CDUMDS (come diventare un musicista di successo). Capitolo 5 - *De Interpretatione*

in #ita7 years ago (edited)

Le cose andarono meglio, già il giorno seguente.
Non eravamo migliorati, ma sapevamo dove avremmo potuto sbagliare, perciò eravamo almeno in grado di prevedere alcuni errori.
Le note steccate continuavano ad esserci, gli errori di partenze e finali, o di incomprensioni pure, ma avevamo capito come riderci su e non farne un dramma.

Facemmo tutta la stagione al Giardino, e ogni tanto, qualcuno scendeva anche in pista per farsi un ballo, aggiungendo timidi complimenti.

Del resto, c’erano due adolescenti a portare avanti l’animazione del posto, era doveroso apprezzare e incoraggiare, anche per finta.

Con Emilio, ci salutammo a inizio Settembre. Lui avrebbe continuato il liceo Classico e io ripreso lo Scientifico.
Il quarto superiore, preceduto da ben tre corsi di recupero, mi aspettava.
Ci ripromettemmo di farci una prova ogni tanto, l’anno seguente magari il Giardino ci avrebbe voluto di nuovo, o anche altrove chissà, perciò era bene farsi trovare pronti e cercare di migliorare il più possibile.

Nell’estate del 1997 acquistai il mio tanto sognato motorino, con i soldi guadagnati tra banda, Beniamino e il Giardino. Potevo permettermi, finalmente, almeno il “Si” e la relativa assicurazione.
E comunque a me il “Si”, piaceva.
Il giorno dopo averlo acquistato, caricai Marco tutto fiero, e lo portai a fare un giro. Percorrendo una stradina di campagna a tutta velocità, facemmo un rovinoso volo. Lui, come un grande esperto di parkour, cadde facendo delle capriole olimpiche - illeso - , mentre io mi fratturai il polso destro.
Chiaramente i miei genitori, non hanno mai saputo (fino a questo momento), che la caduta fosse avvenuta col motorino; avevo incolpato il calcetto, molto più integrato negli ideali della mia famiglia.

Ero riuscito a fare alcune gare di atletica, ma senza portare a casa alcun risultato utile. Il mio allenamento era serio ma incostante, e non potevo pretendere di più.

Freneticamente, in un lampo, arrivò il momento di tornare a scuola, rincontrare compagni, ma soprattutto professori.


La Filosofia, nel quarto liceo, inizia con autori dai pensieri inconfutabili.
Superato il gigantesco punto interrogativo lasciato nella mia vita dai Filosofi classici, e il loro permanente QUATTRO lasciato sul mio curriculum, i primi autori che ci vennero presentati erano i Filosofi rinascimentali.
E quando ad esprimere un pensiero è un signore che si chiama Keplero, oppure uno che si chiama Copernico, o ancora uno che si chiama Galileo, per poi trovarsi di fronte a uno che si chiama Leonardo da Vinci, pensi che tutto sommato il peggio è passato.

Anche perché un po’ di anni prima di Cristo, e quindi di una scusa credibile sull’origine del mondo, la gente non aveva molto le idee chiare. Riassumendo un anno scolastico, e quattro o cinquecento anni, mi immagino una rissa da bar che sembra "la scuola di atene" di Raffaello.

fresco-478105_1920.jpgla scuola di Atene di Raffaello immagine CC0 creative commons

  • Parmenide, sul suo capitello a bordo strada, urlava:
    “Orbene io ti dirò, e tu ascolta accuratamente il discorso, quali sono le vie di ricerca che sole sono da pensare: l'una che "è" e che non è possibile che non sia, e questo è il sentiero della Persuasione (infatti segue la Verità); l'altra che "non è" e che è necessario che non sia, e io ti dico che questo è un sentiero del tutto inaccessibile: infatti non potresti avere cognizione di ciò che non è (poiché non è possibile), né potresti esprimerlo.
    … Infatti lo stesso è pensare ed essere”

  • Anassimandro, del fatto che è o non è, non se ne preoccupava. E rispose a Parmenide in maniera altrettanto chiara:
    Il principio degli esseri è l'infinito (ápeiron), da dove infatti gli esseri hanno l'origine, lì hanno anche la distruzione secondo necessità, poiché essi pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo.

  • Anassimene, avendo un nome simile ad Anassimandro, si concentrò sullo stesso punto, ma si schierò a favore di un altro elemento:
    Condensata e rarefatta appare in forme differenti: quando si dilata fino ad essere molto leggera diventa fuoco, mentre poi condensandosi diviene vento: dall'aria si producono le nuvole per condensazione e se la condensazione cresce, l'acqua, se cresce ancora, la terra. E all'ultimo grado le pietre. Sicché i contrari fondamentali per la generazione sono il caldo e il freddo.

  • Socrate, altezzoso e snob, salì sul bancone, e disse:
    Ecco perché ancora oggi io vo d'intorno investigando e ricercando, se ci sia alcuno, che io possa ritenere sapiente; e poiché sembrami che non ci sia nessuno, io vengo così in aiuto al Dio dimostrando che sapiente non esiste nessuno.
    Un Marchese del Grillo (io so’ io, e voi non siete un xxx) avanti Cristo. In Grecia, a quei tempi, gli snob non erano amati, perciò lo condannarono a morte.

  • Platone, non prese bene la fine che fece Socrate, e si spaventò molto. Timidamente, espresse il suo pensiero, con moderazione, senza esporsi:
    E se sostituiamo il bello con il bene? Chi desidera il bene non lo fa per essere felice? E chi è felice non vuole restarlo per sempre?
    Vogliamoci bene, quello è l’importante.
    E per tutto il resto della sua vita, si preoccupò di come far andare avanti una città con un governo solido.
    Sono passati duemilaecinquecentoanni, ancora non si è capito.

  • Aristotele, stufo di tutte queste questioni inutili, al grido di “poche chiacchiere, più fatti”, zittì seccamente Socrate, e tutti gli altri, urlando:
    Tutti gli uomini, per natura, tendono al sapere!
    E sbaragliò tutta la concorrenza, inventando il Sillogismo.
    Poste determinate premesse, derivano necessariamente determinate conclusioni. Sulla base di sole due condizioni, messe a premessa, ne deriverà una terza, univoca se la seconda condizione è inclusa nella prima e la terza nella seconda.
    Come dire: tre indizi fanno una prova.
    E con le prove alla mano, nessuno fu più in grado di smentrilo.

Fine della Filosofia Classica.

Dopo un anno scolastico passato a cercare di interpretare i discorsi di quei signori, ti trovi finalmente di fronte Leonardo, che con chiarezza disarmante, prende Platone per un orecchio e dice:

il mondo è un grande organismo in cui le singole membra sono legate intimamente fra loro e formano una sola realtà, come le molteplici parti di un corpo umano. Pur svolgendo ciascuna un compito particolare, agiscono in funzione di tutto l’essere e concorrono unitariamente alla conservazione e sviluppo dell’individuo

Copernico, scopre che il Sole sta al centro del Sistema Solare, che il centro della Terra non è il centro dell’Universo, e gran parte delle cose che conosciamo ancora oggi.

Galileo, con il suo cannocchiale andò a cercare se quello che diceva Copernico potesse avere un senso, e non solo scoprì che aveva ragione, ma lo dimostrò. Lui non solo ipotizzava, ma per la prima volta osservava, e dimostrava. Un Aristotele con motivazioni ancora più valide, e calcoli nero su bianco.

Keplero, con gran parte del lavoro svolto dai colleghi, prese gli appunti, diede una bella occhiata e perfezionò le teorie di Galileo. “Tutto giusto, ma le orbite non sono circolari, sono ellittiche”. Giusto per chiarire.

Le teorie dei Filosofi rinascimentali, rispetto ai Filosofi classici, sono comprensibili anche da un bambino, dai.

“Meno male” pensai, “il pensiero di questi autori è comprensibile, inconfutabile. Quest’anno la Filosofia non sarà una bestia nera come l’anno scorso, non c'è possibilità di sbagliarsi”.

La storia, invece, restava un grande dubbio. Il programma del terzo superiore non era di certo ostico, eppure alla fine dell’anno mi aveva dato TRE, e io non me lo riuscivo a spiegare in nessun modo.
Che cavolo c’è di difficile nello studiare Storia? Boh.

A giugno 1998, la sentenza si abbattè sul mio capo.
QUATTRO a Storia, CINQUE a Filosofia. Almeno a Matematica riuscii a strappare un onesto SEI.
Grazie ad una media generale piuttosto alta, quelle due insufficienze non mi misero in pericolo, in ogni caso, non capivo dove avevo sbagliato.


L’estate del 1998, iniziò più o meno come le altre.
Stavo però crescendo, e “maturando” in tutto quello che facevo.
Non ero più soltanto un muletto, ma aiutavo attivamente Beniamino sul lavoro. Montavo in autonomia camere da letto, soggiorni, armadi. Sulle cucine faceva gran parte del lavoro lui, poiché oltre ai mobili, c’erano da effettuare gli allacci di acqua, gas ed elettricità, ed entrambi non volevamo che le responsabilità di un lavoro imperfetto, ricadessero su di me.

Nella banda, ero ufficialmente un primo sax, uno degli irrinunciabili. Il mio compenso, per la stagione 1998, sarebbe stato di 30.000 Lire a servizio, che non era per niente male.

Il Giardino, anche grazie al proprietario che non avrebbe avuto voglia di cercare altri, ci ingaggiò di nuovo, e stavolta decise di pagare entrambi in maniera uguale, alzando leggermente l’asticella. Ci saremmo guadagnati 25.000 Lire a testa, ogni serata.

Piccoli passi verso una vita da miliardario, penserete voi.

In realtà, facendo due conti, non guadagnavo moltissimo. Una birra, un pacchetto di sigarette, la “miscela” al motorino per spostarmi, l’assicurazione. Non stavo diventando ricco, ma riuscivo ad assaporare l’indipendenza: lavorativa, economica e sociale. In più mi tenevo impegnato, parecchio impegnato.

E in questi impegni, mio fratello entrò a gamba tesa, in un giorno qualsiasi, dal nulla.

“Domani sera vieni con me?” – mi disse.
“Dove?” – gli chiesi
“Andiamo a fare un compleanno insieme, ti va?” – mi domandò.

Il momento era arrivato.
Il piano di mio fratello, le cui trame erano state ordite quasi quattro anni prima, stava per vedere la luce.

“Ok, andiamo” – gli dissi.

Attenzione: a me non piaceva suonare il sax, e non piaceva studiarlo. Continuavo a non preferire né lo strumento né la materia. Ma devo ammettere che la situazione giocava totalmente a favore della musica, perciò la pillola da buttare giù oltre a non essere così amara, aveva anche un leggero scintillìo dorato. Bene o male, anche se per osmosi, ero ormai un musicista, ed esibirmi era pratica comune, da cui traevo anche una leggera esaltazione.

Prima di tutto, avvertii Emilio che la serata seguente non sarei potuto andare a suonare con lui. Non fu un problema, era ormai in grado di gestirsi la serata da solo.

Il giorno seguente, dunque, caricammo gli strumenti e ce ne andammo nel locale previsto. Io e mio fratello.

La prima differenza, rispetto a suonare con Emilio, stava nella strumentazione.
Casse Montarbo passive, 250watt ciascuna. Mixer Montarbo valvolare, otto canali. Pesanti, pesantissimi. Oltre a questi, fisarmonica midi, Solton ms60 (che aveva sostituito da poco la ormai datata ms5), expander Roland U110 (per avere una maggiore quantità di suoni disponibili), e decine di cavi.

La seconda differenza, rispetto a suonare con Emilio, stava nel repertorio.
Se i pezzi che avremmo fatto insieme, sarebbero stati quelli che io conoscevo, per facilitare il compito a me, quelli che avrebbe fatto da solo erano pezzi da musicista navigato. Roba articolata, difficile da suonare ma gradevole da ascoltare.

La terza differenza, rispetto a suonare con Emilio, stava nei microfoni.
E si, perché mio fratello, ogni tanto, metteva su una base e cantava.
Non solo liscio, dunque, ma anche pezzi di diversa estrazione, musica leggera. Perché da buon professionista, cercava di rivolgersi alla quasi totalità del pubblico che avrebbe potuto trovarsi di fronte.

Quella serata andò bene, lui sapeva quel che faceva, e io suonai brani che avevo eseguito già decine di volte con Emilio. Nulla andò particolarmente storto, qualche sbavatura qua e la, ma la portammo a casa, e ricevemmo molti complimenti.

Li ricevemmo perché eravamo bravi, o perché Fabio aveva affianco a se' un adolescente che suonava il sax, e risultava una scena dolce e cucciolosa?

Qualsiasi fosse stata la motivazione, avevo avuto il mio battesimo del fuoco con il “capo”, e lui aveva potuto tirare un sospiro di sollievo: non avrebbe dovuto più litigare con nessun musicista venuto da chissà dove.


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Sort:  

ahhh sapevo che le cose sabbero migliorate e me lo confermi. Ritorno a dire che la filosia era un'autentica nebulosa solo che è inspiegabile un voto così basso a storia, come poteva essere??Era una delle poche materie interessanti e comprensibili.

Praticamente d'estate ti stancavi più di quando andavi a scuola con i tuoi mille impegni e finalmente hai suonato con tuo fratello!!!! Anche perchè ti sei ritrovato a suonare il sax grazie a lui, era ora che arrivasse il momento.

Naaaa nessun adolescente è cuccioloso eravate stati bravi, sicuramente.

Un saluto :):*