CDUMDS. Capitolo 7 - Il musicista stronzo
Ogni agglomerato sociale che si rispetti, con un obiettivo comune, ha caratteristiche di gruppo più o meno simili, e individui con ruoli ben definiti (la maggior parte delle volte autoassegnati), collocabili in uno schema pressappoco piramidale.
Sulla carta, con le dovute proporzioni, Amazon e gli amici del calcetto del giovedi sera di @gianluccio, sono la stessa cosa. Le uniche differenze stanno nella quantità e nella qualità dei partecipanti allo schema.
Ogni gruppo di persone, ogni branco, ha le proprie regole, e in proporzione sono simili a quelle di una grande azienda. Se in quest'ultima ogni carica, ogni casella dello schema piramidale, ha un nome altisonante come “presidente”, "direttore", “amministratore delegato”, “responsabile della comunicazione” o altri composti da somme o moltiplicazioni dei precedenti, nel quotidiano i nomi cambiano, ma le responsabilità restano e pesano come macigni. Vediamone qualcuna.
L’organizzatore.
L’organizzatore, organizza qualsiasi cosa, sia richiesta che non.
E’ lui quello che ha i numeri di telefono di tutti, che crea il gruppo sui social, che coordina, che sa dove-come-quando-quanto-perché senza margine di errore. Qualsiasi sia l’attività da organizzare, l’importanza di tale personaggio è prioritaria, sia perché senza di lui non avrebbe luogo, ma soprattutto perché riesce a far combaciare impegni e abitudini di tutti, sotto la bandiera del mal comune mezzo gaudio, ottenendo un risultato mediamente accettabile, ma non entusiasmante per nessuno dei partecipanti.
Un esempio memorabile di organizzatore, è stato descritto nel cinema nostrano, in maniera magistrale dal grande Paolo Villaggio, con la figura del Geometra Filini.
Sovente, l'organizzatore prende l'appellativo di presidente, direttore, boss, e sinonimi vari, vista l'analogia con la figura professionale menzionata in precedenza.
I fedelissimi.
I fedelissimi, sono i primi che vengono chiamati dall'organizzatore. Capisaldi del gruppo, gregari del boss, direbbero si a qualsiasi proposta, qualunque sia la sfera di applicazione. Non si pongono e non espongono mai il problema di orario-distanza-temperatura-giorno-mese-anno-spazio-tempo.
Per loro l’importante è partecipare, anche non sapendo bene a cosa.
Più il numero di fedelissimi è grande, maggiore è il livello di credibilità dell’organizzatore, l’appetibilità e la risposta globale all’evento in programma.
Gli indecisi.
Gli indecisi sono quelli che adorano farsi pregare e desiderare in qualsiasi occasione. Un bravo organizzatore, dimostra le sue capacità di leadership, nella trattativa con questi ultimi.
Loro infatti, non hanno un buon motivo per non partecipare, ma non ne hanno nemmeno uno per partecipare.
Spesso, purtroppo, fanno parte di questa categoria i vanesi, consapevoli di essere indispensabili. In questo modo la loro vanità tocca livelli via via maggiori, mettendoli nella condizione di tenere le speranze di vederli apparire, appese a un filo, fino a pochi minuti prima dell’appuntamento per l’evento in questione. La loro risposta definitiva è quasi sempre "vedo che posso fare".
I tappabuchi.
Ultimi sia per categoria, che per ordine di convocazione.
I tappabuchi, sono quelle persone chiamate solo ed esclusivamente per fare numero. Spesso sono decontestualizzati ed anacronistici, trascinati con richieste di soccorso e mossi da pietà, al solo scopo di raggiungere un quorum.
Provenienti da altre compagnie, categorie, città, cose e animali, vengono reclutati quando l’acqua ha ormai abbondantemente superato la gola.
Ciononostante, possono presentarsi armati del miglior entusiasmo, felici dell'occasione concessa. Più frequentemente, però, avranno l’atteggiamento menefreghista, di quelli che sanno di avere un favore a credito.
Facciamo un esempio concreto, visto che ho tirato in ballo le abitudini di @gianluccio con il calcetto.
Una partita, di norma, si organizza con dieci persone: un numero di certo non proibitivo. Contiamoli.
- L’organizzatore, crea il gruppo, indicando data, orario e luogo. Contatta il campo, prenota e anticipa i soldi, se necessario. Il giorno scelto sarà un una media ponderata, ottenuta impostando sapientemente un foglio Excel, delle disponibilità di tutti gli aventi diritto alla convocazione.
- I fedelissimi, rispondono dopo pochi minuti, sono in due o tre, confermano la loro presenza, e non ci sarà bisogno di ulteriori comunicazioni. Siamo a quattro, ottimisticamente.
- Gli indecisi, saranno altri due o tre, risponderanno dopo qualche ora o giorno, e solo dopo essere stati esortati più volte a farlo. Saranno quelli che la settimana prima non si sono divertiti, perché erano in squadra con qualcuno non alla loro altezza, che non sanno se la moglie deve preparare la fonduta, che devono andare a comprare un nuovo paio di scarpini e non sanno se troveranno il tempo. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, questi indecisi corrispondono a quelli più bravi, più in condizione, insomma a quelli che vorresti in squadra con te. Perciò l’organizzatore, effettuato il convincimento necessario, incrocia le dita che si presenteranno, continuando a insistere con altri due o tre, che non si degnano nemmeno di rispondere al gruppo o alle telefonate. Siamo a sette, speriamo.
- Senza ulteriori adesioni, ormai a ridosso della partita, l’organizzatore, inizia ad essere sopraffatto dal panico, e inserisce altre persone nel gruppo, pur di ottenere il quorum. Introdurrà minorenni, zii, idraulici, istruttori di salsa, e contemporaneamente chiederà ai fedelissimi di iniziare un giro di telefonate fra le loro amicizie, per trovarne altri tre.
La sera del calcetto, all'orario prestabilito, ci saranno:
- l’organizzatore (1)
- tre fedelissimi (4)
- il suocero sessantenne di uno di questi (5)
- il nipote quindicenne del suocero di uno dei fedelissimi (6)
- il carrozziere di fiducia dell’organizzatore, senza scarpini, visto che sono quattro anni che non gioca. Arriva direttamente da lavoro, con le scarpe antinfortunistica. (7)
- Due dei tre indecisi arriveranno con un quarto d'ora abbondante di ritardo (9)
- l’ultimo ha dato forfait senza avvisare. (Azz...)
Nove. Una squadra da cinque, con il sessantenne e il quindicenne, e una da quattro coi portieri volanti.
Prendete questo schema, e piazzatelo su qualsiasi altro evento da organizzare. Dai sempreverdi primomaggio-pasquetta-ferragosto-capodanno, fino al più semplice sabato sera in pizzeria, passando per le feste di compleanno.
Vedrete che andrà bene.
Per quanto un atteggiamento del genere possa far imbestialire, e un comportamento come quello degli indecisi possa essere considerato una profonda mancanza di rispetto, il dramma della partita di calcetto senza top players, una cena con un numero ridotto di persone, o qualsiasi altra buca dell’ultimo minuto, scivola via in tempi ragionevoli.
In situazioni limite, c'è addirittura la possibilità di trovarsi a cena con degli sconosciuti amici di amici (tappabuchi), che risultano essere più piacevoli di quelli che hanno dato buca.
Cosa succede, invece, quando un comportamento del genere viene tenuto all’interno di un gruppo di persone che lavora per obiettivi, come ad esempio una band?
Ve lo anticipo: una tragedia.
Partiamo da alcuni presupposti di fondo, indispensabili per capire gli ingranaggi che si inceppano:
- Una band, è formata da tre o quattro mucisisti. In rari casi da cinque o più. Se manca uno, perciò, manca mediamente il venticinque per cento della componente umana.
- I ruoli, per quanto idealmente sullo stesso livello, all’atto pratico sono ben diversi. In mancanza di un batterista, o di un chitarrista, è più complicato provare; in mancanza del cantante o del bassista, tutto sommato si può provare lo stesso.
- La componente umana, la presenza fisica, è lo 0,001 per cento della definizione di un musicista.
L’altro 99,999 per cento, è capacità, tecnica, ego, arroganza, incoerenza, estro e complessi irrisolti di ognuna delle sue personalità multiple.
Non è sufficiente che un musicista sia fisicamente presente, se insieme a lui non ha portato il cervello, la custodia, lo strumento, i cavi e tutti gli accessori necessari per suonare.
Quest’ultimo punto, sembrerebbe l’affermazione più scontata dell’universo.
Invece, non solo non è scontata, ma la recidiva dei musicisti stronzi, conosciuti nel corso della mia lunga carriera, mi porta a poter affermare con assoluta certezza che tipi del genere, sono diffusi in quantità.
Una quantità preoccupante.
Ma perché utilizzare una terminologia così forte? Perché definire un musicista stronzo?
Una band si fonda su un progetto, come dicevamo, per obiettivi.
Bisogna cercarsi, trovarsi, decidere un percorso, e imboccarlo.
Possibilmente nel corso di questa vita, senza necessariamente aspettare le prossime.
Cercarsi e trovarsi, è arduo.
-Un musicista non si trova dappertutto.
-Un musicista che suona lo strumento che ti serve ancora meno.
-Un musicista che suona lo strumento che ti serve e lo sa suonare, meno che meno.
-Un musicista che suona lo strumento che ti serve, lo sa suonare, ed è disponibile, meno che meno che meno.
-Un musicista che suona lo strumento che ti serve, lo sa suonare, è disponibile, e vuole fare esattamente lo stesso genere che vuoi fare tu, è un sei al superenalotto.
Per una band di quattro persone, tolto te stesso, servono tre sei al superenalotto.
Siccome la possibilità di un sei al superenalotto è molto bassa, elevarla alla terza è davvero troppo pretenzioso. Quindi, la normalità vuole che uno si accontenta di quello che passa il convento, perché chi si accontenta gode, e ci si ferma al primo sillogismo: un musicista che suona lo strumento che ti serve può bastare, almeno per iniziare.
Una volta iniziato un percorso di gruppo, al netto della differenza di entusiasmo, che fisiologicamente non può essere mai uguale a quella dell’organizzatore e degli eventuali fedelissimi, ci si aspetta come requisiti minimi, la presenza e la volontà nell'affrontare il cammino, per essere una parte della band.
Ma gli indecisi, che già soffrono l'adattamento a uno spirito di gruppo (livella la loro personalità), in una situazione che prevede la possibilità di esibirsi, possono essere colpiti da ansia da prestazione, oppure dalle diametralmente opposte manie di protagonismo.
Entrambe, portando l'indeciso a non reputarsi all'altezza o a non reputare gli altri alla sua altezza, lo fanno volatilizzare.
L'indeciso non da spiegazioni: L'indeciso sparisce.
E se, di punto in bianco, magari dopo mesi di prove, decidi di dileguarti/cheseitroppobravo/cheseitropposcarso/chenontiva/chevorrestifarel’astronauta, e lasci la tua band orfana di un componente, costringendo i tuoi ormai ex compagni di viaggio a dover riiniziare da capo non solo la ricerca, ma a riiniziare da zero tutto quanto avevano già in cantiere, c’è solo un termine per definirti: stronzo, per l’appunto.
Non è mancanza di rispetto, non è immaturità, non è una sbandata per un altro gruppo dove la batterista è donna e bionda: sei proprio stronzo.
Per me, che avevo trovato nel fare parte di una band, una dimensione da cui niente avrebbe potuto distogliermi, era impensabile già mancare a una sola prova, figuriamoci abbandonarli.
E invece quella telefonata di Luca, che mi raccontava del rapimento alieno del bassista, con cui era impossibile mettersi in contatto, mi mise di fronte a questa nuova categoria di persone, e ne iniziai a delineare i contorni.
Il bassista, dunque, sparì. E questa fu la miccia che innescò la detonazione di tutta la band in rapida sequenza.
Il batterista, visto il comportamento del bassista, si incazzò con Luca, che voleva cercare una soluzione per riappacificare la band e salvare capra e cavoli. Ferito nell'orgoglio da un ragazzino irrispettoso che gli aveva voltato le spalle, decise che non era più nelle sue priorità fare parte di una band. Fuori due
Il secondo chitarrista, non fu interpellato, e ne approfittò per non farsi più vedere.
Il violinista, vista l'aria che tirava, e ben conscio della sua presenza superflua, tirò i remi in barca.
Il chitarrista, cercò di tenere alto l'entusiasmo, pensandoci su qualche settimana, ma desistette, e ci salutò affettuosamente.
Eravamo rimasti io e Luca. Luca e Luca.
Fortunatamente, la parte più concreta e più adulta della band.
Luca si attivò, promettendo di trovare un batterista, un chitarrista e un bassista da li a breve.
Io, alla mia rockband non avrei rinunciato per niente al mondo, e sostenni la sua volontà incoraggiandolo. Intanto ci saremmo fatti qualche serata di pianobar, un tastierista e un cantante si sarebbero venduti molto meglio di quanto avessi fatto fino a quel momento, con Fabio o con Emilio.
Sostituii gli occhiali con le lenti gialle con lo stesso modello, ma dalle lenti nere.
e mi feci allungare i capelli, aspettando fiducioso l'arrivo dei nuovi componenti che avrebbero ridato vita alla band
Grande Surya, hai descritto perfettamente la frustrazione del formare/motivare/tenere in vita una band! Credo capiti anche ai migliori se ti puo' consolare. Quando si va a provare (e si DEVE andare una volta che hai la saletta... non c'e' pezza che tenga, non c'e' hangover/cuore infranto/crisi depressiva che giustifichi il non presentarsi) c'e' sempre sempre sempre l'imprevisto (le corde della chitarra, il cavetto di nosocosa, non mi si svita il coso della batteria, non c'ho la voce ho fumato troppo et etc). E quando qualcuno sbrocca, ciaoooo. E pensa che voi siete uomini...pensa a una girls band quanti sbrocchi emotivi possa avere! Fun times :D
Tutto vero @camomilla, in un mondo ideale. Nel mondo reale, la quantità di musicisti stronzi, però è elevata. E visto che mi hanno fatto mangiare il fegato molte volte, meritavano un post. Ironico, come sempre.
Un bacio 😘
Questa parte mi è piaciuta molto. Hai fatto un bell'esempio e hai reso l'idea facendo divertire.
Bravo caro @suryavoice
speriamo che ti piacciano anche le altre parti allora ;) grazie @acquarius30
Devo recuperare! Andrò indietro a leggere e ti farò sapere!
Avendo avuto vari ex musicisti ho riso molto alla tua scaletta per trovare un musicista, ricordo drammi vissuti in secomda persona per cercare batteristi o vocalist adatti e che non rompessero i cosidetti U_U
l'ex musicista è un must-have. dovresti raccontarci però i drammi vissuti in prima persona, non quelli in seconda!
😆 divertentissimo! Alla scaletta (e non solo) ho riso come una pazza...
Ps. Aspetto gli altri libri sulla tua carriera universitaria 😄
Sono contento che ti sia piaciuto, sara 😊
I libri sulla vita universitaria, magari, li pubblicherò più avanti nel nuovo canale 😂😂
Eccomiii, in ritardo stavolta!!!
Ecco la fase metallica è arrivata al suo massimo apice!
Oddio la categoria che più mi snerva è quale degli indecisi.. miiii che fastidio e prendete una diamine di decisione, ignavi del cavolo!
Trovare persone serie che non si sentano rockstar penso sia veramente difficile.. rockstar nel senso negativo del termine!
Bisogna trovarsi e vedere le cose nello stesso modo... fiduciosa che avrete trovato persone in gamba dopo 💪
Attendo il seguito come sempre 😎
E si, FAH stavolta sei in ritardo, hai visto che guardavo l'orologio vero??
Come per qualsiasi gruppo di qualcosa, gli interessi, gli obiettivi e l'impegno da mettere in gioco sono il problema principale. Come sarà andata a finire???
Lo scopriremo solo vivendooooo
(Cantato, mi raccomando sennò non rende).
Ma soprattutto l’impegno e avere gli stessi obiettivi. Prendere qualcosa seriamente e crederci, rimanere e discutere piuttosto che mollare alla prima difficoltà.
Non è da tutti, purtroppo.
Brillante come sempre, ma ti sei dimenticato il pantone!
Scherzi a parte, hai descritto bene dinamiche che ben si adattano alla vita, in generale. Voglio spezzare una lancia a favore di indecisi e tappabuchi, però: non lo sono sempre, dipende dalle circostanze, dai! Io sono stata fedelissima, indecisa e tappabuchi, nella mia vita. Le ho provate tutte! Sì, comunque, è vero che gli indecisi un po' se la tirano...
Mantenere un gruppo coeso è difficile, soprattutto quando interessi comuni e competenze si mischiano, come in una band: non occorre solo avere passione, ma anche capacità e bravura e viceversa. Si tratta di problemi estremamente comuni. Io non ho fatto parte di una band ma di una piccola orchestra, in passato, tutti perlopiù studenti: ero una tappabuchi, me ne rendo conto; l'orchestra funziona perché ci si vede per suonare e tutti hanno competenze, ma non si innescano i meccanismi delle band (perché ci si basa sui grandi numeri, ma anche perché si percepisce come una cosa - non fraintendermi - in qualche modo più seria di suonare in una band, spesso non si fa neanche per passione ma solo per lavoro... almeno secondo me).
Ma ho amici che suonano in piccoli gruppi, alla fine si sono adattati e hanno optato per avere più assortimento, ovvero diverse band, nella speranza che almeno una funzioni xD
Ma il pantone ormai per quest'anno è andato!!
Non ho mai fatto parte di un'orchestra, ma capisco ciò che dici. Ho fatto parte di cori e anche di compagnie musical (molto amateur), la storia è simile un po' dappertutto.
Le considerazioni sui "professionisti che ci devono campare" le tengo per esporle più avanti. Perché quando la musica diventa IL lavoro, soffre delle stesse problematiche del mondo lavorativo globale, con l'aggravante che a un musicista, seppure direttore d'orchestra, gli verrà sempre detto: "trovati un lavoro vero"
Sadness.
Grazie fra, un bacio.