ARPEGGI DI CHITARRA
No, non poteva. Era impossibile! Sapeva che sarebbe successo, l'aveva sognato pochi giorni prima. Ricordava quel sogno. Era in una chiesa buia, sull'altare giaceva suo padre. Una voce le aveva sussurrato qualcosa e lei con tutta la forza che aveva in corpo urlava la sua contrarietà, anche durante quel terribile risveglio.
Sapeva perfettamente che non era un sogno premonitore, la maggior parte delle nostre intuizioni sono dovute a una nascosta consapevolezza. A timori. A volte si avverano, a volte no. "I veri veggenti forse esistono, ma ce ne sono ben pochi e sono ben mischiati alla gente comune."
Sapeva e basta
Una sera, pochi giorni dopo, mentre gli teneva compagnia e la luna sorgeva dal mare creando il cammino argentato, aveva capito. Era stato un pensiero veloce e sfuggente. "Questo giorno non lo passa." E come nel sogno aveva cominciato a negare.
La sera era giunta la telefonata. Suo padre aveva smesso di respirare. Le erano tornate alla mente i sogni, i pensieri fulminei. La sua testa con angoscia aveva cominciato a pensare al titolo a grandi lettere del reparto dove era ricoverato suo padre:
Forse era un vecchio cartello, alla fine in quel reparto erano tutti terminali! Un cartello così, provoca nel subconscio speranza, soprattutto se scritto a lettere cubitali. Non avevano pensato a chiamarlo per quello che era!?!
"Comunque RIABILITATIVO non lo è!" pensò con un sentimento di rabbia mischiato a un senso di vuoto, mio padre è morto.
Una parola che alla sua età, 16 anni, nessuno pronuncia sul serio. Un'età che tutto è possibile, tutto è afferrabile ma che nella realtà della vita sfugge come una corrente gelida in un mare caldo, che sembra brodo.
"E comunque mio padre è morto."
E mentre sale in un taxi, perché nessuno in casa sua ha la patente, tutto si ferma, lei povera ragazzina senza cervello pensa che non c'è un domani, come può esserci domani?
"Mio padre non c'è.“ Ma in realtà il tempo si fa beffe del nostro senso di realtà. A lui non gliene frega nulla, o come diceva suo padre:
eppure quella sensazione di vita che non prosegue, la segue fino all'ospedale. Poi il nulla. Non ricorda. È come il limbo.
E ora, dopo giorni di nulla, senza una lacrima che vuole uscire, ecco che passando insieme ad un'amica, vicino ad un vicolo, incontra il coglione di turno. Quelli che, per loro, la vita non vale nulla, quello che non conosce la parola MORTE, quello che passa la sua vita a credere nella
Quello che ha tutto ma in realtà non ha niente. Quello che pensa, e si sforza a pensare, che lei sia una stupida, solo perché parla poco o nulla, perché balbetta quando è emozionata.
È un flash, vede il suo viso che sogghigna sprezzante... da schiaffi. E giù i suoi amichetti dietro a lui che… ridono?
Tutto il castello, mura, fossato compreso, si sgretola e diventa polvere, sente una rabbia mai sentita, sente il vuoto, sente il suo non futuro.
Non è partito per un viaggio.
È MORTO
I suoi piedi si muovono da soli, ma non va a dare quattro cazzotti a quell'imbecille, no. Sente le lacrime che le solcano le guance, e il respiro che si fa pesante,
La voce della sua amica. Non l'ascolta, perché ormai sente, e questo nessuno glielo porterà più via!
Sente il dolore e i perché...quei perché che faranno la loro piccola grande storia.
"Perché proprio a me? Si. Perché non proprio a me? Chi sono io. Una privilegiata? Non sono nessuno solo una scoreggia, e forse neppure questo, nella moltitudine del mondo, del tempo e dell'universo."
È pieno giorno, non ha occhiali scuri per coprire gli occhi rossi e bagnati di lacrime... Il suo dolore, il tempo è solo ricolmo del dolore, il tempo è fermo, immobile. Nulla andrà avanti...
Vuoto
Improvvisamente il fracasso ritorna nella sua vita.
La gente passeggia serena davanti a lei. Dei bimbi giocano nel parco. I giochi che anche lei faceva da bambina. Litigano, o meglio, discutono animatamente su chi dovrà contare per quel giro di nascondino. Altri bimbi saltano la corda. Con impegno e passione. Altri sfrecciano davanti a lei con dei roller ai piedi. E in un angolo più appartato ci sono i piccoli, quelli che con i gessetti segnano scarabocchi che nella loro piccola testa sono opere complesse e meravigliose.
Gli altri stanno continuando a vivere...e dovrà anche lei. Il tempo non è fermo. Scorre in modo quasi rassicurante. Si alza. Ricomincia a camminare. Si sente ancora strana. Sa però che è temporaneo.
Cammina per i terminabili ore. Si fa sera. Forse deve tornare a casa... Si ferma. Seduto ad un lato della strada c'è un uomo che con berrettino a qualche passo da lui, richiede solo un compenso per la sua arte.
Ester si ferma. Ester ha bisogno di riascoltare e sentire. E come se lui sapesse... comincia ad arpeggiare entrando nel mondo di Ester, il mondo di Ester si riempie di note, Ester si aggrappa a quelle corde che vibrano di vita.
Il padre di Ester non c'è più, ma Ester lo manterrà vivo nei suoi ricordi e finché ricorderà, lui potrà starle vicino.
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bellissimo!! cara @raccontami, questa storia è come una poesia. Seppur parla di un abisso, è dolcissima, eil tuo modo di esprimere le emozioni arriva al cuore. Complimenti!!
Grazie @road2horizon! 😊