La guerra dei Ducati. 16: Il lupo e l'agnello.
Prologo
Ormai la macchina bellica di Reynwald è in moto. La caduta di Salor fa scaturire un'alleanza fra Delmdel e Ramarok e quest'ultimo si sta mobilitando verso Gortash per supportare la città contro l'invasione di Reynwald. Ma il Demone Guerriero ha intenzione di stroncare l'alleanza sul nascere. Cosa succede quando il lupo incontra l'agnello che passeggia in un bosco?
Quando arrivarono alla Grande Radura, il sole stava calando.
La pioggia caduta durante tutta la marcia era scemata ed ora una leggera nebbia avvolgeva la radura e il bosco circostante. Reynwald decise di non montare il campo: troppe energie sprecate! Ordinò agli uomini di disporre i propri giacigli a terra e di accendere dei fuochi sia per cucinare la cena sia per scaldarsi.
Nonostante la fatica, le poche ore di riposo ed uno scontro imminente, il morale delle truppe era piuttosto alto. Di tanto in tanto udiva qualche risata intorno ai fuochi ed il profumo di arrosto cucinato dai cuochi si mescolava con quello del caffè macinato e del tabacco alla vaniglia fumato da alcuni uomini in grossi fornelli di pipe in legno.
La notte fu molto fredda e il Duca stentò ad addormentarsi. Poco prima che iniziasse a far chiaro, Reynwald andò a chiamare personalmente Croll. Una volta individuato il suo compagno d'arme lo svegliò in silenzio e gli sussurrò poche parole vicino all'orecchio.
Croll scattò in piedi. Come tutti gli altri era rimasto vestito da battaglia e solo la spada giaceva al suo fianco. La raccolse, si avvicinò al proprio cavallo e uscì dal campo tenendo la bestia per le briglie. Una volta fuori montò in groppa all'animale e si allontanò verso est con un leggero trotto. Nel frattempo Reynwald fece un giro di perlustrazione per controllare le sentinelle: se c'era una cosa che odiava era una sentinella sorpresa a dormire durante il suo turno ma i suoi soldati erano troppo esperti per cadere in tali tentazioni.
Quando il sole fece capolino all'orizzonte, una spessa nebbia avvolgeva tutto il campo.
"Grandioso. Il Dio della Guerra è con noi!"
Reynwald era molto contento di questa insperata sorpresa. Dopo qualche minuto sentii un certo fermento provenire dalla sua destra e si diresse in tale direzione. Un soldato aveva preso le briglie di uno stallone marrone scuro dalla cui groppa si fiondò a terra Croll.
"Signore, ho terminato la mia ricognizione così in fretta perché le truppe di Ramarok sono a due ore di cavallo da qui. Stanno terminando di smontare il campo e ci metteranno circa tre ore prima di arrivare con la fanteria."
Reynwald soppesò la notizia. Ringraziò il maniscalco e diede ordine ai soldati di prepararsi.
Il campo entrò in fermento.
I guerrieri, guidati dai luogotenenti coprirono i fuochi, i cavalieri sellarono i destrieri, gli arcieri e i balestrieri testarono le proprie armi. In meno di mezz'ora le truppe erano pronte e Reynwald riunì nuovamente il Consiglio di Guerra per spiegare la strategia:
"Signori, questa nebbia è nostra alleata. Non affronteremo i nostri avversari in campo aperto per limitare le perdite. Ci nasconderemo in mezzo agli alberi intorno la radura. Gli arcieri staranno dietro gli alberi a nord e a sud mentre i balestrieri si posizioneranno ad ovest. La fanteria rimarrà sdraiata nel sottobosco mentre la cavalleria rimarrà più a distanza e sottovento: voglio evitare che qualche stallone tradisca la nostra presenza con un nitrito. Le truppe di Ramarok giungeranno dal lato est. Quando il grosso delle sue truppe sarà all'interno della Grande Radura inizieremo a bersagliarli dai tre lati con frecce e dardi per decimarli. Dopo due raffiche in rapida successione saranno nel panico e non capiranno cosa stia succedendo. A quel punto ci lanceremo nel corpo a corpo: coperti dalla nebbia sfrutteremo l'effetto sorpresa ed affronteremo il resto delle loro armate con le lame delle nostre asce e spade."
I consiglieri misero in atto le parole del loro comandante e posizionarono le truppe come ordinato per poi attendere in completo silenzio. Dopo poco più di un'ora sentirono alcuni rumori di rami spezzati e foglie calpestate provenienti con cadenza regolare da est.
Il Duca di Reynwald attese più di un minuto.
Non vedeva nulla attraverso la nebbia ma percepiva i cuori dei propri uomini battere all'unisono, l'adrenalina scorrere nelle proprie vene ed i passi dei nemici sempre più vicini.
Nel momento in cui intravide, di fronte a lui, la prima sagoma ad una distanza indefinita di circa 12 passi, fece tre volte il verso della civetta.
Dai tre lati della Grande Radura si sentirono centinaia di terrificanti sibili e subito dopo le urla di dolore, sorpresa e terrore riempirono la pianura.
Alcuni cavalli impazziti per il repentino cambio di stato disarcionarono i propri cavalieri fuggendo nel bosco e furono schivati dai guerrieri di Reynwald.
Gli arcieri e i balestrieri ricaricarono le proprie armi incuranti delle urla degli avversari e scoccarono una seconda batteria di frecce e dardi.
Nella radura fu il panico.
Alcuni soldati di Ramarok si lanciarono scompostamente verso gli alberi, taluni per sfuggire all'ignoto, altri per trovare un nemico da combattere ma appena arrivavano a tiro di spada o ascia venivano atterrati con brutale ferocia dalla fanteria di Reynwald.
Il panico ed il terrore dei soldati nemici salirono fino al parossismo.
Reynwald non perse tempo e sfruttò l'effetto sorpresa. Suonò il corno e si precipitò, seguito dai suoi uomini, verso il centro della radura.
Croll, Snim e Dris erano vicino a lui coprendogli i fianchi. La disorganizzazione dell'esercito di Ramarok indotta dalla sorpresa si tradusse in follia pura. Gli avversari combattevano alla cieca e quando videro i soldati di Reynwald sbucare dalla nebbia non riuscirono a comprendere se si trattasse di uomini o demoni assetati di sangue.
Nel mezzo della battaglia un altro corno echeggiò da est. Reynwald lo riconobbe. Era Nysr che annunciava il suo arrivo insieme ad Atn ed i suoi barbari. I rinforzi si unirono prontamente alla battaglia e nonostante le milizie di Ramarok fossero numericamente ragguardevoli subirono una sconfitta ignobile.
Lo scontro durò meno di cinque ore. L'arrivo di Atn da est chiuse in una morsa le truppe del pusillanime Duca. La radura era cosparsa di corpi esanimi ed un rosso porpora dipingeva il terreno come se quella fosse la colorazione naturale dell'erba.
Reynwald, come ogni volta dopo una battaglia, camminava tra i cadaveri per dare la grazia ai feriti: aveva rispetto per i propri nemici ed una morte rapida, per un guerriero, era meglio di una lunga agonia.
Atn si materializzò al suo fianco e si scambiarono una stretta con il braccio destro in segno di saluto:
"Sono contento che tu ci abbia raggiunto in tempo amico mio"
Il barbaro guardava il Duca con rispetto e rispose di rimando:
"Devi dire grazie al tuo messaggero Nysr, che ha condotto le trattative con il mio Popolo e ci ha raggiunto in tempo per avvertirci dello scontro imminente"
Come se fosse stato appena evocato, Nysr si aggiunse al piccolo gruppo e Reynwald lo ringraziò per i suoi servigi. Il messaggero si inchinò rispettosamente e chiese se c'era altro che poteva fare ma Reynwald notò una profonda ferita sul fianco del suo compagno d'armi e cercando di nascondere un accenno di preoccupazione gli disse:
"Vai a riposare. Domani si parte per Gortash. Ci attendono due giorni di cammino."
Non fece in tempo a terminare la frase che un fante arrivò trafelato:
"Signore, Duca di Reynwald, abbiamo trovato il Duca di Ramarok!"
A quelle parole Reynwald seguì l'uomo che, per avanzare speditamente, caracollava tra un cadavere e l'altro.
Quando arrivarono a destinazione, il Duca scoppiò in una fragorosa risata che accentuò la cicatrice sul suo volto.
Davanti a lui Ramarok giaceva sotto il proprio cavallo che era stato trafitto da una spada all'inizio del conflitto. Quando la bestia crollò, Ramarok rimase incastrato a terra ed il suo flaccido fisico non gli permise di liberarsi dalla carcassa che lo sovrastava. Alla vista di Reynwald iniziò ad inveire:
"Bastardo! Figlio di una cagna! Non ti bastava attaccare i miei villaggi, non ti bastava far cadere Salor! Figlio di una cagna, dovevi anche umiliarmi! Arriverà il giorno in cui vedrò la tua testa rotolare davanti a me e ci sputerò sopra!"
Reynwald si avvicino all'uomo che giaceva in quella posizione ridicola. Quando gli fu sopra le parole si smorzarono nella gola di Ramarok che inghiottì rumorosamente un grumo di saliva.
Reynwald era ricoperto di sangue. La sua armatura e la sua ascia grondavano gocce color porpora e la cicatrice sulla sua guancia sinistra aveva assunto il colore della carne viva.
"Dovevi rimanere a Zhoss. Avresti vissuto qualche anno in più. Invece di allearti con Delmdel avresti dovuto restare in disparte: è l'unica cosa che sai fare bene."
Ramarok avrebbe voluto alzarsi. Cercò di divincolarsi dal corpo del cavallo che lo costringeva a terra ma non ci riuscì e vi rinunciò irrimediabilmente:
"Come potevo rimanere fermo. Quando hai conquistato Salor mi hai umiliato così come stai facendo in questo momento lasciandomi qui a terra. Fammi alzare bastardo! Fammi alzare o giuro che..."
Ramarok non riuscì a terminare la frase. Il Duca di Reynwald alzò l'ascia e con tono pacato ringhiò:
"Ora comprenderai cosa succede quando un lupo incontra l'agnello in mezzo al bosco!"
La lama si abbatté sul viso dello sventurato con la potenza di un albero secolare al quale viene segato il tronco alla base.
L'ascia colpì di piatto la testa ed il viso di Ramarok. Pezzi di cervella schizzarono in più direzioni e la sua fisionomia perse tridimensionalità appiattendosi sul terreno fangoso. Il corpo flaccido ebbe qualche sussulto post mortem per poi acquietarsi per sempre.
Reynwald ed Atn si guardarono con aria complice. Sapevano di aver eliminato un avversario dal loro cammino che, sebbene non fosse valoroso, poteva contare su un numeroso esercito e per questo comunque temibile.
Il Duca si girò. Croll era li, come sempre al suo fianco:
"Fai curare i feriti. Brucia i cadaveri, uccidi i nemici superstiti ed ordina di far montare il campo. I soldati meritano riposo. Domani partiremo quando il sole sarà alto. Voglio che gli uomini siano riposati e sazi."
Quando Croll si girò per eseguire gli ordini, Reynwald si rivolse ad Atn:
"Questa sera, amico mio sarai mio ospite. Puoi dire ai tuoi uomini che possono dormire sotto le nostre tende se lo desiderano. Per te ci sarà carne di vitello e patate. Abbiamo molto di cui parlare."
Atn annuì con la testa e rispose:
"Vado a dare disposizioni ai miei uomini. Al calar della sera sarò da te"
Atn si allontanò e Reynwald rimase immobile per qualche minuto. Poi abbandonò il campo di battaglia verso il bosco e vi si inoltrò all'interno. Il contatto con la natura, gli giovava.
Il suo sogno stava per realizzarsi ma adesso avrebbe dovuto essere più scaltro che mai. Gortash, la città eterna, attendeva immobile il suo arrivo e lui era intenzionato a non farla aspettare troppo.
Epilogo
Ci dirigiamo a grandi passi verso la fine! Nel prossimo capitolo vedremo lo sgomento di Delmdel nell'apprendere la ignobile sconfitta del neo alleato...
NB: la copertina ed eventuali altre immagini presenti nel presente post o in quelli della medesima saga sono state realizzate con il Servizio Canva avvalendosi delle immagini gratuite in esso disponibili ad uso gratuito.
Indice
Se ti fossi perso uno dei precedenti capitoli:
- La Guerra dei Ducati. 01: una bussola per il lettore.
- La guerra dei Ducati. 02: Boku di Salor.
- La guerra dei Ducati. 03: Schoer capitano di Gortash.
- La guerra dei Ducati. 04: Croll, maniscalco della Città Oscura.
- La guerra dei Ducati. 05: Atn, capo del popolo dei Therdentin.
- La guerra dei Ducati. 06: Omyh, governatore dei Rusdan a La Terza.
- La guerra dei Ducati. 07: Il Duca di Delmdel.
- La guerra dei Ducati. 08: Il Duca di Ramarok.
- La guerra dei Ducati. 09: Il Duca di Reynwald.
- La guerra dei Ducati. 10: La religione nel Regno.
- La guerra dei Ducati. 11: La preparazione di Reynwald.
- La guerra dei Ducati. 12: Salor.
- La guerra dei Ducati. 13: Le reazioni di Ramarok e Delmdel.
- La guerra dei Ducati. 14: Fobdra della Città Oscura a Gortash.
- La guerra dei Ducati. 15: In una radura tra Gortash e Zhoss.
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Finalmente riprendo la lettura del tuo grande racconto, caro Vittorio...