"FATTI UNA COLTURA", ma io avevo capito Cultura.steemCreated with Sketch.

in #ita7 years ago (edited)


(foto da lentepubblica.it)

Me la ricordo la mia migliore amica dai 19 ai 25 anni.
ANSIA di chiamava.
Il cognome D'ESAME.
La vedevo spesso in quei tempi. Almeno una volta al mese. Di solito per tre o quattro giorni di fila.
E nonostante tutto mi stava pure profondamente sulle palle. Però eravamo inseparabili.
Fu colpa di mio padre se la conobbi.
Le cose andarono più o meno così.

FATTI UNA CULTURA FIGLIO MIO

Questa frase riecheggiava di continuo in casa mia.
"Fatti una cultura".
E io da uaione bell bell di mammà e figgui di papà ci avevo pure creduto.
"Mi segno a legge", così divento avvocato, difendo i deboli, faccio i soldi, e ho una vita da paura.
E' andata proprio così. Ma con le parole non proprio in questo ordine.
E' più un "faccio l'avvocato, divento debole, difendo i soldi e ho paura da una vita"
Ma andiamo con ordine.
Il primo giorno all'università fu fantastico. Era il mercato rionale alla "Sapienza di Roma".
Chiamare "Sapienza" questa università è come chiamare Scampia "commissariato".
Era uno schifo. Crollavano i soffitti, mi dovevo sedere per terra, e i professori erano dei bastardi di prima categoria.
Non solo spiegavano male, ma dovevi pure comprarti il loro libro altrimenti ti bocciavano appena seduto.
Poi se ti presentavi senza giacca agli esami neanche ti ascoltavano.
Ma era fantastico, perché io tutte queste cose non le sapevo, e quello che vedevo era tanta gnocca come mai ne avevo vista.
Mi innamoravo in sintesi ogni 5 minuti. Sono un romantico.

I MEJO DEI PEGGIO


(foto da geekandsundry.com)

E come chiamereste un posto dove ogni professore era una sorta di Willy Wonka travestito da fossile? Non potrò mai dimenticare il famoso POKER D'OSSA di quei tempi.

PROFESSOR CRIFO'

Professore emerito di storia del diritto romano, era solito a fine esame promuovere o bocciare a seconda della risposta alla seguente domanda:
"Questo è bianco (alzando la mano destra), questo è nero (alzando la sinistra), scelga bianco o nero?". Una volta scelto ripeteva la domanda, cambiando l'assegnazione dei colori alle mani. Se cambiavi colore, scegliendo la stessa mano della prima risposta, eri quasi bocciato. "Quasi" perché la domanda di riserva c'era, ed era la seguente:
"Come costruivano le strade i romani?"
Tale domanda era totalmente fuori da ogni contesto, essendo facoltà di legge, non di ingegneria. Fortuna voleva che erano sempre le stesse, per cui ci si salvava.

TONDO FACCI UN GOL

Il secondo mito era il professor Tondo, diritto romano. Io non ce l'avevo in realtà come professore, ma si era sparsa la voce che fosse un reduce del ventennio fascista, e che desse spettacolo.
Così andai a vedere una delle sue lezioni.
Il soggetto era veramente fuori di melone.
Se al suo ingresso non c'era un applauso di almeno 20 secondi, con fischi di incitamento e urla, tra cui "Tondo facce er gol", lui usciva di nuovo incazzato gridando "ma che accoglienza è!"
Poi finiva i discorsi con frasi ad effetto, di chiaro stampo Mussoliniano, e allo stesso modo pretendeva una esplosione di consenso, stile folla a piazza Venezia.
Ricordo che a metà anno portammo anche uno striscione con scritto "Tondo for president" ed uno con scritto "Tondo ti vogliamo sotto la curva".

GHERA DALLA TERRA DI MEZZO

Poi c'era diritto del lavoro, professor Ghera. Il divertimento era bisbigliare, in modo da fargli urlare "Ma cosa è questo Brrrrrusssssio". Aveva grandissimi problemi di udito, e anche di fonetica. Non si capiva nulla di quello che diceva, solo la parola "BRUSIO". Gliela facemmo ripetere penso un migliaio di volte.

ANGELICI

Preside di facoltà, agli arresti domiciliari, ci chiamava "feccia". Aveva avuto la possibilità di giocare nella Lazio negli anni 60, ma aveva preferito gli studi. Secondo lui dovevamo studiare almeno 12 ore al giorno per superare il suo esame.
Da rapidi calcoli che avevamo effettuato all'epoca, tolte le 7 ore di sonno, 1 per cacca e lavarsi, 6 di università, 1 per cucinare e mangiare, 1 per varie, ne rimanevano solo 8. Per cui o lui faceva dei calcoli diversi, o era un cyborg mandato dal futuro per farci morire di stitichezza e stenti.

Oggi sono tutti defunti, ma già all'epoca lo erano in larga parte.
E dire che io mi ero visto poco tempo prima l'attimo fuggente e mi aspettavo una lezione con i piedi sui banchi...

"ORA ET LABORA" e le 50 sfumature di amanuense


(foto da fidemweb.org)

Non mi diedi comunque per vinto. Nonostante le lezioni folli, i libri scritti dagli stessi folli che le tenevano, i linguaggi incomprensibili, gli altri libri comprati per capire i primi, io ero fiducioso.
"L'università è dura! Ma io più di lei".
Ma era davvero così l'università? Boh, io era diventato un amanuense ad ogni modo.
Sbobinavo le registrazioni delle lezioni, scrivevo a duecento caratteri al secondo, poi facevo appunti, schemi.
Ero diventato un benedettino, e dei migliori. La vita monastica era più mondana della mia, costretto anche i weekend in casa, salvo il sabato sera dalle 22 alle 2 di notte, unico svago concesso.
Le fidanzate varie le vedevo solo in orario di cena, e ogni altra attività era incastrata a regola d'arte per non perdere tempo.
Però una cosa non capivo: perché dover imparare tutto a memoria? Perché non spiegare le cose per capirle?

L'INCONTRO CON ANSIA


(foto da ansiatm.com)

Poi conobbi lei. Fu il giorno di un esame. Vedevo la gente essere segata dopo la prima domanda. Senza pietà.
Gli assistenti erano ancora più bastardi del professori. Non erano interessati a capire se la materia era diventata tua, se avevi capito i meccanismi. No. Loro dovevano "scremare".
Dicevo, Ansia mi fu vicina per 5 anni.
5 anni in cui venni bocciato non so quante volte. In cui dopo le prime batoste iniziai a minacciare gli assistenti di chiamare la polizia, dove feci collassare un professore sbattendogli in faccia (metaforicamente) il codice, dato che asseriva che sbagliavo un articolo, e via dicendo.
Vedevo persone essere umiliate per l'aspetto fisico, o cacciate per aver comprato una copia del libro usata.
E mi chiedevo "ma può essere questa una università?". Ed il bello è che nessuno capiva nulla di cosa studiava.
Tanto all'esame mica ti chiedevano queste cose.
Anzi spesso andavano pure fuori tema.
Ricordo che venni bocciato perché non sapevo rispondere alla domanda "lei ha visto le donnine nude ad amsterdam?".

CAMBIO


(foto da hosting.universalsite.org)

Non ce la facevo più. Ogni esame, nonostante Ansia, era sempre peggio.
Troppe le variabili da fronteggiare: preparazione, rodimenti di culo degli assistenti, del professore, libri nuovi, vecchi, vestiario giusto o meno.
I miei compagni andavano poco meglio, ma perché erano stati trasformati in zerbini, e molti di loro per lo stress avevano perso i capelli. Per me era follia pura.
Decisi così di cambiare università, ed andare a Tor Vergata. E tutto cambiò.
I professori erano gentili. All'esame se non sapevi subito una domanda cercavano di capire se la sapevi o meno.
E se c'era il nulla ne facevano un altra.
In quel periodo lavoravo anche, oltre a suonare, e nonostante ciò feci 16 esami in 4 anni. Media voto 27, mai una bocciatura e due volte i complimenti dei professori.
Ansia era sempre accanto a me, ma era sorridente, allegra.
Andare agli esami era diventato un confronto, un dialogo. I professori ti ascoltavano, non tutti, ma ad ogni modo volevano vedere se avevi capito. Non ti trattavano da pappagallo.

FINE CORSA


(foto da università.it)

Nel 2011 mi laureai. Ma la corsa non era finita.
C'erano due anni di praticantato. E poi l'esame di avvocato.
Ero un dottore in legge, ma ancora sbarbatello. Così fiducioso lavoravo la mattina da una parte, e il pomeriggio da un altra.
Vi dirò, sarebbe anche un bel lavoro se non fosse che dura 12 ore al giorno, le stesse che quel pazzo del professor Angelici pretendeva.
Ma non mollai.
Dopo due anni di schiavismo, udienze, mercati rionali (i tribunali), presi la compiuta pratica e mi iscrissi all'esame di avvocato.
Quella foto che vedete sopra è quello che mi aspettava.
Neanche in 1984 di George Orwell si assisteva ad una scena simile.
8000 persone.
Chiuse in due hangar.
Sia chiara una cosa: l'esame di avvocato è una cazzata. Una persona dotata di cervello lo fa in 3 o 4 ore. Peccato che all'università il cervello te lo tostavano, e te lo facevano poi dimenticare da una parte. Eri un pappagallo d'altronde, o poco più.
Così mentre io all'esame dopo 3 ore me ne andavo, i poveretti rimanevano dentro a mangiarsi le unghie, strapparsi ciocche di capelli e via dicendo. Incontrai lì molti amici di università, la prima intendo, totalmente irriconoscibili. Da persone brillanti che erano, ora erano un cumulo di paure e terrore.
Ad ogni modo sapevo che nonostante i compiti fossero perfetti, io sarei stato bocciato.
Si perché in Italia gli esami sono raramente meritocratici.
Così conscio di questo, mi portai via le brutte. Le feci vedere a più amici che me ne confermarono la bontà, e poi le tenni da parte.
Dopo un anno il verdetto: respinto.
Alchè feci accesso agli atti e scoprii quello che sapevo: i compiti non erano corretti.
Inutile dire che fare ricorso era impensabile: chi fa ricorso viene bocciato all'orale sistematicamente. A meno di raccomandazioni.
Ma io non sono tipo da scavalcare il sistema entrandoci.
Presi una via alternativa.

AVVOCATO SURFISTA

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Il piano B era diventare avvocato in Spagna dove non c'era esame.
Per via dell'unità europea e la libera circolazione di beni e servizi potevo farmi riconoscere la laurea, superare gli esami richiesti dalle università spagnole, e poi iscrivermi.
E così feci. Tempo un anno era avvocato, non esercente, ma avvocato. Alle Canarie.
Feci tutto questo percorso perché ero tentato di scappare via. Avevo un amico a Fuerteventura, e mi sembrava fantastica come meta. Così decisi di di fare questo percorso, anche perché in Italia non avrei potuto comunque esercitare, visto che lavorando in una pubblica amministrazione sarei incompatibile. Altra follia tutta nostrana.

MEGLIO CONTADINO


(foto da media.thetab.com)

Oggi come sapete lavoro più con la musica. Questo percorso è stato parallelo alle mie passioni, un piano C diciamo.
Ma con questo post non volevo raccontare di me, ma del nostro paese.
Ritengo follia questo tipo di sistema.
Studiare come uno scemo, trattato da cretino. Poi finire gli studi e lavorare gratis o quasi.
Poi fare un concorso truccato. Ho amici che lo hanno fatto anche 7-8 volte.
Poi pagare 5-6000 euro l'anno di previdenza forense.
Il tutto perché? Per favorire i figli di avvocati e creare una casta.

Io l'università me la immaginavo come quella della foto sopra. Un posto dove acculturarsi, dove dialogare.
Dove crescere come persona. La culla della civiltà e della sapienza.
Invece La Sapienza è una università, come molte Italiane, in cui conta bocciare. In cui lo studente è un numero.
Per me è follia.
Follia sedersi in una di quelle scrivanie in cui rimani incastrato con 10 codici per terra. Manco le bestie.
Farsi giudicare da avvocati che non sanno manco mettere in croce 5 parole, perché se conoscete gli avvocati sono così. Non tutti per fortuna.

Io sapete che vi dico? Che mi metto a fare il pesto alla genovese da vendere agli amici, le casette per gatti, qualche concerto.
Per poi con i soldini con cui ho arrotondato preferisco prendere un volo e andarmene alle canarie a godermi un pò di onde.
Pensando a quanti amici stanno ancora ragionando se cambiare o meno strada.
Ma d'altronde in un gregge di pecore, di nere se ne trovano sempre un paio. Non di più.

ps: questo post è un invito a farvi una cultura nel modo giusto. Utilizzando il cervello, aprendovi al mondo. Esplorando e visitando. Quello che vi insegnano all'università è un sunto di quello che c'è fuori.
E premesso che non tutte le università sono così, se la vostra lo è CAMBIATELA. E cambierete anche voi.

pps: dimenticavo, Ansia sta bene.

Sort:  

Dovrebbero prenderti come testimonial pubblicitario della Sapienza...eheheh
Che tristezza... Italia...che paese assurdo... personalmente mai finito neanche le superiori, sono arrivato all'ultimo anno e ho mollato..alla fine avrei fatto comunque lavori in cui non mi sarebbe servito il diploma..quindi non ho rimpianti...
Divertente il tuo post...peccato per i tuoi professori folli..ahahahah
In bocca al lupo per il resto allora! ;)

E hai fatto bene ti dico. La cultura non la trovi all università....

Verissimo! ;)

ahhahha è divertente questo post e al contempo stimola la riflessione. Leggendo la tua epopea si evince che ne hai avuto del filo da torcere e pure di quello spesso.
ma la perla assoluta è "Chiamare "Sapienza" questa università è come chiamare Scampia "commissariato"." HAHAHAHAHAHAHAHAHAH

Ahahahahahhah mi è venuta spontanea!

Con delle registrazioni si fanno danni. Mi sorprende che ancora non hanno fatto saltar fuori il sistema.

non ho capito gabriele, puoi spiegare meglio??

Hai presente il recente (circa un mese) scandalo uscito a causa delle registrazioni di un ricercatore?

oddio in realtà no! Racconta!

Post divertente e brillante. Cazzo se fa riflettere! Io voglio intraprendere un percorso diverso da quello che hai tentato tu: medicina. Altro ambiente pericolosamente schifoso in Italia, per chi non è figlio di medici, naturalmente. Hanno messo sto test per far credere che fanno una selezione qualitativa e meritocratica, quando in realtà è tutt'altro. Vedi anche ciò che stanno costruendo a Tirana... Il brutto è che si perdono tante persone meritevoli e appassionate... chissà se un giorno cambieranno le cose per i poveri studenti 'figli di nessuno' in Italia!! Fatto sta che mi fa piacere che Tor Vergata sia un'università tranquilla, io sto per cominciare lì 😄 grazie per il post bellissimo

Ciao! Tor Vergata è professionale, anche medicina dove ho amici. Il consiglio è sempre SCAPPA se puoi! Se non vuoi armati di enorme pazienza. E ascolta sempre il tuo cuore, mai i consigli degli altri.

Il mio cuoremi dice 'laureati in Italia e poi fuggi lontano da lei'. Lo ascolterò sicuramente

brava... Anche se è presto. Fai l'erasmus mi raccomando. Drogarsi e bere è educativo haahahahahah

Soprattutto drogarsi ❤

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