Un libro indimenticabile, recensione - Io non ho paura
Ringrazio @fulviaperillo per averci dato la possibilità di partecipare a questo contest simpatico e stimolante! Per la mia partecipazione ho scelto un libro che lessi l'estate del mio quarto anno di liceo.
Un libro dalle descrizioni incantevoli.
Ricordo che mentre lo leggevo riuscivo realmente a vedere quelle distese gigantesche di grano giallo orca; mi ero talmente immersa che sentivo sotto i piedi la polvere e il caldo asfissiante che Michele e i suoi compagni, in quell'estate, soffrivano. Sentivo le urla dei personaggi del libro, ero in groppa anche io alle biciclette arrugginite che pedalavano.
La cosa che però mi è piaciuta in particolar modo è la caratterizzazione dei personaggi.
Ricordo che chi mi faceva più rabbia era il Teschio che, essendo il più grande, vinceva sempre e sceglieva sempre lui le penitenze che venivano date a chi era ultimo. Barbara era la ragazzina cicciona che era sempre l'ultima ed aveva penitenze sempre brutali, come far vedere il suo petto prematuro, oppure la parte del corpo più intima. Il personaggio che mi sembrava più dolce e che più si era conquistato le mie simpatie, oltre a Michele, il protagonista, era Salvatore, che però nel corso della lettura si è fatto odiare.
Un altro personaggio che ho apprezzato molto è Filippo, il bambino preso in ostaggio dagli abitanti di Acqua Traversa.
Il personaggio più odioso e fastidioso, invece, che mi ha fatto letteralmente saltare i nervi per la sua poca educazione e poca umanità, era Sergio Matteria.
Quel giorno, come al solito, era in atto una gara su una collina gigantesca, mai vista in precedenza dai piccoli di Acqua Traversa.
Dopo quella enorme montagna di grano avevano trovato una casa che cadeva a pezzi. Ovviamente a vincere la gara fu il Teschio, che aveva deciso che quel posto, visto che lo aveva visto lui per primo, era suo.
"Le cose sono di chi le vede prima", così diceva.
Michele era arrivato ultimo, ma a causa della sorellina che era costretto a portarsi quasi sempre dietro. Siccome il Teschio voleva vendicarsi di Barbara per un fatto accaduto prima di arrivare lì dov'erano, decise che la penitenza dovesse farla lei.
In quell'istante avrei voluto avere un bastone per darlo ripetutamente in testa al Teschio. Quel ragazzino prepotente! Se fossi stata in Barbara lo avrei picchiato a sangue.
Barbara, non essendo d'accordo, chiese di mettere ai voti quella decisione.
Ovviamente tutti votarono a favore della decisione presa dal Teschio.
Il Teschio allora le disse che doveva far vedere a tutti le sue parti intime.
Barbara si opponeva a quella penitenza ed il Teschio, a quel punto, si alzò e le diede un ceffone sulla guancia dicendole:"Hai perso, ora fallo"
Ad un tratto Michele lo interruppe e disse: "Ho perso io la gara, tocca a me."
Lì apprezzai il gesto eroico di Michele, lo avrei baciato sulle guance se avessi potuto.
Nella mia mente esultavo e godevo perché il Teschio non l'aveva avuta vinta.
Michele doveva salire al secondo piano della casa, che si reggeva in piedi per scommessa, e saltare dalla finestra.
Una volta arrivato Michele si arrampicò su un ramo dell'albero che aveva di fronte a sè, ma questo si spezzò e lui cadde.
Fortunatamente attera su un materasso e non si rompe neanche un osso.
Però alzandosi notò che il materasso era lì per nascondere qualcosa perché al di sotto di esso vi era una lastra di alluminio.La alzò, pensando che vi si nascondesse un tesoro segreto.
Man mano che la apriva entrava la luce del sole, che illuminava il fosso di due metri e mezzo.
Cominciarono a scorgersi degli stracci messi in un lato e si intravedeva qualcosa senza peli, bianco. Si accorse che era una gamba.
In quell'istante mi presi realmente paura, e mi misi nei panni di Michele. Cosa avrei fatto io?? Avrei urlato e chiesto aiuto agli amici? Non so cosa avrei fatto.
Tornai, accanita, alla lettura del libro.
Da lì in poi Michele andò lì per portargli da mangiare, cercando di capire chi fosse.
Michele,in seguito, durante una notte in cui gli scappava la pipì, sentì parlare ad alta voce degli adulti in casa sua. C'erano tutti gli abitanti del piccolo villaggio, tutti i genitori degli amici di giochi che frequentava.
Quella sera scoprì che Sergio, suo padre, e tutti gli altri avevano rapito il piccolo Filippo, per ricevere un riscatto dalla famiglia. Scioccato tornò in camera e cercò di addormentarsi.
Arrivato da Filippo vide che era stato lavato e vestito e, felice, lo invogliò ad aprire gli occhi, anche se Filippo aveva paura perché non voleva sentire il dolore che la luce gli provoca. Convintolo poi ad aprire gli occhi, Michele gli propose di uscire dal buco.
Finalmente, dopo più di due settimane in quella topaia, Filippo rivide la luce, i campi pieni di grano. Quando poi tornarono al buco, Michele venne preso da Felice, che era uno dei rapitori. La spia l'aveva fatta Salvatore, che voleva guidare la macchina di Felice.
Quando Felice lo ha scoperto sono sobbalzata dal letto, giuro; mi sono davvero spaventata e il peggio era che Michele era in trappola e non poteva scappare. Avrei preso Felice a morsi.
Fu portato a casa sua. Il padre preoccupato gli chiese se avesse detto il suo nome a Filippo o in quale luogo si trovasse.
Michele gli rispose che non gli aveva riferito nulla, ma in realtà a Filippo aveva detto quello e anche di più.
Una notte, come sempre, i grandi discutevano fra di loro e Michele sentì dalla bocca di Sergio:
"Il ragazzino va eliminato"
Litigavano per chi dovesse farlo fuori,lo scambio non era andato a buon fine.
Michele chiuse la porta e si buttò giù dal balcone atterrando sul furgone del padre. Aveva saputo da Salvatore che Filippo era stato nella gravina di Mellichetti, un vecchio pazzo. Correva con la sua Scassona, la bicicletta, così la chiamavano, nel buio della notte.
Arrivato finalmente da Filippo, scavalcò le alte mura di legno e arrivato vicino al corpo esile di Filippo lo svegliò dicendogli che doveva scappare. Filippo continuava a ripetere che non ce la faceva ad alzarsi ma Michele lo spinse ad alzarsi avvertendolo che era in serio pericolo.
Alla fine Filippo iniziò a muoversi e arrivati vicino alle mura di legno Michele lo aiutò a scalarlo. Arrivato dal lato opposto, Michele si rese conto che non poteva scavalcarlo da solo e guardando Filippo da un foro presente nel legno gli disse di andare via subito. Filippo non voleva andare senza di lui. Michele gli intimò di andarsene e Filippo, alla fine, scomparve.
Attraverso il buco Michele vide il padre. Il padre aprì la porta e Michele, accecato dalla luce, chiuse gli occhi dicendo:
"Papà sono io, sono Michele..."
Poi il buio.
Il mio petto, tra quelle righe, sembrava un tamburo. Speravo che Michele non fosse morto e per giunta a causa delle mani del padre.
Michele si risvegliò tra le braccia del padre e in lontananza vi erano persone e cani che correvano verso di loro. Urlava al padre di scappare, ma lui piangeva e lo accarezzava.
Una figura si avvicinò e il padre di Michele chiedeva aiuto e diceva: "Non l'ho riconosciuto. Aiutatemi, è mio figlio. E' ferito."
Poi di nuovo buio.
Di questo libro vi è anche il film ,molto bello, ma nulla a che vedere il romanzo.
Io ho letteralmente divorato questo libro, e il personaggio di Michele mi ha fatto capire che nella vita ci vuole coraggio e che non bisogna rimanere indifferenti nei confronti di chi è in difficoltò, anche se questo può non giovare a noi.
Foto dell'autrice