Quando il lavoro moderno fa schifo: storie di sfruttamento e dignità perduta - When Modern Work Sucks: Tales of Exploitation and Lost Dignity

in Italy2 months ago (edited)

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Immagine creata con Leonardo.ai


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L’Autogrill è visto per lo più come una pausa rilassante tra un viaggio e l’altro, ma esiste chi, invece, lo vive ogni giorno come un specie di campo di battaglia. Una trasmissione televisiva ha mostrato un mondo di sfruttamento, paura e condizioni psicologiche estreme. Ma dietro quelle immagini si nasconde una domanda molto più ampia: il sistema del lavoro ha smarrito il senso dell’umanità?

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Sta facendo discutere un servizio effettuato nella prima puntata delle nuova stagione di Far West, trasmissione in onda sui Raitre il sabato sera e condotta da Salvo Sottile. Al centro della critica è finita Autogrill, la catena di ristoranti presente sulle autostrade italiane e in numerosi Paesi del mondo.

A trovare spazio sono soprattutto le condizioni dei dipendenti, costretti a lavorare il più delle volte in uno scenario davvero complicato. Nel video alcuni di essi descrivevano, opportunamente camuffati per paura di ritorsioni, la propria quotidianità lavorativa, tutt'altro che confortevole.

Spesso il punto vendita è affidato ad un singolo dipendente, che deve allo stesso tempo occuparsi della caffetteria, della ristorazione, della pulizia generale e dei tavoli, nonché della cassa. Negli orari di punta la situazione diventa praticamente ingestibile, con file che si allungano e persone maleducate che, non comprendendo il momento, si lamentano, sbuffano e talvolta scadono nella maleducazione vera e propria.

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GT1976, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Come se non bastasse, quando sono presenti, i direttori dei punti vendita tengono spesso costantemente il fiato sul collo dei lavoratori. Sono vietate le pause, anche per andare al bagno, così come ogni minima distrazione. Per chi non si uniforma o commette degli errori sono pronte vessazioni psicologiche, sotto forma di offese e richiami pubblici.

Di notte la situazione diventa, come è facile immaginare, addirittura peggiore. Non di rado i singoli dipendenti si trovano a dover fronteggiare persone male intenzionate o decisamente su di giri, che entrano unicamente con l'intento di rubare o solo per creare scompiglio.

L'apparecchio lasciato in dotazione al personale per chiedere soccorso spesso non funziona e quando lo fa, manda una chiamata ad un servizio di pronto intervento che in realtà è ubicato a decine di chilometri di distanza. Qualcuno ha provato a richiedere l'aiuto di un servizio di vigilanza, almeno di notte, ma la risposta è sempre la stessa: costa troppo.

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Asher Heimermann, CC BY 3.0, da Wikimedia Commons

Possibile che il principale operatore mondiale per i servizi ai viaggiatori non possa permettersi di pagare per la propria sicurezza? In realtà, dietro questa vicenda si cela l'obiettivo di chi gestisce i vari punti vendita Autogrill, ovvero fatturare il più possibile, costi quel che costi, per puntare ai premi di produttività.

In questo processo non è coinvolto solo il benessere e la sicurezza dei dipendenti, ma anche la qualità della ristorazione. Secondo quanto raccontato nel servizio, i banconisti sono costretti a rimettere in commercio panini invenduti e farciti con alimenti non più commestibili, spesso per di più esposti in frigoriferi sporchi e mal funzionanti.

Nelle cucine sono state trovate muffe ed insetti e tutta la pulizia generale degli ambienti lascia piuttosto a desiderare sempre per il medesimo motivo: l'unico lavoratore presente, che deve occuparsi anche della pulizia dei locali, non riesce nel suo turno a svolgere adeguatamente tutti i compiti.

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Diffusione di Autogrill, Brejnev, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

E così, sempre più spesso, i dipendenti dell'Autogrill lamentano patologie psicologiche legate al malsano ambiente di lavoro, quali disturbo del sonno, ansia, attacchi di panico e addirittura depressione, dovendo ricorrere nei casi più seri all'aiuto di psicofarmaci.

Si potrebbe pensare di trovarsi di fronte ad un caso isolato, particolarmente negativo, di un'azienda che non rispetta le regole, ma basta fare un giro sui social network nei quali l'argomento è trattato per raccogliere le testimonianze sul mondo del lavoro di centinaia di utenti, la stragrande maggioranza delle quali tutt'altro che positive.

Purtroppo anche nel mio vissuto personale di lavoro da dipendente mi sono dovuto rendere conto della mentalità dominante di chi tira le fila delle varie aziende, che fosse il direttore di punto vendita, il responsabile di un ufficio, il titolare di uno studio tecnico o un semplice amministratore di una cooperativa: il benessere e il rispetto dei diritti dei lavoratori vengono sempre all'ultimo posto.

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Marcello Casal Jr./ABr, CC BY 3.0 BR, da Wikimedia Commons

L’unico dio pagano che orienta ogni scelta e ispira ogni decisione sembra essere il denaro. E anche nelle situazioni in cui le attività si ritrovano fortemente in attivo, cosa che potrebbe far muovere l'ago della bilancia verso l'accoglimento delle richieste dei dipendenti, di solito le cose non cambiano.

Insomma, se sei al servizio di aziende in "rosso", devi lavorare a testa bassa e senza fiatare per farle tornare in attivo, se si ritrovano in attivo devi lavorare a testa bassa e senza fiatare per mantenere questa situazione di "privilegio", e alle dipendenze di chi sguazza nell'oro devi lavorare a testa bassa e senza fiatare per aggiungere ancora più oro alla piscina padronale.

Di certo non tutte le realtà si comportano alla stessa maniera e, fortunatamente, esistono ancora aziende che comprendono quanto sia importante il benessere dei dipendenti all'interno del sistema produttivo, ma questa situazione di sfruttamento (non mi vengono in mente altre parole) generalizzato sta allontanando sempre più giovani dal mondo del lavoro.

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CIPHR Connect, CC BY 2.0, da Wikimedia Commons

I salari sono spesso troppo bassi, i turni di lavoro massacranti e le condizioni difficili. La disoccupazione giovanile è oggi ufficialmente intorno al 20%, ma se si calcola che vengono considerati "occupati" anche quei ragazzi che hanno svolto pochi giorni di lavoro in un anno, probabilmente i dati devono essere letti in maniera molto più critica.

Questa situazione potrebbe apparire nel quadro generale come negativa, ma in realtà sta spingendo sempre più persone ad una specie di ritorno alle origini. Il lavoro dipendente, così come lo conosciamo oggi, è nato con la Rivoluzione Industriale del XVIII secolo. Per millenni, invece, gli uomini si sono guadagnati da vivere mettendo a frutto le proprie competenze per sé stessi, o scambiandole con beni, servizi o denaro.

Un pensiero piuttosto comune è che non esista un modo di guadagnarsi da vivere al di fuori del lavoro al servizio di qualcuno, ma forse la prima domanda da farsi per uscire da questa sorta di Matrix dovrebbe essere questa: "Che cosa so fare particolarmente bene e che potrebbe essere richiesta dagli altri"?

E soprattutto: non sarà che, in cambio di poche briciole, stiamo lavorando solo per arricchire qualcun altro?

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Mi spiace non poter votare per essermi sfuggito il post in tempo reale. Posso soltanto reestemare (le rogne della vita reale pesano e infatti, come puoi vedere, ultimamente mi sta riuscendo a malapena di commentare).
Però è chiaro e lampante (quantomeno per una malpensante😂) che paiono manovre studiate a tavolino per alimentare la mandria in cima alla piramide Ponzi in stile fattoria degli animali di George Orwell. Nei paesi delle banane e dei fichi secchi non si può tornare agli albori mettendosi in proprio perchè il sistema iniquo di tassazione ti farà fallire l'attività a botta di inventarsi balzelli e grovigli burocratici di ogni genere (in stile il patentino per coltivare la propria terra che tanto fece discutere nel 2015) pilotati ovviamente dalle multinazionali che manovrano i politici per distruggere ogni minima concorrenza. Consiglierei caldamente le valige, di preferenza per un paese anglosassone o nordico, dove aprire p. IVA è solitamente sinonimo di sistemazione. Dovrebbero essere posti dove quel che sai fare particolarmente bene, se di nicchia, è solitamente richiesto e la popolazione è disposta a pagarti per il servizio, quando in Italia rischieresti pure di lavorare gratis (hai presente chi si dispone a spendere le decine di migliaia per una BMW e poi si solletica neanche avesse la rogna, perchè non vuole scucire gli 8 euro per il servizio di riparazione dell sarta?😂).

Cara Pou innanzitutto è un piacere rivederti, poi posso dirti che, per questo e per altri motivi legati soprattutto alla sicurezza, sono piuttosto d'accordo sul consiglio di fare le valigie... Io punterei ad Est, lascerei perdere il nord Europa e tutta l'area Schengen, più o meno messa tutta nella stessa maniera

Il nord Europa ridotto a mal partito? Non me lo sarei aspettato dai paesi più fair del mondo. Ero rimasta che perfino la Francia (a dispetto di paese del sud) paga molto meglio che in Italia per i corrispondenti impieghi e le professioni che in Italia sono tacciate di sfigate come l'insegnante, giusto in Francia godono del massimo rispetto, ma tant'è allora...