Fra le vie del mio destino - La cena di lavoro
Fra le vie del mio destino - La cena di lavoro
Stephan era rimasto d'accordo con me che mi sarebbe venuto a prendere sotto casa, perché il locale era abbastanza distante dalla quarantacinquesima.
"Ovviamente la puntualità non è dote femminile" pensò Stephan guardandosi nello specchietto retrovisore.
Si aggiustava i capelli in modo nevrotico.
Poi, guardando la sorella, che si era accorta di quanto fosse in tilt nell'attendere Giulia, le disse di non fare guai con la bocca.
Lei fece un cenno col capo facendogli intendere che sarebbe stata buona buona.
Dopo qualche minuto di attesa, attraverso gli specchietti laterali della sua Jeep nera, vide un delicato corpo formoso che si avvicinava verso di lui.
Osservava il movimento sensuale delle sue magre gambe avvolte in un tessuto attillato di colore bianco panna accostato ad una maglietta giallo limone, messa all'interno del pantalone.
Si tolse di scatto la cintura e scese dalla macchina, andando ad aprirle lo sportello della macchina.
Stephan: "Buonasera madame!" Le si inchinò davanti e alzò poi il viso guardandola. "Sua altezza, la carrozza la attende da ben mezz'ora, si accinge a mettere il suo sederino sul sedile della macchina? Già abbiamo tardato!"
Lo spinsi col bacino nel lato facendogli perdere l'equilibrio e facendolo cadere col sedere a terra.
Giulia: "Se non ti scosti come posso mai accingermi a mettere il mio sederino lì?"
Indicando all'interno della macchina e ridendogli con dolcezza in volto.
Lui rimase per qualche secondo a terra stupito, poi si toccò nuovamente i capelli per aggiustarli e si alzò. Mi chiuse lo sportello e mentre tornava alla guida mi guardava, negli occhi, attraverso il parabrezza.
Fatta partire la macchina, Stephan mi presentò la sorella.
Sthephan: "Eccola, lei è Margaret, la mia piccola sorellina."
Margaret: "Piacere. Sei molto bella Giulia."
Arrossii e la ringraziai. Poi un silenzio imbarazzante li invase.
Stephan:"Allora? Sua altezza vuole conoscere il nome del suo capo?"
Giulia: "Stephan smettila di chiamarmi Sua altezza, mi infastidisce. Poi non so se sarà il mio capo."
Stephan: "Ehy, Ehy calma. Sei nervosa per il colloquio con Ivan?"
Mi mise, con affetto, una mano sulla gamba, accarezzandola.
Mi resi conto che avevo usato un tono un po' aggressivo.
Giulia:"Scusami Stephan, non volevo, è che mi sento in tensione. Per me è importante questo colloquio!
Stephan: " No scusami tu, non so quando smettere di scherzare. Comunque se posso darti un consiglio, sii te stessa. Hai tutte le capacità per occupare quel posto di lavoro. Poi Ivan è una persona che ama la semplicità, tranquilla. Inoltre c'è Margaret. Meno male che Ivan la conosce da quando è nata, più o meno."
Giulia: "Grazie Stephan, sei una persona speciale."
Stephan:" Arrivati!"
Tirò il freno a mano.
"Credo che sia questo che fa un amico, no Giulia?"
Giulia: "Eh sì!"
Feci spallucce e ad occhi chiusi gli feci un sorriso a trentadue denti.
"Ma quanto e scema"
Disse Stephan tra sé e sé.
Entrati nel locale vedemmo seduto,già al tavolo, Ivan.
Un uomo alto, muscoloso. Capelli tirati all'indietro con il gel, occhi neri, capelli neri e uno sguardo penetrante, con una carnagione olivastra.
Stephan: "Perdonaci per il ritardo, causa mia, ho tardato un po'."
Rimasi perplessa dal gesto che Stephan aveva fatto. Si era preso la colpa del mio ritardo, per non mettermi in cattiva luce.
Poi continuò presentandomi a Ivan.
Ivan: "Piacere Ivan."
Mi baciò la mano.
"Stephan, sta' tranquillo sono abituato ai tuoi ritardi, ti dovrei licenziare dall'essere mio amico."
Scoppiò in una grossa risata.
Ci mettemmo a sedere ed ordinammo.
Mentre Ivan scherzava con Stephan strofinavo le mani sulle ginocchia e guardavo ovunque per non incrociare gli occhi di Ivan.
Stephan si accorse della mia agitazione quando mi morsi delicatamente il labbro destro.
Mi sorrise.
In un attimo mi ricordai delle sue parole "Sta' tranquilla,hai tutte le capacità per occupare quel posto", "Sii te stessa".
Giulia: "Signor Ivan so che lei è un medico, in cosa si è specializzato? Spero di non essere invadente con tale domanda".
Ivan: "Sono un chirurgo dei trapianti, cose un po' particolari... I miei pazienti sono delicati,diciamo così... Mi ritrovo le loro vite in mano. A volte muoiono, a volte sopravvivono, ma i trapianti sono sempre un gran bel problema... Ma sai qual è il bello di questo lavoro Giulia?"
Giulia: "No, signore."
Ivan: "E' la gioia nel vedere, negli occhi dei parenti, la felicità di rivedere viva la persona cara. Però vuoi sapere qual'è il brutto di questo lavoro?"
Giulia:" Vedere piangere i parenti delle persone che non riesce a salvare?"
Ivan fece solennemente cenno di sì col capo; fu però felice della risposta e abbozzò un sorriso.
Il cameriere versò nel bicchiere in cristallo un buon vino rosso.
Ivan prese il calice e lo portò alle labbra, carnose ed a forma di cuore.
Posò il bicchiere e ponendo il dito medio su di esso ne disegnava i contorni.
Ivan: "Esatto Giulia, ciò che ti propongo, però, riguarda ben altro. La mia segretaria si è licenziata, dicendomi che vedere quelle persone soffrire la rendeva infelice. Non ha sorretto la situazione. Quindi mi trovo in difficoltà con gli appuntamenti e le varie commissioni. Concludendo il discorso, se per te va bene, da Lunedì potresti cominciare un breve periodo di prova."
Ci pensai un attimo. Nella mente mi vennero tanti dubbi, del tipo "Cosa direi nel caso avessi di fronte un parente in lutto?" O magari "Cosa direi ad un bambino che deve ricevere un trapianto?"
Deglutii,presi,tremante, il calice di vino e in un sorso bevvi tutto il contenuto.
Giulia: "Signor Ivan, le posso chiedere la gentilezza di lasciarmi qualche giorno per rifletterci un po' su?"
Ivan:"Va bene Giulia, mi sembra perfettamente giusto che tu abbia il tuo tempo per riflettere sulla risposta da darmi. Comunque nel mio studio ci vorrebbe proprio una deliziosa ragazza come te!"
Abbassai lo sguardo verso il piatto, che avevo di fronte, ed intimidita mi scusai ed andai in bagno. Mi guardai allo specchio e appoggiandomi con le mani sul lavandino respirai dolcemente.
Margaret si alzò dal suo posto e mi raggiunse.
Margaret: "E' un tipo particolare Ivan, vero?"
Sobbalzai, non mi ero accorta che era lì a fianco.
Giulia:" Ma no, non è poi cosi strano."
Margaret:"Qualcosa ti ha infastidito, Giulia? Tutto bene? Ti vedo agitata"
Giulia: "Sì Margaret, lo sono. Non so come reagirò quando starò li davanti a quelle anime preoccupate."
Margaret: " Se non provi, non puoi saperlo."
Mi aggiustò i capelli con le mani, spostandomeli in un lato, mi fece guardare nello specchio e disse: "WOOOW, il ciuffo ti donaaa!"
Mi fece ridere la sua faccia da scimmietta, credo che volesse farmi distrarre un po' dalla tensione.
Margaret: "Hai visto mio fratello che faccia ha fatto quando Ivan ti ha fatto quel complimento?"
Da una faccia da scimmietta era passata ad una faccia da diavoletto dispettoso.
Giulia: "No Margaret, che faccia?"
Margaret: "Sembrava geloso, o mi sbaglio?"
Giulia: "Mi sa che ti sbagli,scimmietta."
Margaret: "Come mi hai chiamata??"
Aggrottò le sopracciglia e solo lì notai quei suoi occhi marroni: sembravano finti, il colore si avvicinava ad un ramato.
Uscimmo dal bagno per tornare al tavolo, l'ordinazione era appena arrivata. Infatti vi era Stephan in piedi che si aggiustava i capelli, forse stava venendo ad informarci. Iniziammo a degustare quelle delizie, quando ad un tratto Ivan interruppe il silenzio.
Ivan:"Scusami, forse ti ho irritata con quella sorta di complimento che ti ho fatto prima. "
Giulia: "No, no tranquillo"
Ivan: "Le cose belle vanno espresse o sbaglio?"
Margaret mi fece cenno, con lo sguardo, di osservare Stephan. In mezzo alle sopracciglia, si erano create quelle rughette di espressione associate alla rabbia. Era infastidito. Pensai a come fosse tenero arrabbiato.
Ivan: "Comunque, quando avrai deciso chiamami a questo numero."
Mi diede un biglietto col suo recapito telefonico.
Finita la cena, che Ivan aveva generosamente offerto, ci incamminammo al parcheggio per prendere le rispettive aiuto. Salutai Ivan e partimmo verso casa.
In macchina Stephan mi spiegò che Ivan era sì un grande medico, ma che era una persona molto sensibile.
Stephan: "Ti prego di pensarci, Giulia. Sta passando un momento molto complicato, gli serve una mano. Poi credimi che è una persona molto seria e rispetta tutti. Se non fosse così, di sicuro non te lo avrei presentato."
Vidi il suo viso cupo e la sua espressione seria mi colpì, non lo avevo mai visto così, era davvero eccitante vederlo.
Ma avevo appena pensato?
Non posso pensare una cosa simile di Stephan, lui è un amico, punto! Mi diedi due schiaffi e scrollai la testa, come fanno i cani quando sono bagnati. Mi accorsi che Stephan aveva accostato, perché arrivati a destinazione. Mi guardava un po' perplesso.
Stephan: "Ma che fai?"
Storciò il muso.
Giulia: " Ma nulla Stephan. Pensavo, tutto qua."
Mi arrotolavo i capelli tra le dita mordendomi il labbro a destra.
Stephan mi fece un sorriso timido.
Stephan:"Quando sei nervosa ti mordi sempre il labbro, sei carina!"
Mi accarezzò la guancia.
" Allora, mi prometti che ci pensi?"
Giulia: "Va bene!"
Poi continuai, prendendolo in giro:
" In fondo è questo quello che fanno gli amici, no Stephan?"
Sbattei le ciglia velocemente.
Scesi dalla Jeep salutando Margaret, lui mi volle accompagnare fin sotto la porta.
Stephan: "Domani corsa?"
Feci cenno di sì con la testa.
Lui si avvicinò a me lentamente, senza che me ne resi conto mi trovai fra le sue braccia. Mi sentii protetta, l'ansia svanita. Quell'abbraccio mi scaldò l'anima.
Storia interessante e così creativa ,,, grazie per la condivisione, @upvoted
Lieto fine,,!!!@komichian
Grazie! Sono felice che il racconto ti sia piaciuto 😊
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