[ITA\ENG] PAROLE COME BUSSOLE - WORDS AS COMPASSES #1: IL VOLO INCOSCIENTE - THE UNAWARE FLIGHT
[ITA] - IL VOLO INCOSCIENTE
Ciao a tutti!
Con questo post inauguro la rubrica “Parole come Bussole”, dove ho intenzione di condividere con voi alcuni passi di letture che mi hanno segnato o che sono riuscite a trasmettermi qualcosa.
Iniziamo da un libro di Douglas Adams intitolato La Vita, l’Universo e Tutto Quanto, facente parte della serie che comprende e ha inizio da Guida Galattica per gli Autostoppisti.
Questo autore mi ha colpito per la sua capacità di scrivere in maniera leggera, riuscendo però nel frattempo a entrare nel profondo di alcune tematiche che di leggero hanno ben poco.
Nel passo che illustrerò a breve Zaphod, uno dei protagonisti, si trova in uno stato di forte depressione e Trillian, sua amica e collaboratrice, avendo proposto ogni sorta di idea che le fosse balenata in mente per tirarlo su di morale, si rivolge alla Guida in cerca di soluzioni:
[...] IMPOSSIBILITÀ SPORTIVE era stata la voce che, a un certo punto, aveva attratto la sua attenzione. In particolare le impossibilità che riguardavano lo sport del volo.
La Guida Galattica è abbastanza esauriente, per quanto riguarda questo sport.
Afferma per esempio che alla base dell’arte del volo esiste un trucco. Tale trucco consiste nel buttarsi giù dall’alto ed evitare di colpire il terreno.
Così suggerisce la Guida:
Scegliete una bella giornata, e provate a esercitarvi.
La prima parte è facile. Basta gettarsi giù dall’alto a corpo morto senza pensare che ci si farà male.
Cioè, ci si fa male naturalmente solo se non si riesce a evitare di colpire il terreno. La maggior parte della gente non riesce a evitare di colpire il terreno, e poiché di solito chi tenta ce la mette tutta, l’impatto, quando l’esperimento fallisce, è abbastanza scioccante.
È chiaro che le maggiori difficoltà si hanno nella seconda parte dell’impresa.
Quella appunto in cui si deve cercare di non colpire il terreno.
Il guaio è che il suolo va evitato accidentalmente, non premeditatamente. Se si parte con l’intenzione di mancarlo, non lo si manca mai. Bisogna che quando si è a metà del volo la propria attenzione venga distratta da qualcosa; in questo modo non si pensa più né al fatto che si sta cadendo, né al rischio dell’impatto e alle conseguenze che questo potrebbe produrre. Tutti sanno che è assai difficile stornare la propria attenzione da queste tre cose nella frazione di secondo che si ha a disposizione. È per questo che la maggior parte della gente fallisce e alla fine rimane delusa da questo sport particolarmente divertente e anche spettacolare.
Se però si ha abbastanza fortuna da venire momentaneamente distratti nell’attimo cruciale da, mettiamo, un favoloso paio di gambe (tentacoli, pseudopodi ecc., secondo il Phylum e/o le inclinazioni personali), o una bomba che esplode nelle vicinanze, o la scoperta di un coleottero rarissimo che cammina su un ramo, si avrà la piacevole sorpresa di non colpire il suolo e di rimanere sospesi in modo apparentemente un po’ stupido a pochi centimetri da esso.
È un momento, questo, in cui occorre concentrarsi con intensità e intelligenza.
Si fluttua e si volteggia. Si volteggia e si fluttua.
Cercate di non pensare al fatto che avete un peso. Pensate solo a salire più in alto.
E ascoltate quello che dicono i presenti, perché è quasi scontato che dicano cose tutt’altro che utili.
È molto probabile per esempio che esclamino: “Dio buono, non è possibile che stia veramente volando!”.
È importantissimo non prestare ascolto a frasi del genere, perché all’improvviso potrebbe succedervi di crederci.
Continuate dunque a salire, a salire più in alto.
Provate a planare un pochino, con grazia, poi sorvolate le cime degli alberi respirando regolarmente.
NON SALUTATE NESSUNO CON LA MANO!
Dopo che avrete compiuto alcune volte tutte queste operazioni, scoprirete di potere raggiungere sempre più facilmente un alto livello di distrazione.
Saprete allora controllare il vostro volo, la vostra velocità, le vostre manovre. Il trucco consiste di solito nel non pensare troppo intensamente a quello che si vuole fare, ma nel lasciare che succeda come se fosse un fenomeno naturale. Imparerete anche ad atterrare bene, il che la prima volta non vi sarà certo facile, anzi.
Esistono club privati di volo a cui ci si può iscrivere e che vi possono aiutare a raggiungere lo stato di distrazione mentale indispensabile alla buona riuscita della vostra impresa sportiva. Questi club assumono persone fornite di corpi o di opinioni sorprendenti, le collocano dietro qualche cespuglio e al momento cruciale le invitano a uscire allo scoperto per mostrarsi e/o per spiegare le loro idee. Sono pochissimi gli autostoppisti autentici che si possono permettere il lusso di iscriversi a questi club, ma è facile che più di un autostoppista riesca a trovare presso di essi un impiego temporaneo. […]
Ma a cosa si riferisce veramente Adams nel descrivere questo strano sport? Impossibile dirlo con certezza ma penso, e mi piace pensare, che si riferisca a una delle attività più difficili che esistano: essere felici.
Tutti vogliamo essere felici, ma come si fa?
Ultimamente me lo sono chiesto abbastanza spesso e ho trovato una buona risposta in questo brano che ho riportato e da cui ho tratto le seguenti conclusioni:
SI DEVE PROVARE A ESSERE FELICI. Non ci si alza una mattina con la gioia nel cuore, o almeno non io. Risulta quindi inutile aspettarsi che la felicità arrivi dall’alto, come un regalo il giorno del compleanno. No. Per me la felicità assomiglia più a uno stipendio, o forse sarebbe ancora meglio dire a una ricompensa.
E quale sarebbe questa attività per la quale dovremmo essere ricompensati? Io penso che potrebbe essere il “credere di poter essere felici”. Sembra banale ma quando si è in uno stato di profonda tristezza o depressione anche solo pensare di poter essere felice risulta duro, figurarsi esserlo davvero! Eppure è fondamentale per riuscirci, come fondamentale è per l’atleta che si cimenta nell’impossibile sport del volo pensare di riuscire a volare veramente, senza pensare agli sfortunati prima di lui che non ce l’hanno fatta. Questo “credere di poter essere felici” è però una lama a doppio taglio: se non ci si riesce, il senso di delusione a cui può portare è grande e si rischia di cancellare tutti i buoni propositi. Sta di fatto che è un pericolo che bisogna accettare di correre. Alta la posta, alto il rischio.
Si passa così alla seconda fase di questo difficilissimo sport.
ESSERE FELICI SENZA CERCARE DI ESSERLO. Sembra un controsenso, ma è con questo concetto che il brano tratto dal libro di Adams mi ha colpito dritto in fronte! Cito direttamente lui:
Il guaio è che il suolo va evitato accidentalmente, non premeditatamente. Se si parte con l’intenzione di mancarlo, non lo si manca mai. Bisogna che quando si è a metà del volo la propria attenzione venga distratta da qualcosa; […] Tutti sanno che è difficile stornare la propria attenzione da queste tre cose nella frazione di secondo che si ha a disposizione. È per questo che la maggior parte della gente fallisce e alla fine rimane delusa da questo sport particolarmente divertente e anche spettacolare
Per quanto riguarda la mia personale esperienza, mi è accaduto proprio questo. Venendo da un periodo alquanto buio, iniziato con la fine di una relazione profondissima e continuato con quelle crisi esistenziali che auguro a ognuno di voi di provare almeno ogni tre o quattro anni, ho passato i primi mesi cercando di superare la cosa: uscendo con gli amici, conoscendo gente e facendo le solite cose che chiunque direbbe di fare a chiunque si fosse trovato nella mia posizione. Risultato? Nessuno. Stavo provando a volare cercando di evitare il terreno!
Fin quando non ho più avuto il tempo di pensare a queste cose perché gli impegni della vita mi hanno costretto a concentrarmi sull’università e sul mio futuro. “Studia, trova un laboratorio e cerca di arrivare dove pensi di poter arrivare” è diventato il mio obiettivo, non più essere felice. E così mi sono messo a studiare, a trovare un laboratorio e a cercare di arrivare dove penso di poter arrivare, senza pensare più a come uscire dal periodo buio.
Fino a quando un giorno, forse troppo distratto per preoccuparmene, o forse troppo concentrato per distrarmi, ho guardato in basso e ho avuto la piacevole sorpresa di non colpire il suolo e di rimanere sospeso in modo apparentemente un po’ stupido a pochi centimetri da esso.
So volare? No, ma sto fluttuando. Allora è possibile!
Fonti:
[ENG] - THE UNAWARE FLIGHT
Hello everybody!
With this post I open the column “Words as Compasses”, in which I want to share parts of some readings that marked me or get to transmit something to me.
Let’s start from a book of Douglas Adams entitled Life, the Universe and Everything, that is part of the series that comprehends and starts from The Hitchhiker's Guide to the Galaxy.
This author has struke me for his ability in writing in a very light way, while getting enter deeply in some topics that are not so light yet.
Unfortunately, I have only the Italian version of the book, but from a rapid search on Google I think that the passage that I am referring to is on chapter 10 of the book, from line 29 of page 56 to line 5 of page 58.
In this part of the story Zaphod, one of the characters, is in a state of strong depression and Trillian, his collaborator and friend, having proposed every sort of idea that had flashed in mind to cheer him up, asks to The Guide searching solutions.
But what is Adams referring to? Impossible to affirm it for sure but I think, and I like do it, that he is referring to one of the most difficult activities that exists: being happy.
We all want to be happy, but how can we do it?
In this last period I asked this to me quite often and I have found an answer in this passage I reported drawing the following conclusions:
ONE MUST TRY TO BE HAPPY. You do not get up one morning with joy in your heart, or at least not me. Therefore it results useless waiting that happiness will come from above, like a gift on your birthday. No. In my opinion happiness resemble to a salary, or it could be better to call it a reward. And what is this activity for which we should be rewarded? I think that it could be “believe that you can be happy”. It seems trivial but when someone is in a state of deep sadness or depression, just thinking about he can be happy is hard, let alone do it! But I think it is crucial to get it, like crucial is for the athlete that engages in the impossible sport of flight to think to really get to fly, without thinking about the unlucky ones that failed before him.
But this “believe that you can be happy” is double-edged blade: if you don’t get it, the sense of delusion you might feel is big and it risks to cancel every good intentions. But is a fact that is a risk that we must accept to take. High stakes, high risks.
So we move on the second phase of this very hard sport.
BEING HAPPY WITHOUT TRYING TO BE HAPPY. It seems a nonsense, but it was with this concept that the passage extracted from Adams’s book has hit me in the forehead! I directly cite him:
One problem is that you have to miss the ground accidentally. It’s no good deliberately intending to miss the ground because you won’t. You have to have your attention suddenly distracted by something else when you’re halfway there, so that you are no longer thinking about falling, or about the ground, or about how much it’s going to hurt if you fail to miss it. It is notoriously difficult to prise your attention away from these three things during the split second you have at your disposal. Hence most people’s failure, and their eventual disillusionment with this exhilarating and spectacular sport.
Regarding my personal experience, exactly this is happened to me. Coming from a dark period that started with the end of a very deep relation and continued with those existential crisis that I wish you to have every three of four years, I have spent the first months trying to overcome the thing: going out with friends, meeting new people and doing the usual things that everybody would had say to do to whoever would be in my situation. Results? Nothing. I was trying to fly avoiding the ground!
Until I had no more time to think to all these things because commitments of life imposed me to focus on University and my future. “Study, find a laboratory and try to reach the point you think you can reach” became my goal, no longer being happy. And so I started studying, finding a laboratory and trying to reach the point I think I can reach, without thinking any more to escape from the dark period.
One day, maybe I was too distracted too worry about it, or too focused to distract myself, I looked at my feet and I have had the pleasurable feeling that in my astonishment I was missing the ground completely and remain bobbing just a few inches above it in what might seem to be a slightly foolish manner.
Am I able to fly? No, but I am floating. Then it is possible!
Sources:
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