6. Giustizia (parte prima)

Da dietro le cime dei monti, a sud, emerse la cosa più simile a una valanga che il cielo potesse partorire: un'immensa, compatta muraglia di nubi che affogò il sole di mezzogiorno nelle tinte dell'avio.

(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)

I caldi raggi si spensero con la rapidità di uno stoppino. In un men che non si dica una diversa luce, fredda e sconfortante, risvegliò nei cuori un'antica paura sopita da tempo.

Quella della collera divina.

"Il Re dei Venti giunge furibondo!", mormoravano tra loro le genti del Sacro Altopiano.
"Gli Anni Oscuri ritornano!"

I lamenti dei bambini riecheggiavano penosamente, dal sentiero che li avrebbe ricondotti a valle al seguito delle rispettive famiglie; chi non aveva figli piccoli, invece, era stato costretto a restare, testimone attonito di quel giorno infausto.
Un gracchiare sfacciato si levò dalle teste degli Uomini di Pietra, dove un pugno di cornacchie era venuto a posarsi, quasi a sbeffeggiare i presenti, disposti a formare una specie di semicerchio attorno allo scranno approntato per il Lord dell'Altopiano.

Una trentina di armigeri dallo sguardo vacuo si frapponevano tra i popolani e il loro signore, un vecchio arcigno che appariva di rado.
Si sussurrava che il Re dei Cavalli, molti anni prima, lo avesse allontanato dalla sua rinomata corte e spedito tra quei montanari per ripicca, in quanto più a suo agio nel contare i denari che non i nemici caduti sotto la sua lancia.

Gli scagnozzi di Bréma si fecero strada indisturbati, trascinando Ursula per le spalle, le mani legate e gli abiti in disordine, il volto segnato dal pianto. Giunti al cospetto del nobile la scaraventarono a faccia in giù, facendole mangiare la terra.
«In piedi, e datele dell'acqua!», ordinò costui; «siamo qui per indagare, non per torturare dame innocenti sino a prova contraria.»
Il suo sguardo inquisitorio passò in rassegna gli astanti, senza incontrare opposizione; nel frattempo, mani ruvide e bagnate strofinavano la faccia della sventurata, dopo averle inumidito le labbra.
«Si faccia avanti l'accusatore!»

Il processo era appena cominciato.

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«Salvami», implorò disperatamente Ursula, mentre la strattonavano senza riguardo fino a rimetterla in piedi. «Non capisco cosa sta succedendo! Non ho fatto niente...»
Il lord la ignorò, seguitando a guardarsi attorno nervosamente.
«Un taglio netto alla gola, mio signore. Un colpo preciso, studiato», intervenne Bréma, rimasto in disparte fino a quel momento.
«Un'impresa abbastanza degna della spada di tuo padre, Ursula? O forse ti è bastato questo?»
Dalle sue dita penzolava il manico di un coltellino da cucina. La lama era smussata, leggermente annerita.

«Hai appena rimediato quel coltello sotto qualche tenda, lurido porco!», gli gridò contro la ragazza. «Sono disarmata e ti maledico per le tue menzogne! Possa il cielo fulminarti se nominerai ancora mio padre!»
«Non sotto una tenda, ma tra i cespugli», la corresse Bréma, impassibile e sicuro di sé; «non troppo distante da dove ti abbiamo sorpresa a frugare nelle tasche del cadavere.»
Ursula urlò fino a sgolarsi, attingendo a tutto il repertorio popolare di improperi e anatemi.

«SILENZIO una volta per tutte!», intimò furioso il vecchio feudatario; il suo non era il carisma innato degli Uomini dell'Ovest, ma solo il timore suscitato da un capo crudele.
Per una manciata di istanti, Ursula tacque e ansimò.
Il lord sospirò a fondo, prima di rivolgersi a Bréma con una smorfia di perplessità: «L'avete sorpresa chi? Tu e i tuoi uomini, suppongo.»
Bréma scosse il capo con decisione, per poi volgere lo sguardo alla piccola folla.
A un suo cenno, una dozzina di persone fecero un passo avanti.
Il lord li squadrò lentamente, uno ad uno.
«Voi. State giurando di aver trovato l'accusata in prossimità del cadavere, in atteggiamenti sospetti?»

Dopo un momento di esitazione, i popolani annuirono mestamente.

«Vi conosco, mi conoscete!», esclamò Ursula, voltandosi bruscamente in loro direzione. «Ci siamo sempre amati, sempre aiutati. Mai la mia spada ha ferito chicchessia, mai la mia mano ha rubato, MAI la mia lingua ha mentito! Ho trovato quell'uomo steso tra gli arbusti e intendevo soccorrerlo, non avevo capito fosse morto. Non è forse questo che mi avete insegnato? Non è sul soccorrerci l'un l'altro che abbiamo costruito insieme le nostre vite?!»
Le persone assieme alle quali era cresciuta evitarono il suo sguardo.
Tranne una.

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«Bi-bisogna riconoscere, mio signore...»
Un uomo trasandato e grassoccio, sulla cinquantina, cercò di articolare qualche parola; dovette schiarirsi più volte la voce, prima di trovare il coraggio di incontrare gli occhi del severo giudice.
«...Ecco, noi non possiamo negare che Ursula sia una brava persona.»
Bréma lo fulminò con lo sguardo; l'uomo sobbalzò leggermente, faticando a concludere la frase.
«È una cara ragazza che si è sempre data da fare, sì», proseguì infine, pallido in viso; «ha sempre cercato di rendersi utile, di dare una mano. È sempre stata gentile.»

Il lord levò il palmo della mano, annuendo con aria greve.
«Non dubito del passato di costei, brav'uomo, ma del suo presente. Ti sorprenderebbe sapere quanti tiranni, che spadroneggiavano su questo mondo durante gli Anni Oscuri, fossero in origine nobili signori dediti alla filosofia e alla buona politica. Essere brave persone non esclude il poter diventare un giorno nostri nemici, per una ragione o per l'altra; senza contare che è prerogativa dei malfattori più impenitenti, il farsi scudo dei vessilli della pace e della fratellanza.»

Ursula cadde in ginocchio, nuovamente in lacrime. Non più un pianto di rabbia, il suo, ma il singhiozzare di una bimba indifesa.
«Dev'essere uno scherzo», squittì come un topolino tremante, sotto lo sguardo spietato dei suoi aguzzini. «Io non capisco. Smettete, ve ne prego, o impazzirò!»

«Sta delirando», sentenziò Bréma aspramente. «Tipico di quando si sentono con le spalle al muro.»

L'attimo dopo, Ursula era di nuovo in piedi: la misura era colma.

Con un balzo repentino gli fu addosso, prima che riuscissero a trattenerla.
Mandatolo a stendere sul prato, cercò di colpirlo come meglio poteva nonostante i polsi legati ben stretti.
Bréma si sforzò di non reagire; fu quasi paziente, nell'attendere che gliela togliessero di dosso.
Una striscia d'orecchio gli venne strappata via di netto dai denti della giovane, che rischiò di inghiottirla nella foga quando la tirarono per i capelli, costringendola nuovamente al suolo.
Una pioggia di randellate si abbatté sui suoi fianchi e sulle gambe, mentre si dimenava come una belva, la bava alla bocca e il volto deformato dall'odio.

«Da uno a dieci?!»

La voce limpida di Castagna irruppe come uno squillo di tromba, bloccando tutti sul posto.

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«Se è vero che anche l'occhio vuole la sua parte, assegno un due solo perché il vecchio ha una bella giacca», disse senza alcun ritegno, accennando alla tunica del lord: velluto verde, bordato d'ermellino e impreziosito da grossi bottoni dorati.
«Per quanto non abbia mai assistito a un processo prima d'ora, voglio dire», proseguì imperterrito, «sono praticamente certo che non sia mai andata in scena una farsa peggiore di questa. Credete sul serio che qualcuno qui se la sia bevuta?»
Castagna spalancò le braccia con aria di sfida: aveva la giubba slacciata, un colorito cinereo e occhi iniettati di sangue, con le sopracciglia alzate fin quasi all'attaccatura dei capelli, a esprimere tutto il suo sbigottimento.
Doveva essere ancora in piena sbronza.
«Quasi dimenticavo: giù le mani da mia cugina o vi spezzo le ossa.»

A quelle parole il lord si alzò in piedi a fatica, puntandolo con l'indice tremante: «Può bastare così!», gracchiò con gli occhi sgranati dalla rabbia. «Non permetterò che mi si insulti impunemente. Guardie!»
Castagna non oppose resistenza, quando due armigeri lo afferrarono per le spalle.
«D'accordo, non parliamo di te», concesse, «parliamo di Ursula piuttosto. Se davvero ci tieni a stabilire la verità, potrebbero esserci dettagli che non hai ancora considerato.»
Un terzo uomo gli si parò davanti, minacciandolo con una picca.
Castagna lo ignorò e guardò in direzione di Bréma, che torreggiava su Ursula boccheggiante al suolo.
I suoi tirapiedi avevano smesso di picchiarla, per il momento.

«La situazione mi pare già evidente», obiettò Bréma in tono minaccioso, intento a ripulirsi con un fazzoletto l'orecchio mutilato.
In molti, tra gli Uomini dei Cavalli, riuscivano a sopportare il dolore con una disinvoltura impressionante.
«Dubito che questi tuoi modi sprezzanti contribuiranno a rivedere la posizione di tua cugina», aggiunse, «e qualcosa mi dice che non ci aiuteranno nemmeno a placare l'ira degli Dei.»

«Qualcuno deve pur parlare in suo favore, però», fece presente Castagna, sornione.
«Le persone dietro di noi sono più spaventate di un branco di scoiattoli, oltre che stranamente prive di argomenti. Tu sei l'accusatore, questo signore è il giudice, gli altri lavorano per voi. Hai detto che Ursula sta vaneggiando, ragion per cui non può difendersi da sola, se tu non sei un bugiardo.»
Diresse quindi lo sguardo oltre gli elmetti delle guardie, rivolgendosi nuovamente al lord: «Secondo la Legge degli Uomini, resta solamente il sottoscritto a disposizione. Perché io non credo che mastro Bréma sia un comune bugiardo, mio signore, ma un soggetto di gran lunga più pericoloso.»

(Continua...)