RE: “Che lavoro fai?” Lo Steemian! [Originale Partiko #7]
Molti vedono questa nuova rivoluzione digitale come qualcosa di negativo: “la tecnologia (o i robot) ci ruberá il lavoro”, “molti posti di lavoro non esisteranno piú fra qualche anno”.
In effetti sta giá succedendo, le fabbriche buie (nelle quali solo lavorano macchine e che non hanno bisogno di luce o riscaldamento) sono giá una realtá.
Questo debe tradursi per forza in una “crisi”? Una leggenda urbana, che sembra esser confermata come tale ma che comunque mi piace come metafora, afferma che la lingua cinese/giapponese non ha una parola per tradurre “crisi”, al suo posto, il concetto piú simile è espresso da due ideogrammi: pericolo/cambio e opportunitá.
Ed è cosí che mi piace vederlo, ogni cambio racchiude sempre pericoli intrinsechi, che possono essere una gran fonte di esperienza e convertirsi in una opportunitá di cambio verso qualcosa di nuovo.
Se guardiamo indietro nella storia, durante gli inizi della prima rivoluzione industriale, la maggior parte della popolazione umana lavorava nei campi, e non precisamente per passione, curando l’orto di casa, ma spesso sfruttati da qualcuno. Ferie (e non dico pagate), viaggi per turismo, tempo per l’ozio o per i propri hobby quasi nullo. La tecnologia gli “rubó” il lavoro. La maggior parte della gente si trasferí nelle cittá trovando lavoro nelle nuove fabbriche. Certo gli inizi furono duri, per molti si trattó solo di un cambio di “ambiente” e di “padrone”, ma oggi grazie a questi “avanzi tecnologici/distruzione di posti di impiego”, siamo un po’ piú liberi dalla schiavitú del lavoro e abbiamo piú tempo da dedicare alle nostre passioni. I geni della stroria idearono le piú grandi disrupzioni scientifiche e tecnologiche mentre si dedicavano a coltivare i propri talenti, realizzando attivitá gradite che gli procuravano gioia e soddisfazione, non di certo lavorando per una azienda (tranne qualche eccezione).
Einstein e la sua Teoria della Relativitá Generale, mentre si annoiava nell suo ufficio di brevetti.
Linus Trovad e Linux, dalla comoditá della sua casa e tanti altri dal garaje.
E come no, un certo Satoshi Nakamoto, da non si sa dove, ma non di certo in qualitá di impiegato di un’azienda, che ha messo le basi perché io oggi possa scrivere questa risposta a un post di fedesox su un social media basado en la blockchain.
Davvero vogliamo lavorare in quelle “fabbriche buie”, al posto dei robots svolgendo lavori alienanti invece di utilizzare al massimo il nostro creativo potenziale umano?
Per me questa “crisi/nuova rivoluzione industriale-digitale”, è una grande opportunitá di cambio per l’umanitá la quale puó portarci verso un futuro migliore per molti se siamo in grado di gestirla nel migliore dei modi.
“I robot ti ruberanno il lavoro, ma va bene così”, recita il titolo di un libro di Federico Pistono, che consiglio di leggere.
C'è lavoro e lavoro!
@fedesox mi piace il tuo lavoro come Steemian :)
saluti da un' aspirante Steemian :)
Ciao @maruskina davvero ottimi spunti i tuoi, la paura di essere sostituiti dai robot io non la vedo, anzi sono estremamente curioso di vedere come il lavoro umano verrà ridimensionato, molti si sentiranno pesci fuor d'acqua ma io la vedo come un'enorme opportunità che non mi faccio sfuggire :)