Tre per zero è uguale a tre - Libro I - Cap. XII: Senza Passato

in #ita7 years ago

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Dopo il gelato Garrincha tornò a casa.
Il gusto di dolce misto a quello dei baci di Bianca era per lui il massimo che si potesse desiderare. E come contraddirlo!
Ripresosi dallo sballo ormonale, cerco nella rubrica il numero della zia, per farsi spiegare la questione supplenti e sostituzioni a scuola.

«Vediamo un pò che dice zia» disse tra se e se mentre componeva il numero sul cordless. Qualche istante di attesa e una voce rispose dall’altro capo del telefono.

«Pronto?»

«Pronto zia sei tu?»

«Nipote caro si, che gioia sentirti! A che devo l’onore della tua chiamata?» fece ironica lei.

«Ciao zia, niente di particolare, ti volevo chiedere una cosa, posso?»

«Certo, dimmi pure»

«Mi spieghi come funziona in caso di assenza di un professore a scuola? Cioè il supplente come viene scelto?»

«Ci sono delle graduatorie che vengono trasmesse alla scuola, ma che provengono di solito dal ministero dell’istruzione».

«E io posso vederle?»

«Certo sono pubbliche, una dovrebbe averla la scuola e una la trovi al ministero. Forse però posso anche controllare io, dovrebbero essere sul sito, se aspetti qualche minuto posso entrare su internet e verificare»

«Certo zia, aspetto grazie!»

Passarono circa quindici minuti, non tanto perché la zia era lenta, quanto perché internet era una vera schifezza in fatto di velocità a quei tempi. Furono minuti in cui il ragazzo era sempre più in fermento, sperando di poter avere qualche dettaglio in più. Poi la zia rispose.

«Ma il nome è corretto?»

«Certo perché?

»Perchè qui non risulta nulla. Non esiste. La lista è presente, la tua scuola anche, ma questo professore no.»

Garrincha rimase in silenzio.

«Zia non è presente nessun Doille?»

«No caro… Mi dispiace.»

«Ok zia, per ora ti ringrazio»

I due si congedarono poco dopo. Il ragazzo era a terra. Tutti quegli sforzi e poi di nuovo lo stesso risultato: il professor Arturo Doille non esiste, almeno formalmente, essendo vivo e vegeto .

«Ma cazzo, se nel ministero non risulta, come possono averlo preso alla scuola? Così senza nulla?»

Il giovane ci pensò su per qualche ora. E alla fine si decise: il preside era l’unica possibilità. Poteva andare male, malissimo, ma era l’unico che poteva spiegargli qualcosa. Ma come chiederlo? Non doveva destare sospetti.
Progettò quindi un piano: il giorno dopo dopo le lezioni sarebbe andato dal preside e con una scusa avrebbe chiesto le informazioni necessarie.

Il ragazzo passò la notte piuttosto nervosamente. Al mattino era talmente rincoglionito da fare fatica pure a indossare i pantaloni. Si trascinò fino alla scuola alla meno peggio, e passò le cinque ore di lezione dormendo sul banco di scuola. La sua fortuna fu che erano quasi tutte lezioni con interrogazioni programmate, per cui nessuno faceva caso a lui.
Ripresosi discretamente da quella situazione, era deciso ad affrontare il preside.
A fine lezioni prese lo zaino e si diresse dritto in presidenza. Il preside, che era un prete sulla settantina, severo, ma dai modi garbati, era lì seduto dietro la scrivania a leggere il giornale.

«Padre buongiorno, posso?» fece Garrincha con modi educati.

«Certo, prego, come posso esserti di aiuto?»

Il ragazzo ci pensò su qualche secondo, poi disse.
«Padre l’altro giorno parlavamo con i compagni dei supplenti, e ci chiedevamo come vengono scelti, perché i nostri sono davvero bravi!» disse con nonchalance, sperando di ammorbidirlo.

«Caro ragazzo purtroppo il merito non è nostro, c’è una graduatoria che dobbiamo rispettare e che ci viene inviata dal ministero. Noi ci limitiamo a chiamare chi è in lista.»

«Ah, io pensavo li sceglievate voi, non posso crederci che è solo fortuna!» continuò il ragazzo sperando di ottenere maggiori informazioni con quella leccata di culo.

«Assolutamente, è tutto un protocollo a cui noi ci atteniamo, tutto qui».

«Padre io non riesco a crederci, anche perché non ho mai sentito parlare di questo foglio, e non credo i miei compagni lo possano credere.»

Il preside sorrise, ma non era tipo da voler perdere tempo, così rispose « Devi crederci figliolo perché è così, è tutto scritto nero su bianco».

Garrincha era ad un bivio: doveva vedere quel foglio, ma come? Era il momento di rischiare il tutto per tutto.

«Allora padre io questo nero su bianco lo voglio vedere!» disse deciso, ma con il sorriso, «perchè altrimenti continuerò a credere che il mio preside ha scelto i migliori supplenti sulla piazza». Altra leccata di culo, stavolta enorme. Il preside se ne era accorto, ma era tipo ragionevole. Sapeva che il giovanotto non se ne sarebbe andato senza aver visto quel foglio, e voleva tornare a leggere il giornale.

«Lei è testardo, ed io non ho tempo da perdere» fece il preside, «ma è un suo diritto chiedere queste informazioni, per cui aspetti un attimo e le faccio vedere, ma poi stop con le domande».

Garrincha ce l’aveva fatta. Era riuscito a toccare i tasti giusti. E fremeva dal vedere che su quel foglio non ci sarebbe stato il nome del professore.

«Da oggi la chiamerò Tommaso, in onore del santo che volle vedere le stigmate del Signore, ecco a lei» fece il preside scherzando mentre mostrava il foglio.

Il ragazzo prese il foglio e iniziò a cercare il nome nella convinzione che non lo avrebbe trovato.

«Arturo Doille non ci sarà mai» pensò mentre leggeva la lista in ordine alfabetico. «Ambrosio, Andretti, Banti, Bruni, Cardi, Caruso, Daini, Detti… Non è possibile. DOILLE.»

Il cognome era lì. La lista del ministero non aveva nessun Doille, ma quella di scuola si. Una delle due era sbagliata.

«Ragazzo ha finito di contemplare questo foglio?» disse il preside con un fare ironico, ma anche in parte sospettoso per l’estremo interesse del giovane.

«Si padre, mi scusi, leggevo i nomi perché non sapevo che il nostro professore si chiamasse Arturo, è un nome curioso…» rispose lui, restituendo il foglio.

«Si effettivamente non è tra i più comuni».

«Già. Ora mi scusi padre, ma devo proprio tornare a casa, altrimenti mia madre si preoccupa. Grazie mille»

«Figurati figliolo, a presto».

Garrincha si congedò velocemente, e si incamminò per la strada con la testa piena di pensieri. Era al punto d’inizio, che tenerezza che faceva a vederlo così. Ma in fondo ero anche divertito da questa visione, in fondo non ne ero la vittima.

«Come cazzo è possibile. Due fogli. Due cose diverse. Merda sono punto a capo!» si ripeteva mentre si avviava alla fermata del bus.
«Ma è chiaro che uno dei due è sbagliato, ma quale?» continuava.

«Capellone è il caso che alzi lo sguardo se non vuoi venirmi addosso».

«No. Non lui.»

E invece si. Era di nuovo il professore, posizionato ad un angolo della strada non si sa bene per quale motivo.

«Lei è molto pensieroso. In classe non sembra seguire i miei discorsi e le mie lezioni, forse è già d’accordo con i miei insegnamenti?»

«Certo, lei ha ragione, mi sbagliavo su molte cose» rispose Garrincha per potersene liberare rapidamente.

«Sa giovinotto, spero che lei sia sincero, non amo lo sproloquio. L’arte della sintesi mi è più congeniale»

«Professore le assicuro che è così. Ora mi scusi devo andare, non è stata una grande giornata»

«Chi si lamenta della vita è soltanto chi della vita non vuole prendersi gioco, non se lo dimentichi giovinotto» sentenziò il professore.

«Non mi sto lamentando professore, e si fidi di me quando le dico che ho iniziato a giocare» rispose crudamente il ragazzo mentre era già sui suoi passi.

Il professore rimase lì imbambolato, a chiedersi cosa intendesse il ragazzo. La sua capacità di preveggenza era limitata al passato, e non al presente. Le posizioni in cui tutti noi ci trovavamo all’epoca erano diverse tra loro, ma sicuramente non erano come quella in cui oggi mi trovo io, per cui il gioco era diventato ad armi pari.
Ad ogni modo Garrincha aveva preso a camminare, e sempre con il solito interrogativo.

«Ma ‘sto professore da dove cazzo è sbucato?»

La domanda era sempre più incalzante. La sua testa annebbiata dal pensiero era sempre più inconcludente nel giungere a soluzione. Finché l’idea: chiedere a Bianca. Il ragazzo decise così di spendere il secondo sms del giorno per chiedere una opinione alla ragazza.

«Amore, 1 dmd: lista scuola prof c’è. Cm possble? Ke pensi te?»

Pochi secondi ed il telefono squillò.

«Pronto?»

«Amore mio sono Bianca, ti sto chiamando da casa, sono appena tornata.»

«Piccola ciao! Che bello sentirti! Hai letto il messaggio?» fece il ragazzo con gli occhi a forma di cuore mentre levitava di qualche centimetro da terra lobotomizzato come pochi.

«Si, per questo ho chiamato. Io lo sapevo che ci sarebbe stato. Ho una mia idea molto chiara…»

«E cioè?»

«Ha falsificato la lettera.»

«Cosa?»

«Hai capito bene. Pensaci un attimo. E’ un tipo losco alla fine. Non si sa nulla di lui, non esiste in nessuna lista, appare da un giorno ad un altro e sparisce quando vuole. Non è normale, anche a scuola mia, ha fatto un solo giorno, quello in cui sei venuto te, e poi puff, sparito.»

«Mmmmm»

«Sembra come se fossi lì per te. Anche perché in realtà durante quella giornata non ha neanche proseguito il programma, ma parlato di responsabilità delle nostre azioni, pensa te!»

«Cazzo, ma è in fissa con questo argomento!»

«In che senso?»

Garrincha a quel punto si fece più serio.
«Nel senso che ogni giorno in classe cerca sempre di ricadere sul fatto che dobbiamo pensare mille volte prima di fare una cosa, pensare alle conseguenze, bla bla bla… E poi sempre a me guarda quando dice questo. Come a voler sottolineare qualcosa»

«O come a dire che sei tu il destinatario dei consigli?» disse Bianca interrompendo il ragazzo.

«Si esatto, come se io fossi quello che farà disastri»

Bianca si prese un attimo per pensare. Poi rispose.

«Io credo che lui sia lì per te. Ci sono troppe coincidenze strane. Da quel che racconti la lezione è quasi un pretesto per insegnare qualcosa solo a te, o sbaglio?»

«Si esatto! I miei amici dicono sono paranoico, ma è questa la sensazione che ho.»

«Non so che dirti. Sono onesta. Non so come possiamo scoprire chi sia realmente.»

La chiamata si concluse qualche minuto dopo, giusto il tempo di qualche smanceria e qualche frase a doppio senso, che indicava il livello di infogliamento che i due ormai superavano di giorno in giorno. Ma per fortuna di Garrincha ormai una valvola di sfogo per i suoi ormoni l’aveva trovata, ed era in grado di lenire la rabbia che provava nell’impossibilità di scoprire chi fosse il professore. O almeno così sembrava.

Sort:  

il mistero si infittisce...
ma cos'è l'infogliamento??? :D

Un mix tra arrapamento e innamoramento 🤣

Geniale!!! :D