Cap. 5: Artefatti e premonizioni
Cap. 6: Tra sogno e realtà
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