La piccola guerriera
La piccola guerriera
La società in cui viviamo non fa altro che giudicarti e credere di sapere tutto di te, quando poi in realtà ciò che vede non è che la punta dell'iceberg.
La superficialità dilaga e quasi nessuno è più disposto a soffermarsi e a riflettere.
Vi voglio raccontare di una piccola guerriera, che fin da quando è nata ha iniziato una battaglia con la vita, ha dovuto stringere i denti ed i pugni per rimanere a galla.
Nata dall'unione di una tossico-dipendente e un uomo sposato, venne lasciata alle cure di un collegio gestito da suore.
Era stata abbandonata da coloro che l'avevano procreata assieme a sua sorella, unico essere meraviglioso che le apparteneva, dalla quale però fu inizialmente separata. Circondata da molti bimbi come lei, giocava. Un giorno sia lei che la sorella furono portate al cospetto di un giudice per le adozioni da una suora che di loro si prendeva cura.
La suora, forse affezionata a quelle due piccole creature senza colpe, in un momento di totale rabbia le portò di fronte al giudice, anche rischiando di essere penalmente perseguita.
"I giudici per legge non possono vedere i bambini che devono far adottare, lei questo lo sa?"
Il giudice si alzò in piedi e mise le mani sulla scrivania.
" Mi può far arrestare."
" So benissimo a cosa andiamo incontro, ma non posso veder morire queste due anime senza colpa."
Il giudice le guardò, così magre, le ossa sporgevano più della carne.
La più piccola sorridendo guardò gli stivali del giudice, dicendole che erano molto belli. Il giudice amava gli stivali, ne andava matta.
Coincidenza?
Uscì dalla sua postazione, si avvicinò a quei due esili corpicini, si inginocchiò e accarezzò i loro capelli, guardò i loro occhi color cioccolato, toccò le loro piccole e ossute manine.
Il giudice dopo averle viste giurò, nel profondo del suo cuore, che anche se avesse rischiato il suo posto di lavoro, le doveva salvare.
Salvare da quel destino che le avrebbe inghiottite, che avrebbe oppresso la loro bellezza.
Partirono le pratiche di adozione e dopo poco le due bambine avrebbero conosciuto i loro futuri genitori.
Era un miracolo quel che era capitato, ma non c'era più tempo.
Non era un'adozione normale ed infatti i parenti di queste due bambine volevano riprendersele, non erano persone con le quali si poteva parlare, e così il giudice dovette anticipare le pratiche per affidarle in adozione immediatamente.
Per fortuna, il padre biologico delle bambine, in un momento di lucidità, diede il consenso per l'adozione.
Il giudice chiamò una scorta di polizia e disse ai genitori adottivi, dopo una settimana dall'incontro con le bambine, che dovevano affrettarsi e che sarebbero stati scortati fino a destinazione da due volanti della polizia.
Le suore dell'istituto prepararono velocemente le bambine e le poche cose che appartenevano loro; all'arrivo delle due volanti e della macchina dei genitori furono caricate in macchina.
Dopo quel giorno le "manovre" del giudice furono notate e lei fu trasferita lontano da quel luogo, ma a lei non importava: bastava che quelle due bambine ora potessero vivere una vita serena, o almeno normale.
Ma le difficoltà di questa bambina non cessarono lì.
Quando iniziò le elementari, non riuscendo ad apprendere come gli altri, veniva punita dalle sue insegnati e schiacciata dai suoi compagni, quasi incoraggiati, nel fare ciò, dalle maestre.
Veniva derisa davanti a tutti.
Lei vedeva quei numeri alla lavagna, quelle lettere al contrario.
Non riusciva ad imparare le tabelline. Vedeva gli altri che imparavano a fare calcoli, sapevano i verbi in inglese, sapevano scrivere. Nessuno la aiutava, gli insegnanti la facevano alzare e davanti a tutta la classe esclamavano:
"Non siate come lei che in 3 anni non sa nemmeno scrivere e leggere".
Poi ad un tratto la piccola si trovò in una classe diversa.
Era sola, insieme ad una ragazzina affetta dalla sindrome di Down, probabilmente reputata, esattamente come lei, "un peso per la classe". Insieme a loro c'era solo un'insegnante.
La maestra disse alla collega se poteva tenersela, perchè un brutto esempio per i suoi alunni.
La madre della bambina, accorgendosi che qualcosa nella sua bambina non andava, andò a parlare con le insegnanti.
Lì si accorse cosa stavano facendo alla figlia.
La piccola, a denti stretti, aveva subito per 5 anni l'ignoranza dei suoi insegnanti e la prepotenza dei suoi compagni.
Secondo me le insegnati non comprendono quanto la loro presenza sia essenziale per i bambini. Da loro, oltre che dai genitori, sono poste le basi per un individuo forte, che segue la cultura, e che segue valori importanti, ma se sono proprio loro a distruggerci e a non insegnarci come relazionarci con la società, si costruisce una generazione "vuota".
Dopo aver scoperto che il lento apprendimento era causato dalla Dislessia, la madre la portò da una logopedista e anche da una psicologa per i problemi causati da quella esperienza.
Iniziò poi le medie e fortunatamente lì iniziò, grazie a professoresse veramente intenzionate a recuperarla, a scrivere , a leggere.
Anche se sera indietro, e non al passo con i suoi compagni a lei non importava. Si impegnava al massimo e cercava in tutti i modi di imparare. Scoprì che apprendere era qualcosa di veramente affascinante.
Poi, visto che le professoresse le davano un trattamento diverso da quello di tutto il resto della classe, iniziò a fare i conti col bullismo. Quelle mani sulle guance, quelle spinte violenti, quel sarcasmo la distruggevano. In tutto ciò, però, in quella classe aveva conosciuto anche persone che l'avrebbero accompagnata nel suo futuro, ma lei ancora non lo sapeva.
Emarginata da quasi tutti i compagni di classe, aveva però il coraggio di battersi se vedeva delle ingiustizie, non le sopportava.
Un giorno, la sua compagna di banco veniva presa in giro dal bulletto della classe, che urlava:
"ECCOLA, E' IL TRANS, IL TRANS!"
La sua compagna di banco (una delle persone che le resterà vicino anche in futuro) si alzò e corse in bagno.
La piccola guerriera si alzò, raggiunse il bullo, gli tirò un pugno ben assestato e gli disse:
"Ma ti vedi tu ? Sei un nanerottolo. Hey nanerottolo sta zitto! Cerca di non fare il bullo d'ora in poi, perchè oggi sai che significa essere la vittima."
Quel giorno nessuno parlò, erano troppo sconvolti da quel che avevano visto.
Per una volta era stata la piccola guerriera a proteggere ciò a cui teneva.
Anche la professoressa che aveva sentito tutto da dietro la porta non le aveva detto nulla.
Quel giorno la piccola guerriera aveva vinto la prima delle sue tante battaglie.
Al liceo l'incubo le si ripresentò.
Professori che la mettevano in ridicolo mentre leggeva, la facevano scrivere in latino alla lavagna e le dicevano che era la vergogna della classe, non credendole quando diceva di essere dislessica.
Ancora mani sul corpo, ancora parole pesanti.
Doveva indossare maschere per piacere a quelle persone.
Le sembrava di essere in un teatro e che dovesse interpretare tanti diversi personaggi, ma perchè non poteva piacere per quel che era? Spesso pensava alla morte, a come poter distruggere quel dolore che provava.
Poi però decise di togliere quelle maschere, di liberarsi di quel che non era. Voleva essere amata per quel che era. Basta fingere, basta essere l'ultima.
In quel liceo, inoltre, aveva rincontrato la sua compagna delle elementari, la ragazzina Down che le aveva tenuto compagnia per un certo periodo, la quale, come lei, era vittima di bullismo e dispetti.
Le strappavano i fogli dei suoi quaderni, le tiravano i capelli.
Lei urlava e appariva agli occhi delle professoresse e della vicepreside come un pazza, perchè i compagni di classe, quando i professori entravano in aula, fingevano di tentare di tranquillizzarla.
Quella ragazza Down non aveva mai fatto nulla per ricevere quel trattamento.
Decise, la piccola guerriera, di filmare quella follia disumana, per poi dimostrare che i pazzi erano loro. Non le importava ciò che le avrebbero fatto, avrebbe cacciato i suoi artigli per proteggere la sua amica e se stessa dalla cattiveria e dalla quella brutalità.
La giustizia aveva un sapore meraviglioso.
Cosa avrebbe mai potuto fare da morta? Cosa avrebbe fatto con quelle miriadi di maschere?
NULLA.
Per essere migliore di quella merda doveva combattere, non accettare. Se si fosse suicidata la sconfitta sarebbe stata lei, se non avesse rischiato il tutto per tutto a far comprendere che quella ragazzina non era pazza,ma era la vittima, sarebbe stata peggio delle persone che da anni la picchiavano, che la ritenevano stupida, che la distruggevano psicologicamente.
Con questa storia voglio dirvi di essere voi stessi sempre, di combattere la violenza, ma non con la violenza, ma con la giustizia. È facile arrendersi, il difficile è reagire.
Adottate perchè là fuori vi sono bambini che aspettano solo di essere amati. L'adozione credo che sia una delle cose più belle che si possano fare.
Per quanto riguarda gli insegnanti, vorrei comprendessero quanto loro siano veramente importanti per l'educazione dei loro allievi, sono degli esempi essenziali. Dovrebbero solo guardare nel profondo dei loro alunni e capirli.
La piccola guerriera continuerà a combattere, anche se il vento soffierà nel verso opposto al suo. Sempre.
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Thanks 😊
We will next translate the post in English!
Bel racconto, e purtroppo molto realistico anche, è pur vero comunque che esistono anche realtà colto più accoglienti, un Insegnante con la I maiuscola (che poi dovrebbe essere la norma) dovrebbe accogluere i bisogni dei suoi studenti e motivarli, cambiare il proprio stile di insegnamento x adeguarlo alla classe e non il contrario.
Ad oggi comunque queste tematiche cone i bisogni speciali e l integrazione sono, fortunatamente molto più attenzionati più o meno dovunque (che poi si lavori bene o meno è una questione di responsabilità ed etica professionale).
Grazie per il tuo racconto 😊
Grazie a te per il tuo commento. Spero abbia fatto un po' riflettere sia per quanto riguarda l'adozione, sia per quanto riguarda l'insegnamento o bullismo.
Sull integrazione, l insegnamento, e il bullismo e sul coraggio di affrontarli si senza dubbio.
Rispetto all adozione, io personalmente lo vedo come un argomento un po' più delicato e complesso... o meglio servono anche altri tipi di riflessione, non è una scelta davvero per tutti purtroppo, e dico questo mettendo al primo posto il bene del bambino.
Sono d'accordo, è sicuramente un argomento più delicato e complesso... Io sono stata letteralmente salvata in questo modo e per questo motivo non posso che essere favorevolissima all'adozione, ma non è sicuramente un tema facilmente affrontabile né tantomeno una scelta adatta a tutti...
Assolutamente come dici, anche io sono totalmente favorevole, anzi ancora di piu, non si può non esserlo a mio parere, ma purtroppo ci sono casi di genitori che non sono pronti ma questo vale sia x le nascite naturali che x le adozioni!
Tema interessante comunque... io ho lavorato pure in casa famiglia... potremmo confrontarci e fare un paio un post con le due diverse prospettive...! 😊
Certo! Mi farebbe piacere! :-)
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