Essere sordi. Essere ciechi - Una Storia Zen - ITA
Era una strana primavera quell'anno e pioveva spesso.
Anche se sia il Maestro Obiwan che il discepolo Sasume non ci curavano spesso della pioggia, il tempo in quella giornata di Maggio, era insostenibile per una passeggiata nella campagna vicino al monastero.
Quindi sia il Maestro che lo studente se ne restavano controvoglia seduti nella panca all'ingresso a guardare le grosse gocce infrangersi nel terreno formando dei veri e propri torrenti nella discesa verso la valle.
Il Maestro con l'avanzare dell'età spesso raccontava di piccoli fattarelli accaduti quando era più giovane. E cosi fece anche quel pomeriggio.
"Sai Sasume un giorno mi capitò di vedere una strana scena. Era una giornata simile a questa e non so perché ma mi è venuta alla mente. Quel pomeriggio stavo passeggiando con il mio Maestro Toshiro quando ci imbattemmo in una gran discussione tra un cieco e un sordo. Il sordo stava trasportando delle pergamene contabili e il cieco per ripararsi dalla pioggia fece una breve corsa in cerca di riparo. Evidentemente era sicuro che non ci fosse nessuno ma correndo aveva sbattuto contro il sordo. Nell'urto alcune pergamene caddero in una pozzanghera rovinandosi tutte. Da qui nacque una discussione tra i due piuttosto singolare.
Il sordo disse al cieco che essendo cieco doveva fare attenzione a non correre per strada e il cieco si difendeva dicendo che non stava correndo ma camminando veloce ma soprattutto mentre avanzava, avvertiva parlando a voce alta, l'eventuale persona che poteva incrociare.
Di certo non era colpa sua se il sordo non stava attento dove andava! Poteva guardare meglio e scansarlo. Lui che poteva vedere. Il sordo invece diceva lui ci vedeva benissimo. Ma era stato sorpreso dalla corsa forsennata del cieco. Se l'altro era cieco di certo non doveva correre come un pazzo!
La discussione divenne cosi feroce che il cieco cercò di strappare dal sordo ancora più pergamene per gettarle a terra e rovinarle e il sordo ruppe il bastone del cieco.
In quei giorni il carattere di Obi-wan era più impetuoso e divise i due contendenti e il maestro Toshiro scrisse su di una pergamena queste parole:
"Come l'aquila non si preoccupa di non sapere correre e il serpente di non volare ognuno dovrebbe accettare il proprio fato e le proprie colpe senza riversare sugli altri le proprie paure e la rabbia degli errori commessi."
Il maestro Obiwan continuò il racconto spiegando "La comprensione del Tutto passa non nello sforzo di immaginarsi aquila se si è serpenti o serpenti se si è aquila, l'illuminazione non giunge cercando di comprendere gli altri. La comprensione del Tutto avviene solo quando comprendiamo completamente noi stessi. L'aquila è l'aquila indipendentemente da quello che è il serpente. E per quanto desideri avere delle belle scaglie e attendere la preda invece di cacciare faticosamente non potrà mai avere questo. E il serpente anche se vorrebbe librarsi nell'aria non potrà mai farlo. "
Quando Obiwan lesse la frase del Maestro Toshiro. Il cieco e il sordo si calmarono e si scusarono uno con l'altro.
Quel pomeriggio il giovane Obiwan lo passò ad aiutare il cieco e il sordo a riscrivere le pergamene e ad aggiustare il bastone.
A Sasume sembrò di vedere un velo di tristezza nel viso rugoso del Maestro Obiwan mentre raccontava questo aneddoto e cerco di trattenere una domanda.
Ma, come sempre, non ci riuscì e chiese "Ma Maestro ObiWan non ho capito bene. Come mai i due si calmarono? La frase del Maestro Toshiro è molto profonda ma abbastanza per calmare gli animi facinorosi di quei due?"
Sospirando e sorridendo il Maestro Obiwan disse "Per forza caro Sasume. Non puoi capire. Sei forse cieco o sordo? Loro invece capirono subito. Il Maestro Toshiro aveva colto nel segno per entrambi. La rabbia che provavano loro stessi verso il mondo per la loro condizione li aveva portati a quella discussione cosi feroce. Il Maestro avendo accettato la sua condizione umana aveva compreso il Tutto ed era in pace con se stesso e con gli altri."
"Ho capito Maestro" disse Sasume "ma come mai quelle parole furono cosi ben capite dai due subito?"
Il maestro si volto e sospirò "Perché sono state scritte dal Maestro Toshiro. E lui era sia sordo che cieco."
A queste parole Sasume fu illuminato.
Difficile commentare...però ci tengo a dirti che mi è piaciuto molto.
Molto bello, stavolta per fortuna il Maestro si comporta davvero da saggio e non da stronzo!
Sarà l'età :-)
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